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sabato 29 maggio 2021

I DISPERSI DELLA DIDATTICA A DISTANZA ...


... GUARDANO AL PIANO ESTATE

 PRIMI BILANCI DI FINE ANNO SCOLASTICO


Si avvicina la chiusura di quest’anno scolastico caratterizzato dalla pandemia. «In questi mesi – ha dichiarato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – abbiamo utilizzato la Dad non in alternativa alla presenza ma in alternativa alla totale assenza, perché molti ragazzi non avrebbero avuto nessun collegamento con la scuola. Questo strumento è cambiato, si è evoluto. Abbiamo imparato a usare gli strumenti, tutti noi». Ma davvero è così? Premesso che per gli adolescenti mantenere i contatti interpersonali attraverso il web è molto più naturale che per gli adulti, la Dad interpone un filtro tra sé e l’altro, fino a crearsi un’identità fasulla e a favorire il proprio ritiro sociale. «In un anno migliaia di bambini e adolescenti sono rimasti fuori dalla scuola. È la più grande emergenza educativa della storia che ha ampliato il divario tra le famiglie più ricche e quelle più povere, tra i bambini che abitano nelle aree urbane e quelle rurali, tra i minori con disabilità e quelli senza. Infatti la Dad racconta storie di dispersione scolastica che arrivano da tutto il Paese, da Nord a Sud e che ha cambiato faccia alla scuola. Il dato Ipsos è di 34mila ragazzi dispersi. Sono dati spaventosi sottolinea l’Agesc ma i numeri racchiudono tante storie. Da chi si è smarrito nella solitudine a chi ha avuto problemi di connessione, da chi ha pagato la lontananza dalla scuola e dai compagni fino a chi è stato “giustificato” dalla promozione certa. Un tasso di dispersione che è raddoppiato rispetto al 2019 (27 % contro 13%).

Secondo i dirigenti scolastici i ragazzi hanno perso motivazioni, sono caduti nell’ansia e nella depressione e non ci sono colpe specifiche. Storie di professori che hanno inseguito con ogni mezzo i loro alunni (chat, social) e altri che si sono dovuti rassegnare per colpa dei genitori che non mandavano i figli per paura del virus.

Ma il grosso problema riguarda i ragazzi con disabilità perché i livelli di partecipazione sono diminuiti sensibilmente, oltre il 23% (circa 70mila) non ha preso parte alle lezioni.

Tale quota cresce nelle regioni del Sud dove si attesta al 29%. Gli altri studenti che non partecipano costituiscono invece 1’8% degli iscritti. Anche in questo caso si riscontrano ampie differenze territoriali: le regioni del Centro si distinguono per la più bassa percentuale di studenti esclusi (5%) mentre nel Sud del Paese la quota risulta quasi raddoppiata (9%). Quali i motivi: la gravità della patologia (27%), la mancanza di collaborazione dei familiari (20%) e il disagio socio- economico (17%). Ma perché la Dad contribuisce all’isolamento? Perché lo spazio virtuale differisce dallo spazio fisico, perché non vengono attivati i neuroni cerebrali, chiamati Gps, che contribuiscono alla nostra memoria autobiografica e al nostro senso di identità.

Ma c’è un altro aspetto della comunicazione interpersonale, forse più sottile ed intimo, riguardante la percezione visiva della mimica facciale e gestuale e la percezione acustica della voce dell’altro. Attraverso la connessione digitale esiste sempre un ritardo, per quanto minimo, tra la trasmissione e la ricezione del segnale, quindi tra le espressioni mimiche, i gesti e l’emissione della voce di chi parla e la relativa percezione da parte dell’interlocutore. L’Agesc chiede di agire in fretta, con soluzioni strutturali e globali non fantasiose (vedi i banchi a rotelle) ma in modo strutturato e globale, per garantire che non siano i più piccoli a pagare il prezzo di questa pandemia. Occorre un grande lavoro di recupero nei prossimi anni e i testi del ministero parlano di un lavoro da fare per cinque anni di fila. Ma sono gli stessi studenti a sentirsi impreparati oltre che stanchi, incerti, preoccupati e ansiosi. C’è chi spera nel Recovery Fund per la lotta alla dispersione, speriamo che il Piano Estate abbia effetti efficaci, positivi e benefici.

 AGeSC

www.avvenire.it

 

 

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