venerdì 11 dicembre 2015

don Giulio: LETTERA A PAPA FRANCESCO


Carissimo Padre Francesco,


ho pensato di scriverle perché ho  domande  da sottoporre alla sua attenzione.  Domande semplici, forse infantili, ma non prive di una qualche utilità. Immagino facilmente quanto numerosi e grandi sono i problemi che ogni giorno deve affrontare. Per questo  devo chiarire  le ragioni del mio ingenuo coraggio.
               Da quando lei è comparso alla guida della Chiesa un nuovo entusiasmo ha preso possesso del mio essere prete. Non sono più giovane e conservo nel cuore, con forte e motivata gratitudine, il ricordo del Concilio.
Ho atteso, poi, per diversi anni che  spuntasse l’alba. Gli oltre quaranta anni vissuti  a Roma in veste di Assistente Nazionale di una importante associazione cattolica non mi hanno fatto mancare motivi di gioia ecclesiale. Tante preziose iniziative sono state attuate. Ma c’era qualcosa che non girava per il verso giusto.  II gran parlare che si faceva del Concilio mi pareva non si traducesse in convinta accoglienza delle sue importanti consegne. Ho avuto la sensazione che, soprattutto nella Chiesa Italiana, molti dei percorsi che nel Concilio avevano avuto inizio non riuscissero a trovare adeguata continuazione E’ opportuno spiegarsi.
Penso, in primo luogo, a quella specie di  magnifica autostrada per giungere sicuri al cuore della esperienza cristiana  che aveva trovato espressione nella “Dei Verbum”. Venivamo da un lungo digiuno a motivo delle polemiche con la Riforma. Il Concilio aveva rimesso al centro della liturgia, della  teologia e della vita la Parola di Dio. Fu l’evento più entusiasmante. Dobbiamo riconoscere che qualche frammento di salutare cammino, in proposito, è stato prodotto, ma  troppo poco. Ancora, per gran parte del popolo di Dio lo sguardo alla Bibbia è segnato da pesanti connotazioni di fondamentalismo. Alto è il tasso di estraneità alla Parola di Dio.
Penso, poi, alla configurazione interna della comunità cristiana quale popolo di Dio.... 


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