lunedì 3 marzo 2025

CORPO E ANIMA


"Corpo, gioia e libertà"


di Ritanna Armeni

Quando uscì nel 2020, il libro di Teresa ForcadesIl corpo gioia di Dio (Gabrielli editori) già il titolo annunciava una posizione controcorrente, un approfondimento senza censure su un tema scomodo: il corpo.

La lettura confermò la suggestione del titolo scelto dalla monaca di clausura benedettina, teologa, medico, femminista, che l’anno dopo pubblicava Forte come la morte è questo amore. Otto lezioni sul Cantico dei cantici (Castelvecchi), in cui, con il rigore e la passione che la contraddistinguono, Forcades da una lettura audace del celebre testo presente nella Bibbia ebraica e cristiana che parla esclusivamente di amore. 

Dal monastero di Montserrat, sulle montagne della Catalogna (Spagna), Teresa Forcades, 59 anni, ha risposto alle domande di Donne Chiesa Mondo

Per molto tempo nella cultura cristiana il corpo è stato contrapposto all’anima. Due entità estranee l’una all’altra e in contrapposizione È ancora oggi così oppure qualcosa è cambiato? 

L’incarnazione, l’Eucaristia (mangiare il Corpo di Cristo!), la risurrezione della carne. Il corpo ha un ruolo centrale sorprendente nel cristianesimo. Questa centralità non giunge da Platone né dagli altri filosofi dell’antica Grecia e, che io sappia, non si trova in nessun’ altra tradizione religiosa. 

Il Verbo si fece carne (Giovanni 1, 14). Davvero sorprendente. La pienezza di Dio “infilata”, per così dire, “dentro” un corpo umano. Talmente sorprendente che noi cristiani abbiamo avuto e tuttora abbiamo difficoltà a vivere in coerenza con la soppressione della dicotomia tra corpo e anima che l’Incarnazione di Gesù rappresenta. Abbiamo platonizzato il cristianesimo e quindi diffidato del corpo e dei suoi piaceri. Abbiamo sostenuto il valore più alto del corpo nella teoria teologica e, al tempo stesso, lo abbiamo svilito nella pratica morale. Grazie a Dio, questo comincia a cambiare. Vedere il nostro corpo come luogo gioioso d’incontro tra il divino e l'umano per molti potrebbe essere una novità gradita e potenzialmente capace di cambiare la vita. 

Nella Chiesa il corpo delle donne è stato visto spesso come veicolo della concupiscenza e del peccato. E, quindi, origine del disordine del mondo. Ancora oggi è così? O qualcosa comincia a cambiare anche su questa questione? 

Dentro e fuori la Chiesa il corpo femminile è stato sia riverito, sia disprezzato. È l’ineludibile e irrisolvibile contraddizione del patriarcato: le donne sono viste come oggetto di desiderio (sono pure, ispirano, curano, guariscono) e al tempo stesso come inferiori (son malvage, bisognose di guida e di controllo, inaffidabili). È impossibile essere entrambe le cose. Il corpo delle donne deve essere “perfetto” secondo standard di bellezza sempre più irrealistici e deve essere controllato attraverso la violenza psicologica e fisica. 

La religione, in generale, e il cattolicesimo in particolare sono stati spesso parte di questa violenza. E sappiamo che la violenza perpetrata “nel nome di Dio” è quella più profonda e dannosa. La soluzione? Che le donne parlino per loro stesse. Più parliamo per noi stesse, più errori faremo, proprio come gli uomini quando parlano per loro. Che sia così. Il problema non è fare errori. Il problema è essere sostituita nel tuo agire da un rappresentante religioso o laico. 

Quanto ha pesato l’ idea negativa del corpo delle donne – luogo di concupiscenza e di peccato – già detto nella domanda precedente nella definizione del loro ruolo nella Chiesa? Quanto ha contribuito ad una posizione sottoposta e marginale? 

Il problema non è l’“idea negativa”, bensì la combinazione impossibile di “idealizzazione e denigrazione”. Se il corpo delle donne fosse “solo negativo”, sarebbe molto più tollerabile. Così, invece, il messaggio è altamente tossico, indigeribile. 

Da Paolo VI a Giovanni Paolo II a Papa Francesco, tutti hanno elogiato la donna come avente in qualche modo un ruolo superiore nella Chiesa, il ruolo della maternità, che tutte le donne dovrebbero condividere con Maria. Il seno e il grembo/la vagina vengono elogiati e riveriti come simboli di maternità e di potere femminile, mentre vengono temuti e aborriti nella loro fisicità concreta da alcuni uomini celibi che da adulti non hanno mai avuto contatti con loro. 

L’amore fra gli esseri umani può esistere senza il corpo? Oppure questo è secondario rispetto all’attrazione dello spirito come, del resto, molti hanno sostenuto e sostengono? 

Tommaso d’Aquino ha affermato che non possiamo essere “persone” senza il corpo. La sola anima non costituisce una persona. L’amore tra esseri umani non può esistere senza il corpo, perché l’essere umano non può esistere senza di esso. C’è un corpo terreno e un corpo celeste, un corpo fisico e un corpo spirituale. Ma rimane sempre il bisogno di avere un corpo come principio che personalizza la nostra identità. Il corpo è ciò che mi rende diversa da te: nel tempo e nello spazio, il corpo deve essere fisico; al di là del tempo e dello spazio, sarà spirituale, ma potrà trasmettere e comunicare la mia identità individuale a coloro che mi amano e permetterà loro di trasmettermi il loro amore. Il contatto fisico senza legame spirituale è nella migliore delle ipotesi noioso e per niente interessante, nella peggiore, invece, violento. Un legame spirituale senza sesso ovviamente è possibile e piacevole, ma non è come “esistere senza un corpo”. 

Il corpo, come ha chiaramente affermato Teresa d’Avila, è parte di ogni nostra relazione, perfino della nostra relazione con Dio. Il corpo è felice di sperimentare l’amore e può essere toccato fino nel profondo da uno sguardo amorevole, da una presenza amorevole o da una parola amorevole. Non serve il contatto fisico perché il corpo sia parte dell’esperienza. Siamo esseri incarnati sempre, e tutto ciò che sperimentiamo, senza eccezione alcuna, lo sperimentiamo con il corpo. 

Al corpo luogo negativo e del peccato la società moderna contrappone il corpo libero, che cerca il piacere senza limiti. Ma è vera libertà quella che la cultura dominante propone o una nuova e inedita idea di sfruttamento e di subalternità?

Nella nostra cultura tardo capitalistica esiste lo sfruttamento e la mercificazione del corpo. Ragazze sempre più giovani (e anche ragazzi) vengono sessualizzati e sottoposti a standard di bellezza irrealistici e in costante mutamento. 

L’età di chi si ammala di anoressia si è abbassata e la percentuale dei casi è aumentata. La chirurgia estetica è diventata comune e viene applicata alle parti più intime del corpo. C’è tanto da criticare nella nostra cultura per quanto riguarda il modo in cui tratta il corpo. Ma è anche vero che molte donne stanno trovando la libertà di vestirsi come vogliono, dopo che per molti secoli (da sempre) sono state costrette a conformarsi a un rigoroso codice di abbigliamento, e che molte donne (e uomini) stanno osando esprimere, esplorare e godere della propria identità senza doversi conformare a rigidi ruoli di genere. 

Secondo me, l’importante non è chiarire se il nostro momento storico è più o meno libero rispetto a quelli precedenti, bensì avere la lucidità di identificarne i pericoli più pressanti e il coraggio di affrontarli, insieme. 

 L'Osservatore Romano inserto Donne Chiesa Mondo marzo 2025


 

 

Nessun commento:

Posta un commento