per generazioni»
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«I bambini sono invisibili – lancia l’allarme il procuratore
Cascone – . E così anche nei provvedimenti emergenziali per prima cosa si pensa
di chiudere le scuole. Quando questa emergenza finirà – aggiunge il magistrato
– ci troveremo a ricostruire sulle macerie, ma nel settore dell’adolescenza,
molti rischiano di portarsi dietro danni a lungo termine, perché non sono
visti, non sono accompagnati e non sono curati».
Tra i tantissimi casi aperti che tiene sulla scrivania, Cascone cita quello, «che grida vendetta», di un ragazzino di 11 anni con problemi psichiatrici che, per mancanza di posti in Neuropsichiatria infantile, dovrebbe essere ricoverato in un reparto di Psichiatria per adulti. «Attualmente è in Pediatria ma non ci potrà stare a lungo, perché rischia di fare del male a sé stesso e agli altri bambini – sottolinea Cascone –. Ma è possibile che, in Lombardia, non riusciamo a trovare un posto in Neuropsichiatria infantile? E questa è soltanto la punta dell’iceberg».
La situazione è allarmante anche per i ragazzi più grandi
che, «costretti da mesi in spazi angusti», hanno ora una «fame di socialità»
inestinguibile, che spesso sfocia in «assembramenti esagerati», come quelli
registrati ai Navigli nelle ultime giornate in zona gialla, se non in vere e
proprie «esplosioni di aggressività e violenza».
«Sono tutti messaggi che denotano un profondo disagio di
natura psichica», riprende Cascone, che non nasconde le perplessità per una
chiusura tanto prolungata delle scuole. «Siamo in emergenza e forse non si
poteva fare diversamente – precisa il Procuratore minorile –. Però teniamo
presente che la didattica a distanza è uno strumento che abbiamo inventato in
un anno e che non è certamente perfetto. Anzi, ha fatto emergere profonde
diseguaglianze, perché non tutti gli studenti hanno, per esempio, la
possibilità di accesso agli strumenti e alle connessioni. Non tutti hanno spazi
idonei in casa. La scuola – ricorda Cascone – pur con tutte le sue difficoltà,
era un formidabile osservatorio di questi ragazzi. Invece, a distanza non si
osserva un bel niente», aggiunge il magistrato, ricordando che, in un anno di
Dad, «la dispersione scolastica è esplosa». Ad aumentare è stato
anche l’isolamento dei ragazzi, «che sono soli anche in famiglia, perché i genitori
sono presi da mille incombenze, come il lavoro che manca e gli anziani da
assistere», ricorda Cascone. «Spesso le stesse famiglie non si rendono conto
dei bisogni dei figli e dei disagi che vivono – conclude il Procuratore –. In
questo senso, la scuola era un momento di vita sociale, un momento terapeutico
rispetto a certi malesseri dei ragazzi. Venendo meno questo spazio si amplifica
la solitudine. E nella solitudine può capitare di tutto. Con traumi e ferite
indelebili».
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