- Mc 1,12-15
Padre Ermes Ronchi commenta il brano del Vangelo di domenica 21 Febbraio 2021.
Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e vi rimase quaranta
giorni, tentato da Satana. La tentazione? Una scelta tra due amori. Vivere è
scegliere. La tentazione ti chiede di scegliere la bussola, la stella polare
per il tuo cuore. Se non scegli non vivi, non a pieno cuore. Al punto che
l’apostolo Giacomo, camminando lungo questo filo sottile ma fortissimo, ci fa
sobbalzare: considerate perfetta letizia subire ogni sorta di prove e di
tentazioni. Quasi a dirci che essere tentati forse è perfino bello, che di
certo è assolutamente vitale, per la verità e la libertà della persona.
L’arcobaleno, lanciato sull’arca di Noè tra cielo e terra,
dopo quaranta giorni di navigazione nel diluvio, prende nuove radici nel
deserto, nei quaranta giorni di Gesù. Ne intravvedo i colori nelle parole:
stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Affiora la nostalgia del giardino
dell’Eden, l’eco della grande alleanza dopo il diluvio. Gesù ricostruisce l’armonia
perduta e anche l’infinito si allinea. E nulla che faccia più paura.
Ma quelle bestie che Gesù incontra, sono anche il simbolo
delle nostre parti oscure, gli spazi d’ombra che ci abitano, ciò che non mi
permette di essere completamente libero o felice, che mi rallenta, che mi
spaventa: le nostre bestie selvatiche che un giorno ci hanno graffiato,
sbranato, artigliato. Gesù stava con…
Impariamo con lui a stare lì, a guardarle in faccia, a
nominarle. Non le devi né ignorare né temere, non le devi neppure uccidere, ma
dar loro un nome, che è come conoscerle, e poi dare loro una direzione: sono la
tua parte di caos, ma chi te le fa incontrare è lo Spirito Santo. Anche a te,
come a Israele, Dio parla nel tempo della prova, nel deserto, lo fa attraverso
la tua debolezza, che diventa il tuo punto di forza. […]
Senza tentazioni non c’è salvezza, non esiste scelta,
scompare la libertà e l’uomo finisce. Ma senza scegliere non vivi, e la
tentazione è sempre una scelta. Tra due amori.
UN MONDO A COLORI
La prima lettura racconta di un Dio che inventa l’arcobaleno,
questo abbraccio lucente tra cielo e terra che sigilla il Signore che non ti
lascerà mai. Tu lo puoi lasciare, ma lui no, non lo farà.
Marco ci sprona a capire che le tentazioni non si evitano ma si attraversano,
perché «sopprimi le tentazioni e più nessuno si salverà» (S. Antonio
Abate). Ed ecco che subito qualcosa lo spinse lontano, per quaranta
giorni tentato da Satana, nel cuore deserto del conflitto. «Nel deserto un uomo
sa quanto vale: vale quanto i suoi dèi» (Saint-Exupèry), quanto valgono i suoi
ideali. Il deserto è scuola di monoteismo, lì è nata l’inguaribile
malattia israelitica dell’assoluto.
Gesù deve scegliere che tipo di Messia sarà: venuto per
essere servito o per servire? Per avere, salire, comandare, o per scendere, avvicinarsi,
offrire? In questo luogo di morte Gesù gioca la partita decisiva, faccia a faccia con il
Divisore. Resiste, e in quei quaranta giorni la pietraia intorno a lui si
popola. Dai sassi emerge la vita. Una fioritura di creature selvatiche, sbucate
da chissà dove, e presenze lucenti di angeli a rischiarare le notti.
Da quando Gesù lo ha abitato, non c’è più deserto che non sia benedetto da Dio, dove non lampeggino frammenti scintillanti di regno che germoglia di vita. Ma il male è presente: è ciò che fa male all’uomo, dentro e fuori. Per vincerlo Gesù indica la via, ma sceglie un modo diverso dai profeti di tutti i tempi: piuttosto che denunciare, annuncia. Si converte all’annuncio.
Una buona notizia ci avvolge! E’ finita l’attesa; il sogno di Dio è qui, convertitevi. Non un imperativo ma un’opportunità. Cambia strada, io ti indico la via per le sorgenti, di qua attraversi una terra nuova e splendida; di qua il cielo è più vicino e l’azzurro non sarà mai così azzurro da nessun’altra parte, di qua è la casa della pace, e il volto di Dio è luminoso. Non è un’ingiunzione, ma la migliore delle risorse.
Iniziamo questa nuova Quaresima con il sorriso del Gesù che
si avvia col suo bellissimo annuncio: credete nel Dio vicino! È finito il ciclo
dei giorni sempre uguali. Finito il tempo della fame, fame di senso e di
Parola, ora è il tempo del Verbo come pane in tutti i solchi della vita.
Credi! Vale a dire: fidati dell’amore in ogni forma, della storia e del vivere.
Non seguire forza, intelligenza, denaro, ma fonda te stesso sull’amore che è
Dio, vicino e dentro te, mite e possente energia come seme in grembo di donna,
il cui unico scopo è renderti il meglio di ciò che puoi diventare.
Hai davanti a te la vita. Ti prego, non perderla! Con me
vivrai solo inizi. Alza gli occhi e guarda: l’arcobaleno ha preso radici in te.
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