Presentato
oggi il documento della Pontifica Accademia per la Vita sulla condizione della
“terza età” dopo la pandemia
Ripensare il modello di sviluppo
Insegnamenti che hanno fatto emergere una duplice
consapevolezza: “Da una parte l’interdipendenza tra tutti e dall’altra la
presenza di forti disuguaglianze. Siamo tutti in balìa della stessa tempesta,
ma in un certo senso, si può anche dire che stiamo remando su barche diverse:
le più fragili affondano ogni giorno. È indispensabile ripensare il modello di
sviluppo dell’intero pianeta” si legge nello scritto che riprende la
riflessione già avviata con la Nota del 30 marzo 2020 (Pandemia e Fraternità
Universale), proseguita con la Nota del 22 luglio 2020 (L’Humana
Communitas nell’era della Pandemia. Riflessioni inattuali sulla rinascita della
vita) e con il documento congiunto con il Dicastero per lo Sviluppo Umano
Integrale (Vaccino per tutti. 20 punti per un mondo più giusto e sano)
del 28 dicembre 2020. L’intenzione è di “proporre la via della Chiesa, maestra
di umanità, ad un mondo cambiato dal Covid-19, a donne e uomini alla ricerca di
un significato e di una speranza per la loro vita”.
Il Covid-19 e gli anziani
Durante la prima ondata della pandemia una parte
considerevole dei decessi da Covid-19 si è verificato nelle istituzioni per
anziani, luoghi che avrebbero dovuto proteggere la “parte più fragile della
società” e dove invece la morte ha colpito sproporzionatamente di più rispetto
alla casa e all’ambiente familiare. "Quanto è accaduto durante il Covid-19
impedisce di liquidare la questione con la ricerca di capri espiatori, di
singoli colpevoli e, di contro, che si alzi un coro in difesa degli ottimi
risultati di chi ha evitato il contagio nelle case di cura. Abbiamo bisogno di
una nuova visione, di un nuovo paradigma che permetta alla società di prendersi
cura degli anziani".
Nel 2050 due miliardi di ultrasessantenni
Il documento della PAV evidenzia che “Sotto il profilo
statistico-sociologico, uomini e donne hanno in generale oggi una più lunga
speranza di vita. Questa grande trasformazione demografica rappresenta,
infatti, una sfida culturale, antropologica ed economica”. Secondo i dati
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2050 nel mondo ci saranno due
miliardi di ultrasessantenni: dunque, una persona su cinque sarà anziana. “È
pertanto essenziale rendere le nostre città luoghi inclusivi e accoglienti per
gli anziani e, in generale, per tutte le forme di fragilità”
Essere anziani è un dono di Dio
Nella nostra società prevale spesso l’idea della vecchiaia
come di un’età infelice, intesa sempre e solo come l’età dell’assistenza, del
bisogno e delle spese per le cure mediche. “Essere anziani è un dono di Dio e
un’enorme risorsa, una conquista da salvaguardare con cura” prosegue “anche
quando la malattia si fa invalidante ed emergono necessità di assistenza
integrata e di elevata qualità. Ed è innegabile che la pandemia abbia
rinforzato in noi tutti la consapevolezza che la ricchezza degli anni è un
tesoro da valorizzare e proteggere”.
Abbiamo visto quello che è successo agli anziani in alcuni
luoghi del mondo a causa del coronavirus. Non dovevano morire così. Ma in
realtà qualcosa di simile era già accaduto a motivo delle ondate di calore e in
altre circostanze: crudelmente scartati. Non ci rendiamo conto che isolare le
persone anziane e abbandonarle a carico di altri senza un adeguato e premuroso
accompagnamento della famiglia, mutila e impoverisce la famiglia stessa.
Inoltre, finisce per privare i giovani del necessario contatto con le loro
radici e con una saggezza che la gioventù da sola non può raggiungere. (Papa
Francesco, Fratelli tutti)
Un nuovo modello per le fasce più deboli
Quanto all’assistenza, la PAV indica un nuovo modello
soprattutto per i più fragili ispirato soprattutto alla persona
“L’implementazione di tale principio implica un articolato intervento a diversi
livelli, che realizzi un continuum assistenziale tra la propria casa e alcuni
servizi esterni, senza cesure traumatiche, non adatte alla fragilità
dell’invecchiamento” specifica il documento, osservando che “le case di riposo
dovrebbero riqualificarsi in un continuum socio-sanitario, ossia offrire alcuni
loro servizi direttamente nei domicili degli anziani: ospedalizzazione a
domicilio, presa in carico della singola persona con risposte assistenziali
modulate sui bisogni personali a bassa o ad alta intensità, dove l’assistenza
sociosanitaria integrata e la domiciliarità rimangano il perno di un nuovo e
moderno paradigma”. Viene auspicato in sostanza di reinventare una rete di
solidarietà più ampia “non necessariamente ed esclusivamente fondata su vincoli
di sangue, ma articolata secondo le appartenenze, le amicizie, il comune
sentire, la reciproca generosità nel rispondere ai bisogni degli altri”.
L’incontro tra generazioni
Quanto al confronto con i giovani, il documento evoca un
“incontro” che possa portare nel tessuto sociale “quella nuova linfa di
umanesimo che renderebbe più solidale la società. Più volte Papa Francesco ha
esortato i giovani a stare accanto ai nonni” prosegue, aggiungendo che “L’uomo
che invecchia non si avvicina alla fine, ma al mistero dell’eternità; per
comprenderlo ha bisogno di avvicinarsi a Dio e di vivere nella relazione con
Lui. Prendersi cura della spiritualità degli anziani, del loro bisogno di
intimità con Cristo e di condivisione della fede è un compito di carità nella
Chiesa”. Il documento chiarisce che “È solo grazie agli anziani che i giovani
possono ritrovare le proprie radici ed è solo grazie ai giovani che gli anziani
recuperano la capacità di sognare”.
La fragilità come magistero
Preziosa è anche la testimonianza che gli anziani possono
dare con la loro fragilità. “Essa può essere letta come un magistero,
un insegnamento di vita” rileva la riflessione, chiarendo che “La vecchiaia va
compresa anche in questo orizzonte spirituale: è l’età propizia dell’abbandono
a Dio. Mentre il corpo si indebolisce, la vitalità psichica, la memoria e la
mente diminuiscono, appare sempre più evidente la dipendenza della persona
umana da Dio”.
La svolta culturale
Infine un appello: “L’intera società civile, la Chiesa e le
diverse tradizioni religiose, il mondo della cultura, della scuola, del
volontariato, dello spettacolo, dell’economia e delle comunicazioni sociali
debbono sentire la responsabilità di suggerire e sostenere nuove e incisive
misure” si legge “perché sia reso possibile agli anziani di essere accompagnati
e assistiti in contesti familiari, nella loro casa e comunque in ambienti
domiciliari che assomiglino più alla casa che all’ospedale. Si tratta di una
svolta culturale da mettere in atto”.
Vatican News
DOCUMENTO DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA
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