“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. […]
Commento di p. Ermes Ronchi
Un
Vangelo che toglie il fiato, che impedisce piccoli pensieri e spalanca su di
noi le porte dell'infinito e dell'eterno. Giovanni non inizia raccontando un
episodio, ma componendo un poema, un volo d'aquila che proietta Gesù di Nazaret
verso i confini del cosmo e del tempo. In principio era il Verbo... e il Verbo
era Dio.
In
principio: prima parola della Bibbia. Non solo
un lontano cominciamento temporale, ma architettura profonda delle cose, forma
e senso delle creature: «Nel principio e nel profondo, nel tempo e fuori del
tempo, tu, o Verbo di Dio, sei e sarai anima e vita di ciò che esiste» (G.
Vannucci). Un avvio di Vangelo grandioso che poi plana fra le tende dello
sterminato accampamento umano: e venne ad abitare in mezzo a noi. Poi Giovanni
apre di nuovo le ali e si lancia verso l'origine delle cose che sono: tutto è
stato fatto per mezzo di Lui. Nulla di nulla, senza di lui. «In principio»,
«tutto», «nulla», «Dio», parole assolute, che ci mettono in rapporto con la
totalità e con l'eternità, con Dio e con tutte le creature del cosmo, tutti
connessi insieme, nell'unico meraviglioso arazzo dell'essere.
Senza di
lui, nulla di nulla. Non solo gli esseri
umani, ma il filo d'erba e la pietra e il passero intirizzito sul ramo, tutto
riceve senso ed è plasmato da lui, suo messaggio e sua carezza, sua lettera
d'amore. In lui era la vita. Cristo non è venuto a portarci un sistema di
pensiero o una nuova teoria religiosa, ci ha comunicato vita, e ha acceso in
noi il desiderio di ulteriore più grande vita: «Sono venuto perché abbiano la
vita, e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). E la vita era la luce degli
uomini. Cerchi luce? Contempla la vita: è una grande parabola intrisa d'ombra e
di luce, imbevuta di Dio. Il Vangelo ci insegna a sorprendere perfino nelle
pozzanghere della vita il riflesso del cielo, a intuire gli ultimi tempi già in
un piccolo germoglio di fico a primavera. Cerchi luce? Ama la vita, amala come
l'ama Dio, con i suoi turbini e le sue tempeste, ma anche con il suo sole e le
sue primule appena nate. Sii amico e abbine cura, perché è la tenda immensa del
Verbo, le vene per le quali scorre nel mondo.
A quanti
l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. L'abbiamo sentito dire così tante volte, che non ci pensiamo
più. Ma cosa significhi l'ha spiegato benissimo papa Francesco nell'omelia di
Natale: «Dio viene nel mondo come figlio per renderci figli. Oggi Dio ci meraviglia.
Dice a ciascuno di noi: tu sei una meraviglia». Non sei inadeguato, non sei
sbagliato; no, sei figlio di Dio. Sentirsi figlio vuol dire sentire la sua voce
che ti sussurra nel cuore: “tu sei una meraviglia”! Figlio diventi quando
spingi gli altri alla vita, come fa Dio.
E la
domanda ultima sarà: dopo di te, dove sei passato, è rimasta più vita o meno
vita?
(Letture:
Siracide 24,1-4.12-16; Salmo 147; Efesini 1,3-6.15-18; Giovanni 1,1-18)
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