Il Presidente Cei apre il Consiglio permanente: il ruolo del nostro Paese nel Mediterraneo è indicato da «posizione geografica, storia e cultura».
Posizione geografica, storia e cultura dell’Italia «ci
affidano una responsabilità nel Mediterraneo». Su poveri e migranti non
ci si può dividere. E neanche «agire per approssimazione». Lo afferma il
cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, aprendo il
Consiglio permanente, che si svolge da oggi a mercoledì 16 gennaio a
Roma. Il Porporato coglie l’occasione per ringraziare gli abitanti di
Torre di Melissa per la loro solidarietà e accoglienza nei confronti «di
quei profughi abbandonati in balìa delle onde».
Nell’introduzione Bassetti mette esordisce ricordando che
la Chiesa è chiamata a «interpretare questo tempo, attraversato da venti
che disperdono, provocando in molti confusione e smarrimento,
ripiegamento e chiusura».
Il Cardinale dice di essere «anziano» e il primo a sentirsi
«a volte inadeguato, ma intuisco che in questo contesto dobbiamo – a
maggior ragione – impegnarci a lavorare meglio, appassionati e
concentrati sull’essenziale».
Se la confusione è «grande, non dobbiamo
essere noi ad aumentarla; se ci sentiamo provocati o criticati,
dobbiamo cercare di capirne le ragioni; se siamo ignorati, dobbiamo
tornare a bussare con rispetto e convinzione; se veniamo tirati per la
giacca, dobbiamo riflettere prima di acconsentire e fare».
Le sue paure non sono legate alle difficoltà, bensì allo «scoraggiamento»
e alla «sfiducia, che costituiscono il terreno sul quale il male
attecchisce e cresce. Temo l’indifferenza con cui il male si
impadronisce delle nostre paure per trasformarle in rabbia. Temo
l’astuzia che si serve dell’ignoranza. Temo la vanità che avvelena gli
arrivisti. Temo l’orizzonte angusto dei luoghi comuni, delle risposte frettolose, dei richiami gridati».
Il Presidente della Conferenza episcopale italiana
evidenzia: «Il male ama l’ordine fine a se stesso, la potenza, la
ricchezza; lo Spirito, invece, è fuoco, è libertà vigile, è sorpresa e
incontro. Il male invecchia, arrabbiato e stanco; il bene è una giovane primavera».
Poi precisa che «la relazione cristiana
non è un galateo o una lezione di buone maniere, bensì una disposizione
del cuore e della mente, una scoperta di quanto sia possibile affrontare
anche i problemi più impegnativi quando si ha amore».
Così, quando «il popolo è confuso, il modo migliore per rispondere al nostro dovere non è quello di proporre facili rassicurazioni, lasciando capire che poi tutto s’aggiusta o che, comunque, altri sono quelli che devono pensarci. Siamo
chiamati, piuttosto, a saperci confrontare con franchezza e ad assumere
con determinazione le scelte necessarie, così da essere non solo più
efficienti, ma soprattutto più chiari e uniti».
Bassetti esorta: «Le nostre decisioni
devono seguire un metodo, supportato da un’idea forte e da continue
verifiche, da un luogo di elaborazione culturale che non sia
semplicemente una vetrina per proporre se stessi». Serve «metodo anche
per utilizzare al meglio le risorse materiali e finanziarie che i
cittadini e i fedeli mettono a disposizione della Chiesa; ci
serve metodo per interagire con le Istituzioni, in modo distinto e
collaborativo; ci serve metodo per guardare avanti con fiducia e
impegno».
Non basta rincorrere «l’attualità con comunicati e
interviste; non possiamo perdere la capacità di costruire autonomamente
la nostra agenda, aperti a ciò che accade – a partire dalle emergenze
che bussano ogni giorno alla porta – ma fedeli a un nostro programma
pastorale, che è poi il Vangelo».
Alla Chiesa occorre ripartire dallo
stile «sinodale», vivendolo «sul campo, tra la gente, per consigliare,
sostenere, consolare».
L’obiettivo del Prelato è «arrivare all’Assemblea di maggio con un progetto condiviso, così che si possa dire: la Chiesa italiana non si lamenta, ma si prepara a fare di più e meglio. Vorrei che sapessimo mostrare al Paese che noi cattolici non disertiamo le sfide impegnative di questo nostro tempo, convinti come siamo che possono essere affrontate e superate».
L’introduzione termina con un duplice ringraziamento e un appello.
Il primo «grazie lo rivolgo agli
abitanti di Torre di Melissa. Mentre sul migrante e sulla persona
fragile stentiamo perfino a confrontarci con serenità, pronti come siamo
a scaricare su di loro un malcontento sociale che – come sostiene Papa
Francesco – “enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere
dell’accoglienza”, la piccola comunità sulla costa crotonese ha scritto
una pagina di segno contrario». La racconta: «A
fronte di quella cinquantina di profughi abbandonati in balìa delle
onde, sindaco, forze dell’ordine, volontari e semplici cittadini hanno
saputo esprimere una solidarietà corale». Ecco che «sui
poveri non ci è dato di dividerci, né di agire per approssimazione: la
stessa posizione geografica del nostro Paese e, ancor più, la nostra
storia e la nostra cultura, ci affidano una responsabilità nel
Mediterraneo come in Europa».
Il secondo attestato di riconoscenza lo rivolge «a quanti – non
da ultimo le testate giornalistiche – si sono adoperati per evitare il
raddoppio della tassazione sugli enti che svolgono attività non profit. Come
ha sottolineato il Presidente del Consiglio, il mondo del Terzo settore
riveste nella società italiana un ruolo determinante». A sua volta,
aggiunge che «questa sua centralità vive di valori e progetti, è spazio
educativo e formativo all’insegna della gratuità e del servizio; è
spazio di impegno civile, teso alla costruzione del bene comune».
E sempre di più c’è necessità «di questa società civile
organizzata, c’è bisogno dei corpi intermedi, di quella sussidiarietà
che risponde alle povertà e ai bisogni con la forza dell’esperienza e
della creatività, della professionalità e delle buone relazioni».
Per Bassetti è «l’orizzonte su cui il 18
gennaio di cent’anni fa don Luigi Sturzo fondava il Partito Popolare
Italiano, con l’attenzione a coniugare l’integralità del Cristianesimo
con il rispetto della laicità della politica, anche per evitare – come diceva lo stesso Sturzo – che “la religione venga compromessa in agitazioni politiche e in ire di parte”».
E l’appello «va in questa medesima direzione: governare il Paese significa servirlo e curarlo come se lo si dovesse riconsegnare in ogni momento. Ai “liberi e forti” di oggi dico: lavorate insieme per l’unità del Paese, fate rete, condividete esperienza e innovazione».
Assicura infine che «come Chiesa faremo la nostra parte con pazienza e coraggio, senza cercare interessi di bottega».
Nel corso del pomeriggio piena soddisfazione viene espressa
dal Presidente Cei per la decisione del Governo di evitare il raddoppio
della tassazione sugli enti che svolgono attività non profit.
Nessun commento:
Posta un commento