L'istruzione nel documento dei dieci saggi
Non era scontato
che il documento ‘economico’ dei cosiddetti ‘saggi’ (o facilitatori, come si
sono autodefiniti) avrebbe affrontato anche il tema dell’istruzione: si era
ipotizzato, da parte di molti, un rapporto più breve, centrato sulle emergenze
di tipo strettamente economico-finanziario e su quelle legate al mondo del
lavoro, sul doppio versante delle imprese in crisi e dell’aumento della
disoccupazione. E invece il documento (53 pagine più allegati), pubblicato
integralmente sul sito del Quirinale, tocca anche la materia dell’istruzione con
alcune specifiche proposte.
Dopo le premesse
generali sulla necessità di aumentare l’efficienza e la trasparenza
web-based delle pubbliche amministrazioni incentivando il merito (si
parla in particolare di quelle della sanità e dell’istruzione) il paragrafo 4.4
(intitolato ‘Potenziare l’istruzione e il capitale umano’) indica una serie di
misure di politica scolastica e universitaria considerate funzionali al più
complessivo progetto di investimento e valorizzazione del capitale umano. Esse
sono riassumibili nelle seguenti cinque proposte:
1. Riduzione
dell’abbandono scolastico mediante il prolungamento della scuola al pomeriggio
negli anni del primo ciclo, evitando però la “mera replica delle lezioni
frontali della mattina” e individuando “percorsi specifici per i ragazzi
maggiormente a rischio”, finalizzati al “rafforzamento delle competenze
di base: comprensione dei testi, competenze logico-matematiche e applicazione
del metodo scientifico”.
2. Aumento
consistente dei fondi per il diritto allo studio portando, in particolare, il
Fondo Integrativo Statale delle borse di studio a 250 milioni di euro annui, il
doppio della somma destinata a questa materia prima dei tagli operati per il
biennio 2013-2014.
3.
“Potenziamento delle iniziative finalizzate ad insegnare stili di vita
salutari nelle scuole e nelle università, promuovendo, sul modello americano,
l’eliminazione dai distributori automatici collocati nelle scuole di cibo e
bevande ad alto contenuto calorico”.
4.
“Miglioramento indispensabile dell’infrastruttura di rete delle
scuole, attualmente dimensionata per la gestione amministrativa, anche in vista
dell’adozione dei libri digitali, prevista progressivamente dal 2014”.
5. Per
l’università, sostegno all’alternanza scuola-lavoro mediante un
“apprendistato universitario sul modello tedesco o austriaco, due paesi in
cui la disoccupazione giovanile è molto contenuta”. Si tratterebbe di corsi
di laurea triennali in cui “lo studente lavoratore potrebbe acquisire metà
dei crediti del corso in azienda e metà dei crediti in università”.
La parte che
riguarda l’istruzione del documento dei ‘saggi’ è consultabile su www.tuttoscuola.com
Decisiva la valutazione
Di scuola, o
meglio di livelli di istruzione, il documento dei ‘saggi’ si occupa anche in un
paragrafo diverso da quello specificamente dedicato al tema: lo fa nel punto
4.8, il cui titolo è ‘Questione meridionale e questione settentrionale’.
L’”istruzione
inefficace” è citata come una delle cause più importanti della mancata
crescita del Paese e soprattutto del Sud, che “riflette i problemi italiani
con un fattore di moltiplicazione”. A sostegno di questa tesi vengono
portate “le rilevazioni delle indagini internazionali (PISA) e nazionali
(INVALSI)” secondo le quali “le competenze scolastiche degli studenti
nelle scuole del Sud sono di circa il 20 per cento inferiori a quelli del Nord,
pur se il divario si è leggermente ridotto negli ultimi anni”.
Ma per favorire lo
sviluppo del Sud “senza rischiare, al tempo stesso, l’inefficacia e la
rottura della coesione sociale e territoriale del Paese”, prosegue il
documento, “è essenziale agire sulle grandi politiche nazionali, quelle
rivolte indifferentemente all’intero territorio, tenendo esplicitamente conto ex
ante dei potenziali divari di applicazione”.
Una manovra di
questo tipo non può che poggiare, con ogni evidenza, su un articolato sistema di
indicatori e su un robusto sistema di valutazione delle performance. “Le
politiche pubbliche nazionali, muovendo da una ‘eguaglianza delle opportunità’
offerta a tutte le aree, devono puntare a una ‘convergenza dei risultati’
predisponendo incentivi per i singoli attori (amministrazioni, strutture,
dirigenti) a operare con efficienza, insieme a disincentivi/sanzioni per chi
opera male”.
In queste poche
righe è profilata una precisa strategia di politica scolastica, da costruire a
partire dai dati forniti dal sistema di valutazione: la maggiore convergenza dei
risultati implica una riduzione dello spread, e quindi maggiore equità,
politiche compensative, valutazione delle scuole, incentivi per chi fa bene
(dirigenti amministrativi e scolastici), disincentivi e sanzioni “per chi
opera male”.
Gli insegnanti
sembrerebbero peraltro esclusi da questa operazione di
incentivi/disincentivi/sanzioni.
Forse i ‘saggi’
hanno saggiamente pensato che non era il caso di sollevare, almeno in questa
sede, una questione così complessa e di difficile soluzione, come mostra una
vasta letteratura internazionale.
Profumo apprezza
È presto per
sapere se le riflessioni dei saggi passeranno direttamente agli archivi delle
buone intenzioni o saranno recepite dal mondo politico e, soprattutto, dal
prossimo Governo che uscirà da questa lunga attesa.
Per il momento il
mondo politico – che complessivamente aveva guardato con una certa diffidenza
all’iniziativa di Napolitano – sembra riflettere su quanto proposto dai
“facilitatori”.
Non ha perso
tempo, invece, ad esprimere le proprie valutazioni sul documento dei saggi il
ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo che ha elogiato il lavoro svolto
dalla Commissione di saggi in materia di scuola.
''Nella parte
economica - ha detto Profumo a margine della firma di un protocollo d'intesa
con il Coni in una scuola di Scampia, a Napoli - c'è una grandissima
attenzione alla scuola, all'università e alla ricerca. È un segnale importante
che ci sia tanta attenzione a quello che è lo strumento per far ripartire il
Paese”.
Fare ripartire il
Paese – ha proseguito il ministro – “vuol dire avere una scuola e una
università migliori e soprattutto una catena corta tra ricerca, innovazione e
sviluppo”.
“Questo -
ha sottolineato Profumo - deve fare un paese moderno e mi pare che
l'indicazione dei saggi vada in questa direzione. Abbiamo bisogno di un piano
che duri per tutta la legislatura, con finanziamenti costanti. Di questo ha
bisogno la scuola e credo che i saggi abbiano fatto un buon lavoro”.
Profumo, infine,
ha auspicato una rapida soluzione politica per arrivare presto alla nomina del
presidente del Consiglio e del capo dello Stato, ringraziando Giorgio Napolitano
per quello che ha fatto nel corso del suo settennato e nelle ultime
settimane.
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