AI RAGAZZI
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di
Alessandro D’Avenia
Cari ragazzi, care ragazze,
si ricomincia e la prima nota della sinfonia che aprirà
quest’anno è l’appello. Chi lo pronuncia è il maestro di un’orchestra speciale,
in cui ognuno suona secondo il suo timbro unico e personale. Lo spartito è la
grande armonia che siete chiamati a diffondere nel mondo, come singoli e come
gruppo. Verrà pronunciato il vostro nome, come una chiamata, a cui potete rispondere
solo voi.
Ma “come si fa a vivere la modernità senza fare schifo?” si
chiede prosaicamente l’incipit di una canzone, intuendo che una vita (e quindi
una scuola) basata esclusivamente su risultati e procedure e non sulle persone
genera stanchezza. Mi piacerebbe che a rispondere non fosse la noia che
caratterizza la scuola, perché tra le cose capaci di riempire il cuore e la
testa di una persona c’è proprio la conoscenza, e se la conoscenza diventa una
noia e genera apatia, allora non è conoscenza, allora non è scuola.
Diceva un classico antico che “nutre la mente soltanto ciò
che la rallegra”, per questo sono convinto che non vi serva una scuola
divertente, ma una scuola interessante, perché la mente e il cuore si
rallegrano quando sono afferrati dalla bellezza.
Un filosofo greco scrisse che la parola “bello” (kalòs)
deriva dal verbo “chiamare” (kalèo). Si tratta di una falsa etimologia, ma
l’intuizione di fondo è vera. La bellezza è una chiamata, perché la bellezza
mostra l’unicità di qualcosa che è uscito dall’anonimato e ha raggiunto il suo
compimento, la bellezza trasforma in volto ciò che è indistinto e senza
identità.
Per questo studierete Socrate, Dante, Colombo, Caravaggio,
Newton, Darwin, Einstein… perché furono tutti rapiti dalla chiamata della
realtà a penetrarne il segreto, ciascuno con il suo strumento nella grande
orchestra della storia umana. Le loro vite si riempirono di senso, perché non
rinunciarono a quella chiamata, per questo Dostoevskij faceva urlare a uno dei
suoi personaggi che si può a fare a meno di quasi ogni cosa: “ma senza la
bellezza no, perché allora non avrà̀ assolutamente nulla da fare al mondo!
Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui! Non inventerete nemmeno un
chiodo!”
E non sono i limiti di una scuola spesso scalcinata e
abbandonata a se stessa a costituire i confini della vostra chiamata alla
pienezza, anzi spesso dovrete ribellarvi di fronte a muri e umani che non
ricordano più il senso di quell’appello. Ma non nascondetevi dietro i facili
alibi con i quali spesso giustificate la vostra mancanza di impegno e di
passione, dipende soprattutto da voi: la libertà che tanto cercate negli anni
di scuola non è solo quella di “liberarsi da” qualcuno che impone delle regole,
ma è soprattutto diventare “liberi per” raggiungere la pienezza e l’altezza del
nostro breve vivere.
Se non trovate bellezza a scuola siete per metà spacciati,
perché passerete la metà delle vostre ore di veglia dietro a banchi e libri, e
saranno ore sprecate, buttate via, nell’età vostra fatta per sperare oltre ogni
speranza, con un eccesso che è tipico dell’adolescenza. Un ragazzo, stufo della
noia a cui lo costringeva l’ambiente in cui era cresciuto, sentendosi chiamato
a grandi cose, decise di scappare di casa e scrisse una lettera a suo padre in
cui diceva: “Preferisco essere infelice che piccolo, e soffrire piuttosto che
annoiarmi”. La fuga fallì, ma rimase la sostanza di quella ribellione che lo
portò a diventare il nostro più grande poeta moderno: Giacomo Leopardi. Questo
vi auguro per quest’anno, essere disposti a rispondere a quella chiamata al compimento
piuttosto che annoiarvi, affrontando anche difficoltà e fatiche pur di non
accontentarvi di una vita piccola, piena di alibi e vittimismo. Quando
sentirete il vostro nome all’appello del primo giorno di scuola, ricordatevi
che siete lo strumento indispensabile, qualsiasi esso sia, di un’orchestra
chiamata a suonare lo spartito del futuro.
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