Sentiamo
di vivere in un mondo sull'orlo del precipizio e sentiamo bene: siamo sull'orlo
del precipizio. Non lo siamo però a causa di quanto pensiamo immediatamente, ma
perché è fuggita dal mondo la sapienza.
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di Vito Mancuso
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Con
questo non intendo minimizzare i problemi di oggi nella loro concretezza quali
il cambiamento climatico, l'oscuro futuro cui ci consegna la tecnologia,
l'imperversare delle guerre, la lacerazione del tessuto sociale, le massicce
migrazioni e le conseguenti reazioni identitarie. Sono consapevole del fatto
che le testate atomiche negli arsenali di alcuni Stati sono in numero tale da
distruggere più volte questo nostro piccolo pianeta blu, meraviglia assoluta
nel nero dello spazio cosmico. So bene, inoltre, che l'umanità non ha mai
vissuto tempi felici, mi ricordo bene l'incipit di Kant nel saggio sul male
radicale: «Il mondo va di male in peggio: è questo un lamento antico quanto la
Storia». Proseguiva: «Secondo questa prospettiva, noi oggi (un oggi che però è
antico quanto la Storia) viviamo nel tempo estremo: l'ultimo giorno e la fine
del mondo sono alle porte». Era il 1793, ma ancora oggi ognuno può cantare con
Mina «Sono ancora qui» e con Vasco Rossi «Sono ancora qua».
Potere e giustizia
Il
precipizio allora dov'è? Nel fatto che un tempo si aveva un punto fermo a cui
appellarsi per iniziare a tacere e poi forse ragionare, e questo conferiva la
speranza di poter sempre ricominciare. Non a caso Kant poteva scrivere negli
stessi anni un saggio sulla pace (Per la pace perpetua del 1795) nel quale
ipotizzava un mondo in cui il potere si sarebbe inchinato alla giustizia, alla
politica al diritto, e su questa base, uscendo dalla logica della forza ed
entrando in quella del diritto internazionale, costruire effettivamente la
pace. Il punto fermo della mente lo si poteva chiamare Dio, Ragione,
Socialismo, eccetera: rimaneva il fatto che l'umanità lo possedeva e quindi era
capace, a un certo punto, di tacere, ascoltare, pensare e accordarsi. Vi era la
possibilità di un esercizio pubblico della sapienza. Uno diceva «in nome di
Dio», o «in nome della Costituzione» e tutti ascoltavano.
La sapienza è fuggita dal mondo
Oggi
il punto fermo è scomparso e per questo dico che la sapienza è fuggita dal
mondo: tra noi non vi è più nulla di comune a cui tutti insieme appellarsi. Ne
viene che ognuno è pronto a dire all'altro cosa deve fare, ma nessuno sa più
ascoltare le ragioni dell'altro. Gli ecologisti dicono agli economisti e agli
imprenditori quello che devono fare, ma non ascoltano le ragioni degli
economisti e degli imprenditori; viceversa, gli economisti e gli imprenditori
mirano al profitto e a come contrastare la concorrenza senza curarsi del
pianeta e delle condizioni disastrose denunciate giustamente dagli ecologisti.
I pacifisti dicono ai governanti e alle forze armate quello che devono e
soprattutto non devono fare, ma non ascoltano le ragioni dei militari che chiedono
ai governi ancora più armi per non far vincere la tirannide; viceversa, i
militari non si curano granché delle vittime civili, della progressiva
distruzione di interi territori e del pericolo crescente di una guerra
mondiale, oggetto della giusta denuncia dei pacifisti e probabile ultimo atto
della storia dell'umanità.
Volere e sapere dialogare
A
cosa possa portare il non-ascolto dell'altro lo manifesta nel modo più tragico
il conflitto israelopalestinese. Esso si è ormai così incancrenito che essere
oggi per lo Stato palestinese significa volere la distruzione dello Stato di
Israele e ritrovarsi con chi insulta la Brigata ebraica della Resistenza e con
chi reprime la libertà delle donne e degli omosessuali; e viceversa stare dalla
parte di Israele significa negare la terra ai palestinesi alimentando il
progressivo furto di territorio da parte di quei signori di solito chiamati
coloni ma il cui vero nome è ladri (quando non assassini: ricordarsi sempre
dell'assassinio di Ytzhaq Rabin il 4 novembre 1995, io piansi), oppure
ritrovarsi accanto all'attuale governo israeliano che si accanisce a tal punto
contro i civili di Gaza che se non è genocidio poco ci manca.
A
questo conduce l'incapacità di ascolto delle ragioni dell'altro per la mancanza
di un punto fermo comune e della sapienza, e gli esempi si potrebbero
moltiplicare. Persino il Papa da un lato predica al mondo la pace, dall'altro
non è capace di praticarla veramente a casa sua e continua ad attaccare i
cardinali, la Curia e padre Georg.
Sapienza ed equanimità
Ebbene,
all'interno di questo quadro abbastanza deprimente ogni tanto ci chiediamo cosa
possiamo fare noi. La mia risposta è: cercare di capire esercitando la sapienza
e l'equanimità. L'esercizio della sapienza consiste anzitutto nel desiderarla,
per farla tornare almeno nel nostro cuore. E quando la sapienza ritorna, il
primo dono che porta è l'equanimità, cioè il saper ascoltare le ragioni
dell'altro.
Aristotele
insegnava la "via di mezzo" quale criterio per condurre la mente
perché è trovando il centro tra due polarità che si ottengono le virtù, tra cui
spicca la sapienza. Lo stesso insegnavano il Buddha e Confucio. È la soluzione
per tutti i problemi? Ovvio che no, ma non si deve mai dimenticare il precetto
posto da Ippocrate a fondamento della medicina: "Primum non nocere",
"Primo non nuocere". A volte, volendo guarire, si peggiora la
situazione, mentre bisognerebbe prendere atto che non si può guarire ma solo
curare. Fuor di metafora: a cosa serve essere pacifisti invocando la pace, se
lo si fa con parole violente ricolme di odio che alimentano le radici della
guerra? A cosa serve richiedere la creazione di uno Stato per un popolo, se lo
si fa aspirando alla distruzione di uno Stato per un altro popolo? Se non si
capisce come servire effettivamente la pace, molto meglio astenersi dal
prendere posizione. La bandiera della pace ha i colori dell'arcobaleno a
significare di voler contenere tutti, se diventa di una parte sola fallisce.
Per
altri conflitti è più facile capire perché risulta chiaro chi aggredisce e chi
è aggredito, chi combatte per invadere e chi per scacciare l'invasore, e allora
si prende posizione appoggiando chi si difende dalla tirannide. Ovvio che mi
riferisco alla guerra di difesa dell'Ucraina, a proposito della quale fin
dall'inizio non ho avuto dubbi sull'opportunità di inviare aiuti, anche
militari. Ma perché allora quando sento il presidente francese parlare di
inviare i soldati, avverto un chiaro no nella mia mente? Paura? Sì, penso sia
paura, e la paura è qualcosa di molto serio, è la prima delle sei emozioni
universali, su di essa occorre sempre saggiamente riflettere. Hans Jonas giunse
a scrivere di "euristica della paura": intendeva dire che la paura,
se viene riconosciuta e non negata (perché a nessuno piace ammettere di
averla), può aiutare a trovare. Euristica significa questo: metodo della
scoperta («Eureka!», gridò Archimede dopo la famosa scoperta).
Essere pace
Insomma,
quando si ha il privilegio di non essere nella mischia si tratta di vincere la
tentazione di immischiarsi e di farsi guidare da queste parole di Spinoza: «Mi
sono impegnato a fondo non a deridere, né a compiangere, né tanto meno a
detestare le azioni degli uomini, ma a comprenderle». La pace inizia nella
mente che studia. Non ci può essere pace senza studio. E dallo studio della
situazione apparirà una volta l'opportunità di agire, un'altra quella di
non agire; una volta sarà giusto cedere, un'altra resistere.
La saggezza, esercizio pratico di sapienza, è l'arte del discernimento.
Il
mio naturalmente non è un programma politico, perché non si rivolge ai molti né
tantomeno ai popoli, ma al singolo nella sua solitudine. Ha scritto Etty
Hillesum ad Amsterdam sotto occupazione nazista: «In fondo, il nostro unico
dovere morale è quello di dissodare in noi stessi vaste aree di tranquillità,
di sempre maggior tranquillità». Queste parole di una giovane donne ebrea
scritte prima di essere deportata ad Auschwitz ci insegnano ancora oggi che il
primo atto a favore della pace si compie nella mente: per liberarla dall'odio e
studiare con equanimità raccogliendo la sapienza che ne deriva.
Chi
lo fa, capisce che, se è bene manifestare per la pace, si tratta prima ancora
di "essere pace".
alzogliocchiversoilcielo
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