In quest’epoca di crisi e di contraddizioni profonde la Chiesa
deve saper ritrovare vitalità spirituale e fornire risposte agli smarrimenti
esistenziali, verso quella fratellanza universale cara a papa Francesco
«La
Chiesa può isolarsi sempre più o andare verso una nuova epoca, pomeridiana e
matura». Tomáš Halík, teologo ordinato clandestinamente prete a Praga durante
il regime comunista, e uno dei consiglieri di Vaclav Havel, esce con un libro
in cui tratteggia una riforma della Chiesa che la veda interlocutrice della
cultura e della società del nostro tempo. Pomeriggio del cristianesimo (Vita e
Pensiero, pagine 280 euro 18), di cui anticipiamo un brano, è stato presentato
ieri a Milano.
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di TOMÁŠ HALÍK
«Questo
tempo non è soltanto un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca»
afferma papa Francesco. Cambiano anche le forme della religione e il loro ruolo
nelle singole società e culture. La secolarizzazione non ha causato la fine
della religione, ma il suo cambiamento. Mentre alcune forme di religione sono
attraversate da forti scosse, altre sono talmente vitali da essere fuoriuscite
dai loro precedenti confini. Le istituzioni religiose tradizionali hanno perso
il monopolio sulla religiosità. La globalizzazione, giunta al suo culmine, si
scontra con alcune resistenze: prendono forza manifestazioni di populismo,
nazionalismo e fondamentalismo. Il nostro mondo è sempre più interconnesso e
allo stesso tempo diviso. La comunità mondiale dei cristiani non è unita; oggi,
tuttavia, le differenze più grandi non sono fra Chiesa e Chiesa, bensì
all’interno di ciascuna. Differenze nelle dottrine, nelle posizioni religiose e
politiche hanno spesso radici nascoste in stratificazioni profonde della vita
psicologica e spirituale degli individui. A volte persone che nello stesso
banco in chiesa professano lo stesso credo hanno idee di Dio molto differenti.
Fra i cambiamenti dell’odierna scena spirituale rientra anche la caduta del
muro fra “credenti” e “non credenti”: minoranze rumorose di credenti dogmatici
e di atei militanti si spostano ai margini, mentre cresce il numero di coloro
nei cui pensieri e nei cui cuori fede (nel senso di “convinzione originaria”) e
incredulità (nel senso di scetticismo dubbioso) si mescolano.
Ho
finito di scrivere questo libro nel corso della pandemia da Coronavirus: ogni
giorno intorno a me moltissimi malati morivano in ospedali stracolmi e tante
persone ancora in vita e in salute affrontavano problemi di sussistenza. Anche
questa esperienza ha scosso il nostro mondo: alla perdurante crisi delle
tradizionali certezze religiose si è aggiunta la crisi delle tradizionali
certezze della secolarizzazione, in primo luogo della fede nel dominio assoluto
dell’uomo sulla natura e sul proprio destino.
Lo
stato attuale della Chiesa cattolica ricorda per molti aspetti la situazione
immediatamente precedente alla Riforma. Quando sono venuti alla luce i molti,
inconcepibili casi di abusi sessuali e psicologici, questo ha scosso la
credibilità della Chiesa e aperto una serie di questioni riguardanti l’intero
sistema ecclesiastico. Chiuse e vuote, le chiese durante la pandemia mi sono
apparse come un ammonimento profetico: presto sarà questo lo stato della
Chiesa, se non affronterà il cambiamento. Una certa ispirazione può essere
offerta dalla “riforma cattolica” condotta da mistici coraggiosi quali furono
Giovanni della Croce, Teresa d’Avila, Ignazio di Loyola e molti altri che,
attraverso la loro originale esperienza spirituale, hanno arricchito tanto la
riflessione teologica sulla fede quanto la forma visibile e la prassi della
Chiesa. I più recenti tentativi di riforma non possono limitarsi a cambiare
alcune strutture istituzionali e qualche paragrafo del catechismo, del codice
di diritto canonico e dei testi di morale. La fecondità e la futura vitalità
della Chiesa dipendono dal rinnovamento del rapporto con la dimensione
spirituale ed esistenziale profonda della fede.
ritengo
la crisi attuale un crocevia, nel quale si apre la possibilità di giungere a
un’epoca nuova, “pomeridiana” della storia del cristianesimo. Un cristianesimo
scosso può – proprio grazie alla sua esperienza del dolore – sviluppare, come
un medico ferito, il potenziale terapeutico della fede. Se le Chiese
resisteranno alla tentazione dell’egocentrismo, del narcisismo collettivo, del
clericalismo, dell’isolazionismo e del provincialismo, potranno contribuire a
un ecumenismo più ampio e profondo. Nel nuovo ecumenismo è in gioco più della
mera unità dei cristiani: il rinnovamento della fede può essere un passo verso
quella “fratellanza universale” che è il grande tema del pontificato di papa
Francesco. Può aiutare la famiglia umana a prendere una direzione non di
scontro di civiltà, ma di creazione della civitas oecumenica – una cultura di
comunicazione, condivisione e rispetto delle diversità. Nel corso della storia
Dio si mostra nella fede, nell’amore e nella speranza degli uomini, anche di
quegli uomini che si trovano ai margini delle Chiese e al di fuori dei loro
confini visibili. La ricerca di Dio in tutte le cose e in tutte le situazioni
della storia libera la nostra vita dall’autoreferenzialità monologica e la
trasforma in apertura dialogica. In questo vedo un segno dei tempi e una luce
di speranza anche in un’epoca difficile. Questo libro vuole essere al servizio
di tale speranza.
www.avvenire.it
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