in generazione
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DIEGO MOTTA
Cresce l’abbandono scolastico. Con alcuni aspetti inediti. Primo: il disagio sociale si trasferisce di generazione in generazione. I due terzi dei figli con entrambi i genitori senza diploma non si diplomano a loro volta. Chi ha alle spalle una famiglia con status socioeconomico e culturale alto nel 54% dei casi raggiunge risultati buoni o ottimi nelle prove di italiano. Per i loro coetanei più svantaggiati, nel 54% dei casi il risultato è insufficiente. Secondo: nelle grandi città c’è una relazione inversa tra indicatori di benessere economico e quota di neet, i giovani che né studiano né lavorano. A Milano, Quarto Oggiaro ha il doppio di neet della zona di corso Buenos Aires, a Roma, Torre Angela ha il doppio di neet del quartiere Trieste, a Napoli, i quartieri con più neet compaiono anche nella classifica delle zone con più famiglie in disagio. Le periferie d’Italia sono ancora più emarginate e la loro distanza dai salotti buoni delle grandi città è cresciuta con la pandemia. Terzo: sui percorsi scolastici differenti pesa anche la cittadinanza. È di 25,2 il divario in punti percentuali tra l’abbandono dei giovani con cittadinanza straniera e i loro coetanei e non va dimenticato che nel nostro Paese un adolescente su 12 ha una cittadinanza diversa da quella italiana.
«Con la pandemia le disuguaglianze sociali ed educative
crescono e aggravano una situazione caratterizzata da grandi divari
strutturali – osserva Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini –. La
povertà educativa ha spesso origine in queste disparità, non solo
economiche, ma sociali e culturali. È un fenomeno che non può riguardare
solo la scuola o le singole famiglie, ma chiama in causa l’intera comunità
educante».
Il fenomeno della dispersione scolastica è l’emblema di un diritto alla scelta che è stato compromesso. È il risultato di tanti fattori, dall’origine sociale e familiare alle prospettive del territorio in cui si abita. Nelle aree interne l’offerta educativa viene minata da fattori come l’alta mobilità dei docenti, le pluriclassi composte da alunni di età diverse, le scuole sottodimensionate, il fenomeno delle classi pollaio. Un incrocio pericoloso tra difficoltà storiche delle comunità e ritardi cronici del mondo scolastico.
«Dietro ogni ragazzo e ragazza che lascia la scuola anzitempo
ci sono tanti fallimenti educativi che non possono essere considerati solo
problemi individuali o delle istituzioni scolastiche – sottolinea ancora
Rossi-Doria –. Sono fallimenti per l’intera società nel preparare la prossima
generazione di adulti».
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