EPIFANIA DEL SIGNORE
Vangelo: Visualizza Mt 2,1-12
Commento di p. Paolo Curtaz
La
benedizione che Dio ci rivolge, il sorriso di Dio che siamo chiamati a
sperimentare, a vedere nelle nostre fragili vite, li possiamo cogliere solo
quando abbiamo il coraggio di fare come Maria, di ritagliarci uno spazio di
silenzio e di interiorità nelle nostre vite. Allora tutto diventa possibile.
Il Dio
diventato uomo, il Dio fatto sguardo e sorriso, il Dio accessibile e presente,
si lascia incontrare, si lascia stringere fra le braccia.
Tutto,
allora, cambia. Possiamo anche tornare a fare il nostro schifoso lavoro di
pastore, disprezzato da tutti, perché il nostro sguardo è cambiato. E vediamo
angeli che salgono e scendono sulle nostre vite. E gloria augurata agli uomini
che orientano la loro volontà alla pace.
Gloria luminosa che illumina la notte. E che diventa stella nel cielo.
Stella che orienta, stella che guida, stella che conduce.
Ma solo per chi sa alzare lo sguardo.
Stelle
Come hanno fatto quegli strani personaggi, i magoi. Con
pudicizia abbiamo tradotto questo termine, nelle nostre bibbie, con magi. Ma
sarebbe più corretto tradurre con maghi.
Non
quelli che ti predicono il futuro e che fanno gli oroscopi, per carità. Ma
quelli orientati ad una comprensione maggiore, quelli che non si fermano
all'apparenza, senza per questo diventare dei creduloni che corrono dietro agli
esoterismi da quattro soldi.
Hanno alzato lo sguardo, hanno osato andare oltre.
Hanno
acceso il desiderio. Desiderio, un termine che ha a che fare, di
nuovo, con le stelle, con il cielo. Hanno seguito la loro intuizione, hanno
fatto una scommessa. Sono ricchi, possono permettersi di affrontare un lungo
viaggio per verificare una loro teoria.
Sono
costanti, perché la verità la si trova solo dopo un lungo cammino fatto di
deserti e di steppe. E sono arrivati.
Non c'è
più una stella ad attenderli. Ma una corte, un re sanguinario, dei preti
arroganti e presuntuosi, la gente dei Gerusalemme incuriosita dal corteo di
cammelli e cavalli.
Dalle
stelle agli uomini. Questi, piccini, goffi, contradittori e che, pure, sanno
dare indicazioni.
La
reazione scomposta e intimorita di Erode, che di eredi al trono ne ha fatti
uccidere tre, tutti suoi figli, dice che ci hanno visto giusto.
L'indicazione
degli scribi e dei sacerdoti, immobili custodi della Parola che tengono nei cassetti,
ha svelato loro il luogo dove è nato il re Messia.
Lo
stupore della folla dice una cosa quanto mai vera: non hanno bisogno di un
Messia. Anzi, in questo momento è un immenso intralcio; c'è il tempio, perché
mai dovrebbe venire un Messia?
Segni
claudicanti, come lo siamo noi, come lo sono i cristiani, come lo è la Chiesa.
E che pure indicano.
Ripartono, smarriti e fiduciosi.
Nella città di Davide.
Betlemme
Nessun re li attende. Solo una coppia.
Una
giovane popolana stringe fra le braccia un neonato. Simile a tutti i neonati.
Eppure è quello il mistero. Quella la rivelazione.
Dio è
nascosto fra le piccole cose, fra gli sguardi di chi abbiamo accanto.
Il cielo
è mischiato con la terra, con la nostra terra, questa contraddittoria e piena
di sassi.
Allora cedono, i magi. Capiscono.
Offrono
all'infante dei regali improbabili (ci sarà dietro la forzatura teologica di
Matteo?), pieni di verità e di stupore: l'oro per chi riconosce nel bambino il
re; l'incenso per chi riconosce nel bambino la presenza di Dio; la mirra,
unguento usato per pulire i cadaveri, che chi già vede in questo bambino il
crocefisso, il segno di contraddizione che ci costringe a scegliere.
Viandanti
Mai come
in questi tempi siamo chiamati a metterci in strada, a seguire il desiderio di
pienezza che ci abita, l'arsura di felicità che ci tormenta.
Il desiderio muove il cuore degli uomini. Oggi è
la festa del desiderio che non si arrende, la festa che vede protagonisti
alcuni cercatori che passano il proprio tempo a scoprire nuove teorie e a
verificarle.
Oggi è
la festa dell'essenza dell'essere umano che, in fondo, spogliato di ogni
condizionamento, si riscopre, semplicemente, un cercatore.
Questo
siamo, questo sono. Cercatori. Si conclude questo tempo di Natale.
Con
l'invito a lasciare le nostre presunte certezze, anche nella fede, per osare,
per seguire le tante stelle che Dio mette sul nostro cammino.
Stelle
che a volte scompaiono, sostituite dalle indicazioni di uomini claudicanti,
peccatori, vili, violenti ma che, senza nemmeno saperlo, realizzano il loro
compito di essere dei segnali. Siamo ciò che desideriamo.
Siamo se
abbiamo il coraggio, ogni anno, ogni istante, di essere dei viandanti.
Non dei
vagabondi che vivono alla giornata (e possiamo esserlo anche se abitiamo comodi
appartamenti riscaldati) ma viandanti che cercano, che anelano, che scommettono.
Buon
cammino. Buona vita.
Paolo Curtaz Commento
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