Vicinanza, creatività, carità: si declina così la risposta salesiana al tempo della pandemia. Forte e aderente al magistero di Papa Francesco, la famiglia di Don Bosco per voce del Rettore Maggiore attraversa l'oggi cercando la luce e la speranza e continuando a formare i giovani ai valori più alti per avere un futuro migliore
Come la realtà di oggi interpella la spiritualità salesiana?
Con quali priorità nella crisi economica, nell'isolamento creato dalla
pandemia, nelle nuove forme di comunicazione anche religiosa, si muovono i
salesiani?
R. - In quest'anno trascorso abbiamo cercato di rispondere
alla realtà che ci si è presentata, ispirandoci innanzitutto al nostro carisma,
a partire dal garantire la nostra presenza, certo con le regole che oggi
dobbiamo rispettare e responsabilmente. Ho detto sempre ai sacerdoti, in questo
tempo, che nulla poteva costringerci alle chiusure, non potevamo cioè
rinunciare alla creatività e ad essere vicini alle famiglie dei nostri ragazzi.
Quindi vicinanza, attraverso iniziative concrete rivolte alle persone più in
difficoltà. E in secondo luogo, come sempre accade all'inizio
dell'anno, ci siamo dati un orientamento: per il 2021 è "Mossi dalla
speranza". Dunque, anche sorretti dalla guida di Papa Francesco, dalle sue
parole, vogliamo puntare alla speranza, altrimenti la vita perde la sua
dinamica e la sua aderenza alla realtà.
La vostra presenza missionaria nel mondo è filo che tesse
ovunque fraternità e carità, qualcosa di molto vicino al tema chiave di
Francesco "Fratellanza" la parola chiave. Questo è stato l'anno della
enciclica "Fratelli tutti" e tra poco saranno due anni dalla
Dichiarazione di Abu Dhabi. Che valore date, come figli di Don Bosco, alla
parola "Fratellanza"?
R. - Potete immaginare la nostra condivisione e l'adesione
con tutto il cuore al magistero del Papa, sia per la sua freschezza pastorale
sia perché è nella tradizione salesiana di Don Bosco essere sempre di sostegno
al Papa, a tutti i Papi. Ecco, è nel solco di questa sintonia che abbiamo preso
a cuore la proposta della Fratellanza. Per noi la "fratellanza" è la
grande porta che ci apre il cuore e che permette, nei nostri spazi educativi,
di seminare amicizia, di avere rapporti di grande rispetto e accoglienza -
qualità primarie del nostro carisma - ma è anche ciò che ci permette di cercare
sempre, come educatori, la giustizia. Per noi "fratellanza" è
espressione di solidarietà e carità, è poter dire al cuore dei giovani che
un mondo migliore è possibile, un mondo più giusto non è un'utopia. Noi
crediamo che giorno dopo giorno possiamo costruirlo. E allora, facciamo proprio
il termine "fratellanza" e lo plasmiamo traducendolo in senso
educativo e questo prende forma ovunque, e ha successo anche là dove i
cattolici sono una minoranza, perchè non è un discorso solo religioso.
I giovani e l'educazione, campo per eccellenza dei salesiani.
Che lettura dare al disagio che registriamo in questi mesi: dalle resse per
strada in tempi di lockdown, alle giovanissime vittime dei videogames e dei
social ormai nuovi compagni di vita, fino ai femminicidi che arrivano a
coinvolgere gli adolescenti in modo anche brutale?
R. - Una domanda che mi fa veramente molto molto piacere,
perchè la realtà che ci sta intorno effettivamente mi colpisce. Sapere di
ragazzi vittime di videogiochi, anzi schiavi della rete oppure violenti anche
se giovanissimi. Vedo tante situazioni di rischio che mi ricordano la Torino di
Don Bosco, anche se con elementi culturali differenti. Dunque quale aiuto,
quale risposta dare? Uno dei tratti caratteristici dell'educare con occhi salesiani
è la vicinanza alle famiglie, spesso spezzate, e la vicinanza ai ragazzi là
dove si trovano, nel loro mondo. Essere presenza educativa in mezzo a loro, una
presenza educativa amichevole, proprio come ha fatto Don Bosco a Valdocco
andando per le strade e facendosi amico dei ragazzi e poi offrendo loro
attività che li coinvolgessero nell'aiuto ai poveri. Importante è coinvolgere
soprattutto i ragazzi che non sanno cosa fare della loro vita, che non hanno
chiaro il loro cammino: si tratta di offrire loro attività per i poveri,
attività che li mettano in collegamento con realtà di amicizia e di comunità,
come può essere un oratorio o un centro giovanile. Lo sperimento ogni giorno
qui a Roma dove mi trovo. In una delle prime case di Don Bosco, al Sacro
Cuore di Gesù, ci sono tanti giovani, ragazzi e ragazze, che la sera escono per
andare a portare cibo, panini, coperte e assistenza umana a chi è in strada.
Bene, la cosa che imparo è questa : quando offriamo ai ragazzi ideali
alti e iniziative belle, si apre per loro un mondo così interessante
e speciale che fa in modo che altri cammini non siano più possibili. Fare loro
proposte positive dunque, quando tutto intorno vivono solo esperienze negative.
L'educazione è un tema centrale anche per il Papa che ha
ideato il " Patto globale per l'educazione", ma lo è pure per
l'Europa, tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Quale il contributo che i
Salesiani possono dare a questo progetto dalle buone pratiche che nel mondo
sperimentate anche in contesti difficilissimi?
R. - Vi rispondo umilmente, portandovi il nostro piccolo
contributo. Riteniamo, e questa è una verità indiscutibile, che lo strumento
più efficace che c'è oggi nel mondo sia l'educazione. Essa è il grande
investimento delle nazioni e dei popoli, che garantisce una società migliore e
più solida. E lo dico a voce alta e forte. Come famiglia salesiana, crediamo
nello strumento dell'educazione e aderiamo pienamente al "Patto educativo
globale" lanciato dal Papa, che propone un nuovo sguardo, propone un'apertura
agli altri che è l'esatto contrario di quanto vediamo oggi. Il Patto propone un
nuovo modo di pensare e di pensarci: seminare questo oggi significa raccogliere
frutti nel futuro. Il Patto guarda tantissimo ai rapporti umani e li mette al
centro, e questo non si può perdere. Una Europa che ragiona solo in termini
economici prima o poi avrà grossi problemi. Una Europa che invece mette diritti
e rapporti umani di qualità al centro, raccoglierà frutti in termini di
garanzie, democrazia , umanità e rispetto. Di nuovo cito Don Bosco che, quando
andava a chiedere aiuto per fare scuola e dare da mangiare ai suoi ragazzi,
diceva ai cittadini di Torino: "Se non aiutate oggi questi ragazzi, domani
saranno loro che arriveranno a chiedervi con la forza i soldi, minacciandovi".
Certo è un'espressione plastica, ma vuol dire che la formazione è un modo di
garantire un'altra realtà, più giusta e migliore, e penso che lo sappiamo
tutti. Per questo dico che l'adesione al Patto educativo voluto dal Papa mi
sembra una brillantissima idea e un'opportunità molto interessante a cui noi
aderiamo pienamente.
In questo tempo di pandemia che ha colpito anche la famiglia
salesiana come il resto del mondo, il Papa non ci ha fatto mai mancare le sue
parole di guida e il suo sguardo interpretativo. Che valore date al
magistero Pontificio in questo contesto così drammatico e come lo state
vivendo?
R. -In questo tempo di pandemia, posso dire che, anche noi,
siamo stati molto colpiti nelle missioni che abbiamo nel mondo. Una tragedia ci
ha investito senza fare distinzioni. Come famiglia di Don Bosco abbiamo perso
finora 102 salesiani, specie in Europa e in America e non si tratta solo di
anziani. Tante volte abbiamo perso giovani confratelli pieni di gioia e forza
di vita pastorale. Dunque è una realtà per noi molto dolorosa, come lo è per le
famiglie che hanno pianto i loro cari tanto amati e che ora vivono in
difficoltà economiche grandissime. Il magistero del Papa in questo ci è di
guida: è la guida più autorevole e ascoltata. Dunque pandemia per noi è stato
dolore, ma anche una spinta a camminare cercando la luce nell'oscurità Un tempo
di creatività educativa, è stato tempo di vicinanza ai più colpiti. Solidarietà
e carità sono state messe in atto in modo tangibile. Ci siamo detti infatti sin
dall'inizio: come possiamo rispondere al Covid in modo salesiano? E allora
abbiamo condiviso tante esperienze e servizi per chi ha meno e ne sono nate
cose bellissime. In particolare da tutto il mondo siamo riusciti a raccogliere
9 milioni di euro da distribuire in 63 nazioni con 143 piccoli progetti di
sostegno a realtà locali. Ecco, questo è stato un modo semplice per dire: non
pensiamo solo a noi stessi ed alla nostra salute, ma, come faceva Don Bosco
quando scendeva in strada a cercare i ragazzi da soccorrere, rispondiamo con la
stessa forza. E allora creatività e coraggio! Questo è oggi il nostro
contributo.
Vatican
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