L’educazione è un diritto per tutti negato a troppi da non dimenticare
Si celebra oggi la
Giornata internazionale dell’Educazione 2020, proclamata dalle Nazioni Unite
per sensibilizzare governi e popoli sul ruolo chiave dell’istruzione per lo
sviluppo dell’umanità, la pace e la giustizia
Roberta Gisotti –
Città del Vaticano
“Imparare per le
persone, il pianeta, la prosperità e la pace”: è il tema della seconda Giornata
internazionale dell’educazione, celebrata oggi nella sede dell’Unesco a Parigi e
nel Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York e con eventi in
tutto il mondo, per sottolineare – come suggerisce l’Onu - “la natura integrata
dell’istruzione, i suoi obiettivi umanistici nonché la sua centralità rispetto
alle ambizioni di sviluppo collettivo”.
Educazione inclusiva, equa, permanente
“Dobbiamo fare di più
– sollecita infatti il segretario generale dell’Onu Antonio Guterrez –
per assicurare un’educazione inclusiva ed equa e promuovere opportunità di
apprendimento permanente per tutti”, così come previsto nell’Agenda degli obiettivi
di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030.
Istruzione gratuita, obbligatoria, accessibile
Da ricordare che la
stessa Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata
dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1948, prevede all’art. 26 che “ogni
individuo ha diritto all’istruzione”, che “deve essere gratuita” e obbligatorio
almeno per “le classi elementari e di base”, mentre l’istruzione tecnica e
professionale deve essere “alla portata di tutti” e l’istruzione superiore
“accessibile a tutti sulla base del merito”. Già negli anni del secondo
dopoguerra l’Onu raccomandava che l’istruzione fosse indirizzata “al pieno
sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti
umani e delle libertà fondamentali” e che dovesse promuovere “la comprensione,
la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e religiosi”
e “favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace”; nella
stessa Dichiarazione si indica che “i genitori hanno diritto di priorità nella
scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”.
265 milioni di scolari assenti dai banchi
Sono passati oltre 70
anni da allora ma ancora oggi - denuncia l’Onu - 265 milioni di bambini e
adolescenti nel mondo sono assenti da scuola e 617 milioni non sanno leggere e
scrivere e fare operazione matematiche di base. Le più svantaggiate sono le
bambine e le ragazze. Una adolescente su tre nelle famiglie più povere, nei
Paesi più arretrati, non è mai andata a scuola; nell’Africa subsahariana meno
del 40 per cento completa la scuola secondaria inferiore. Sono dati tratti
dall’ultimo rapporto dell’Unicef, che mette in luce “la crisi
dell'apprendimento ed il bisogno urgente di migliorare i fondi per l'istruzione
dei bambini più poveri”. Tra i 42 Paesi presi in esame è risultato che i fondi
per l’istruzione dei figli del 20 per cento delle famiglie più ricche sono il
doppio di quelli destinati ai figli del 20 per cento delle famiglie più povere.
Come a dire che quanto più si è poveri tanto più si è esclusi dai programmi
educativi!
Investire in modo equo e diffuso
“Gli Stati ovunque –
avverte Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef - stanno fallendo
nel prendersi cura dei bambini più poveri del mondo, e per questo, anche nel
prendersi cura del benessere stesso del Paese”. “Siamo in un momento critico”
ammonisce Fore e se non investiremo “in modo equo e diffuso sull’istruzione dei
bambini”, questi “avranno poche speranze di affrancarsi dalla povertà,
acquisire le competenze di cui hanno bisogno, avere successo nel mondo di oggi
e contribuire alle economie dei loro Paesi”.
Dimezzare la povertà con i libri
L’Unesco rammenta
che centrando il quarto Obiettivo dello sviluppo sostenibile - “garantire
un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento
permanente per tutti” - potrebbe essere dimezzata la povertà nel mondo intero.
E’ infatti dimostrato che ogni anno istruzione porta in media un incremento
medio del 10 per cento del reddito, percentuale che cresce di molto nei Paesi
più poveri, che hanno carenza di lavoratori qualificati.
Cultura per tutti porta pace e stabilità
L’istruzione è anche
la chiave di volta per creare condizioni di politica partecipata, inclusione
sociale, democrazia diffusa, stabilità e pace. Una recente ricerca condotta in
100 Paesi con almeno 50 anni di storia ha dimostrato che un maggiore divario
educativo è portatore di maggiori conflitti. Le iniziative educative rivolte
alle fasce di popolazioni più povere ed emarginate ne favoriscono
l’emancipazione e l’accesso alla giustizia, contribuendo alla riconciliazione
nelle società.
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