E' opportuno vigilare !
di ROBERTO COLOMBO
Sono pochi gli italiani della mia
generazione che sono cresciuti senza avere letto i fumetti di Topolino, il
periodico che illustrava le allegre avventure del più popolare personaggio
disneyano, Mickey Mouse, e della sua corte di animali dalle virtù e dai vizi
umani. Nella famiglia del generoso Paperino era possibile leggere
antropomorficamente le nostre famiglie, con i membri ben riconoscibili nella
loro identità personale e nei loro rapporti affettivi e generativi: da nonna
Papera a madre Ortensia e agli allegri nipoti Qui, Quo e Qua, dallo stravagante
cugino Paperoga all’ingegnoso zio Pico De Paperis e al ricco e avaro zio
Paperone.
Settant’anni fa nasceva la
rinnovata versione italiana a libretto di Topolino, erede degli albi
editi da Nerbini prima e successivamente da Mondadori. Un libretto di
cento pagine al prezzo di 60 lire, con cadenza mensile e poi
settimanale, la cui uscita il mercoledì era da molti di noi ragazzi attesa
in edicola con impazienza e dai nostri genitori con la fiducia di
chi metteva nelle mani dei propri figli una lettura di sano
divertimento, mai diseducativa. Questa sintonia con la reale antropologia
della famiglia – simbolica, colorata e affascinante, come si conviene
per i piccoli lettori, ma apprezzata anche dai grandi – ha caratterizzato
la lunga fortuna dei personaggi e delle loro storie usciti dalla
penna degli artisti della Walt Disney Company.
Una sintonia che ha iniziato a
spezzarsi domenica 26 gennaio 2014, quando Disney Channel, canale televisivo
destinato all’infanzia, ha mandato in onda un episodio della serie 'Buona
fortuna Charlie', per la prima volta, con le due mamme lesbiche.
Da qualche anno, la Disney sembra
avere imboccato una strada diversa nel creare e presentare i suoi cartoni
animati, che la sta portando ad abbracciare l’agenda della 'rivoluzione del
gender' nel concepire e presentare le figure e le avventure dei suoi
personaggi, la cui identità sessuale stilizzata risulta sempre più fluida e le
cui relazioni affettive e generative assumono ogni possibile orientamento e
immaginazione, accendendo nella curiosità e fantasia dei giovanissimi
destinatari del 'prodotto da divertimento' tensioni e accenti in direzione
opposta alla realtà della famiglia in cui vivono e al percorso educativo
proposto dai loro genitori e da quanti collaborano con essi nella formazione
dei figli.
Si tratta di un errore pedagogico
perché nasce da un errore antropologico e coinvolge i più sensibili e fragili
tra i soggetti da accompagnare educativamente nella vita, introducendoli passo
dopo passo alla realtà della persona umana e delle sue genuine relazioni
affettive e generative.
In questo
giudizio ci è di guida il Santo Padre Francesco che a Napoli, l’11 marzo 2015,
ammoniva i giovani a diffidare di «quello sbaglio della mente umana che è la
teoria del gender, che crea tanta confusione». Riprendeva così le parole di
Benedetto XVI: «La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione
antropologica in essa soggiacente è evidente» (21 dicembre 2012).
Il 20 novembre scorso è
stata consegnata al Parco Disney di Orlando (Florida), una petizione di
genitori, nonni ed educatori (oltre 485mila firme) che chiedono ai manager e
agli amministratori della Walt Disney Company di invertire la rotta lungo il
pendio scivoloso della genderizzazione dei prodotti di divertimento per
bambini, cartoons e non solo. «I parchi di divertimento Disney sono
considerati un luogo sicuro dove le famiglie
possono divertirsi insieme – ricordano – e la Disney ha un primato particolare
nell’intrattenere e affascinare i bambini ». Per questo i genitori chiedono che
la Disney «non indottrini i loro figli con un’agenda politica» indirizzata
dalle teorie Lgbtq.
Una richiesta
ragionevole da parte del soggetto primario dell’educazione dei figli che sono i
genitori, indirizzata a chi ha fatto dell’intrattenimento multimediale dei
bambini l’oggetto della propria attività artistica e produttiva e di una
fortuna economica internazionale, perché siano rispettati nel loro percorso di
crescita umana i più piccoli e fragili tra i fruitori del divertimento.
Roberto
Colombo
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