lunedì 30 ottobre 2023

ORA DI RELIGIONE. E' TEMPO DI FRESCHEZZA

 
La sfida per maestri e prof: testimoniare con l’esempio che il cristianesimo è «utile perché offre uno spazio prezioso per potersi confrontare sulle cose che contano»


 -         di MARINA ROSATI

 Testimonianza e relazioni per ridare freschezza al Vangelo, per far comprendere che Gesù è un’opportunità, una risorsa che sa mettere in luce la bellezza dell’umano. Le insegnanti di religione, riunite alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli ad Assisi per il corso di aggiornamento organizzato dal Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica della Cei, ne sono convinte. Da nord a sud la voce è unanime nel dire che, soprattutto dopo il Covid, è necessario rimettere al centro l’uomo. «Bisogna andare alla scoperta dell’umano, della sua bellezza – spiega Giusy Miglio, insegnante in una scuola dell’infanzia- primaria della diocesi di Crotone- San Severo – ; dobbiamo sostituire al concetto “Tu chi sei” quello “Per chi sei”. E noi insegnanti dobbiamo esprimere entusiasmo, comunicare con il nostro esempio e la nostra testimonianza la bellezza dell’umano ». Della stessa opinione anche Antonietta Cristaudo, insegnante in una scuola secondaria di primo grado della diocesi di Lamezia Terme. «È necessario imparare a parlare con l’esempio, con la nostra vita. Oltre a trasmettere valori bisogna portare la testimonianza, in modo che i bambini, i ragazzi possano comprendere che quello che diciamo è ciò che viviamo». Se il cristianesimo rischia di mancare di freschezza, per Tommasina Porto Bonaco, insegnante di religione in un liceo classico sempre di Lamezia Terme, molte responsabilità derivano anche dagli eccessi della tecnologia. «Oggi quando si parla di umano, sembra che si parli di qualcosa di vecchio, vetusto rispetto alla realtà che viviamo – spiega la docente – ; in verità la tecnologia non può e non deve sostituire l’umano che è fatto di passioni, emozioni e sentimenti».

 Sulla stessa linea anche Erica Fresu, insegnante di religione in una primaria della diocesi di Ozieri in Sardegna che parla di «ridare freschezza al cristianesimo con l’esperienza. Abbiamo bisogno di trasmettere Gesù con l’esempio. Spesso i nostri alunni percepiscono, condividono o vivono certi valori come fraternità, solidarietà e bene comune, non sapendo che sono baluardi del cristianesimo. Questi valori che, come dicevo vengono anche vissuti o riconosciuti dai nostri giovani, non sono ricondotti alla vita di Gesù». Occhio però a non essere contro producenti aspirando a quella «perfezione che non esiste. Bisogna invece veicolare che la bellezza del cristianesimo è la gratuità».

 Ne è fermamente convinto Francesco Luppi, insegnante in un liceo di Piacenza dove racconta, «esordisco sempre in maniera provocatoria dicendo che la religione non è utile, perché esce dall’ottica economica. E invece la freschezza del cristianesimo sta nella capacità di riuscire a leggere le risorse dell’umano. Gesù è una risorsa per l’uomo; se noi insegnanti – spiega ancora Luppi – riusciamo a far comprendere ai nostri alunni che il cristianesimo è utile perché è l’unico spazio per potersi confrontare sulle cose che contano, abbiamo ben fatto il nostro servizio. Gli studenti sono affascinati da Gesù, non hanno pregiudizi e sono aperti alla conoscenza. Anche perché nella mia esperienza – sottolinea ancora – su una classe media di 25 unità, sono appena due, tre quelli che non si avvalgono». Che l’interesse per Gesù e il cristianesimo ci sia lo sottolinea anche Rosita Tallone, insegnante in una scuola secondaria di primo grado di Cuneo che rileva tuttavia la difficoltà nella trasmissione della religione di cui «apparentemente non hanno bisogno. I nostri bambini e ragazzi perché dovrebbero interessarsi al Vangelo quando vivono in un mondo dove c’è tutto. I ragazzi ne sanno più di quanto io stessa sperassi – aggiunge – ma ciò che dobbiamo fare è coinvolgerli, interessarli perché parlare di Dio significa toccare le corde dell’uomo, il senso della trascendenza. E poi – conclude – tutte le discipline devono valorizzare le relazioni ma la nostra più di tutte le altre». Per fare ciò nella scuola dove insegna, specie dopo la pandemia, si è attivato un percorso di inserimento dei più piccoli attraverso l’aiuto dei più grandi, «e funziona». Anche perché, conclude Rosaria Marino insegnante in un istituto superiore di Catanzaro dobbiamo ricordarci che «la freschezza del cristianesimo non può passare per la tecnologia, che crea connessioni ma non legami».

 www.avvenire.it



 

Nessun commento:

Posta un commento