irta di spine
che non lasci spazio
anche per un piccolo bocciolo di fiore
(Aforisma africano).
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di Giancarlo Ravasi
È
uno dei pocket in inglese che si trovano nelle edicole degli aeroporti
stranieri e contiene una raccolta di detti proverbiali dei vari continenti. Non
so come, ma è riaffiorato tra i miei libri e mi ha offerto, con questo aforisma
africano, uno spunto suggestivo di riflessione. In molte case si custodiscono
piante grasse che sopravvivono lungamente senz’acqua e che sono avvolte in una cortina di
spine più o meno acuminate. Eppure, quasi miracolosamente talvolta riescono a
far emergere fiorellini dai colori ora accesi ora tenui, oltre naturalmente a
offrire quel verde costante che le contraddistingue. La parabola è semplice e
fa il paio col nostro, molto meno poetico, proverbio secondo il quale «ogni
ladrone ha la sua devozione».
Un
racconto apocrifo molto noto narra che Gesù di fronte alla carogna di un cane
morto, mentre i suoi discepoli ne segnalavano il disgusto, esclamasse:
«Guardate i suoi denti: sono candidi come chicchi di grandine!». In ogni
creatura, anche dietro le apparenze più infami e le storie più vergognose,
alberga un’oasi,
sia pure striminzita, di bontà e umanità. Il vero cristiano dovrebbe puntare a
quel varco per allargarlo, prima di ergersi a giudice inesorabile, del resto,
segnato dal male. È un po’ il motto di Cristo, «cercare ciò che è perduto», o
per ricorrere a un’immagine di Isaia ripresa anche da Gesù, riutilizzare la
canna incrinata e non spegnere il lucignolo fumigante. Non è «buonismo- a tutti
i costi, ignorando il male, ma è scommettere sulla forza dirompente del bene.
Finisco con un altro proverbio tratto da quel libretto. E tibetano: «Nessuno è
nato sotto una cattiva stella. Ci sono piuttosto persone che non sanno
comprendere il cielo».
Testo
tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori
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