- Ger 17,5-8; Sal 1; 1Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo
pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da
tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e
vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio
dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra
ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo, infatti, agivano i loro padri
con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo,
infatti, agivano i loro padri con i falsi profeti».
Commento di p. Marc Augé
Nel breve brano di Geremia (prima
lettura) ascoltiamo lo stesso messaggio del salmo responsoriale: “Benedetto
l’uomo che confida nel Signore”. Anzi, il salmo responsoriale riprende le
parole di Geremia e le sviluppa con nuove immagini. Che senso ha confidare nel
Signore, porre la legge di Dio al centro della nostra vita? Che significa
scegliere la via non di rado faticosa del bene? “Confidare nel
Signore” significa porre il fondamento dell’edificio della propria esistenza in
Dio. Il contrario equivale a costruire l’esistenza sulla fragilità ed i limiti
delle proprie risorse. Due vie o due possibili scelte. Su questo dualismo
legato alle decisioni umane, si articola anche la struttura delle beatitudini,
che il vangelo d’oggi ci propone nell’originale versione di san Luca.
Le beatitudini sono l’espressione
più genuina del messaggio evangelico, e quindi possono essere considerate come
una sintesi della fisionomia morale del discepolo di Gesù. Nel testo che ci
offre Luca emerge con insistenza l’esaltazione della povertà che l’evangelista
presenta come una chiara esigenza per colui che intende seguire Gesù. Infatti,
la prima beatitudine, che definisce e specifica tutte le altre, inizia con
queste parole: “Beati voi poveri…”, e in seguito: “Beati voi che ora avete
fame…” Nella redazione di san Luca, alla serie delle quattro beatitudini segue
poi quella delle quattro maledizioni o dei quattro “guai”: “Ma guai a voi,
ricchi… Guai a voi, che ora siete sazi…”. La povertà esaltata dalle
beatitudini, pur essendo una vera povertà, non è una misura mortificante di
austerità, non è disprezzo dei beni di questo modo; viene piuttosto presentata
come una situazione che diventa segno della disposizione totale del cuore di colui
che intende seguire Gesù povero e stabilire con lui una vera comunione di vita.
Il povero è beato, perché ha le mani e il cuore aperti all’attesa di Dio, che
non delude. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda
che “la vera felicità non si trova né nella ricchezza o nel benessere, né nella
gloria umana o nel potere, né in alcuna attività umana, per quanto utile possa
essere, come le scienze, le tecniche e le arti, né in alcuna creatura, ma in
Dio solo, sorgente di ogni bene e di ogni amore” (n. 1723). Santa Teresa di
Gesù lo dice sinteticamente: “a chi possiede Dio non manca nulla: Dio solo
basta”.
Si potrebbe riassumere il
messaggio della parola di Dio in questa domenica con le parole dell’antifona
d’ingresso, tratte dal Sal 30: Dio è “mio baluardo e mio rifugio”, o anche col
ritornello del salmo responsoriale: “Beato l’uomo che confida nel Signore”; chi
confida in Lui, non resterà mai deluso. Ci viene proposta una scelta di campo,
un’opzione che in definitiva è tra l’autosufficienza e la totale fiducia nel
Signore. Nel brano proposto come seconda lettura, san Paolo ribadisce
indirettamente questa stessa dottrina quando afferma che per la potenza di Dio
Cristo è risorto e quindi anche per noi si dischiude la speranza della
risurrezione: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa
vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è
risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”. Si tratta sempre di
riporre ogni nostra speranza nel Signore.
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