mercoledì 6 ottobre 2021

IL DISAGIO MENTALE GIOVANILE IN CRESCITA


 Unicef: cresce il disagio mentale giovanile.

 Il suicidio tra le prime cause di morte

I dati nel Rapporto Unicef in uscita oggi in cui si stima anche l'impatto della pandemia sulla salute dei giovanissimi e si valutano gli investimenti istituzionali per farvi fronte, ancora troppo scarsi

 

-Gabriella Ceraso, Cecilia Seppia

 

Sono cifre preoccupanti le prime che emergono dal Rapporto curato dall'Unicef dal titolo : "La Condizione dell'infanzia nel mondo - Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani". Più di un adolescente su 7, tra i 10 e i 19 anni, convive - secondo i dati - con un disturbo mentale diagnosticato e in prevalenza si tratta di maschi, 89 milioni, contro i 77 milioni di ragazze. Un disagio che a volte può diventare insopportabile e che porta quasi 46mila adolescenti ogni anno a togliersi la vita, in pratica più di uno ogni 11 minuti. Nelle diagnosi dei disturbi mentali a prevalere, al 40% circa, sono ansia e depressione con tassi più elevati in Medio Oriente e Nord Africa, in Nord America e in Europa Occidentale. In alcuni casi il disagio mentale - fa sapere l'Unicef -  è tale che da lasciare i giovani con la sensazione di non avere una via di uscita. E così il suicidio è, nel mondo, una fra le prime cinque cause di morte nei giovanissimi tra 15 e 19 anni, ma in Europa occidentale diventa la seconda, con 4 casi su 100mila, dopo gli incidenti stradali.

L'impatto sociale e scarsi investimenti

Ogni problematica mentale diagnosticata impatta sui bambini ma di riflesso sulla società tutta: dal deficit di attenzione, all' autismo, dal disturbo bipolare a quelli della condotta e dell'alimentazione. Una nuova analisi della London School of Economics presente nel Rapporto sui giovani dell'Unicef, indica che il mancato contributo alle economie a causa dei problemi di salute mentale che portano a disabilità o morte tra i giovani, è stimato in quasi 390 miliardi di dollari all'anno. A fronte di questo, "i governi - ha dichiarato il direttore generale dell'Unicef Henrietta Fore - stanno investendo troppo poco per affrontare questi bisogni fondamentali". A livello globale, infatti, agli interventi per patologie mentali, viene destinato solo il 2% dei fondi governativi per la salute. "Troppo poco, rispetto alle necessità", mette in guardia il Rapporto. 

Il costo psicologico della pandemia

All'interno del nuovo rapporto, viene presentato anche un sondaggio condotto dall'Unicef e dalla società di analisi americana Gallup in 21 paesi, che stima il costo psicologico della pandemia il cui impatto potrebbe prolungarsi per molti anni. Secondo i dati, 1 giovane su 5 tra i 15 e i 24 anni dichiara di sentirsi spesso depresso o di avere poco interesse nello svolgimento di attività. A livello globale, almeno 1 bambino su 7 è stato direttamente colpito dai lockdown, mentre più di 1,6 miliardi di bambini hanno perso parte della loro istruzione a causa delle chiusure delle scuole. L'interruzione della routine, dell'istruzione, delle attività ricreative, così come la preoccupazione per il reddito familiare e la salute, spiega il rapporto, rende molti giovani spaventati, arrabbiati, fragili e preoccupati per il loro futuro. "Sono stati 18 lunghi mesi per tutti noi, specialmente per i bambini. Con i lockdown a livello nazionale e le restrizioni di movimento legate alla pandemia - ha dichiarato il direttore generale dell'Unicef Henrietta Fore, i bambini hanno trascorso anni indelebili della loro vita lontano dalla famiglia, dagli amici, dalle aule, dal gioco, elementi chiave dell'infanzia stessa". Non solo. L'impatto della pandemia sulla salute mentale "è solo la punta dell'iceberg. Anche prima della pandemia - conclude - troppi bambini erano gravati dal peso di problemi, non affrontati, di salute mentale".

Fattori predittivi e protettivi di disturbi mentali

Dal rapporto emerge poi come all'origine dei disturbi mentali ci sia un mix letale di genetica, esperienze e fattori ambientali che incidono, contrariamente a quanto si pensa, fin dai primissimi giorni  dopo la nascita, tra cui il ruolo dei genitori, la scolarizzazione, la qualità delle relazioni, l'esposizione alla violenza o ad abusi, la discriminazione, la povertà, le crisi umanitarie e le emergenze sanitarie come quella provocata dal Covid-19, destinati a influenzare la salute mentale dei bambini per tutta la loro vita. Mentre i fattori protettivi, come persone che si prendono cura di loro amorevoli, ambienti scolastici sicuri e relazioni positive tra coetanei possono contribuire a ridurre il rischio di disturbi mentali. Secondo il rapporto, di nuovo, esistono delle barriere importanti, tra cui stigmatizzazione e mancanza di fondi, che stanno impedendo a troppi bambini di godere di una buona salute mentale o di accedere al supporto di cui hanno bisogno.

Agire su tre direttrici

La Condizione dell’infanzia nel mondo invita perciò i governi e i partner del settore pubblico e privato a impegnarsi, comunicare e agire per promuovere la salute mentale di tutti i bambini, adolescenti e persone che se ne prendono cura, proteggere chi ha bisogno di aiuto e assistere i più vulnerabili. Le direttrici su cui muoversi sono tre: investimenti urgenti nella salute mentale dei bambini e degli adolescenti in tutti i settori, non solo in quello sanitario, per sostenere un approccio alla prevenzione, alla promozione e alle cure che coinvolga tutta la società; integrare e aumentare gli interventi basati su evidenze nei settori della salute, dell'istruzione e della protezione sociale - compresi programmi per i genitori che promuovano un'assistenza attenta e amorevole e sostengano la salute mentale di genitori e persone che si prendono cura dei bambini e garantire che le scuole supportino la salute mentale attraverso servizi di qualità e relazioni positive. Infine: rompere il silenzio che circonda le problematiche di salute mentale, affrontando la stigmatizzazione, promuovendo una migliore comprensione della salute mentale e prendendo sul serio le esperienze dei bambini e dei giovani. "La salute mentale è una parte della salute fisica - non possiamo permetterci di continuare a vederla in altro modo", ha detto Fore rivolgendo un appello finale. "Per troppo tempo, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, abbiamo visto poca comprensione e troppo pochi investimenti in un aspetto essenziale per massimizzare il potenziale di ogni bambino. Tutto questo deve cambiare".

 Vatican News

 RAPPORTO UNICEF



 

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