Fabio Colagrande – Città del Vaticano
Ai nostri microfoni suor Smerilli ci dice la
sua impressione sull' evento:
R.- Devo
dire che le dirette online di queste giornate, che ho seguito dalla regia
centrale qui ad Assisi, sono state a tratti emozionanti. Considerando tutta la
complessità che c'è dietro la messa in onda, vedere che tutto più o meno ha
funzionato è stato un sollievo! Ma soprattutto è stato emozionante vedere il
coinvolgimento dei giovani, i tanti commenti che arrivavano online durante la
diretta, tutti coloro che ci stavano seguendo, i collegamenti con diversi
luoghi del mondo dove c’erano diversi “Hub” dove, chi poteva radunarsi, si è
radunato. Credo che tutto questo ci dia molta speranza per continuare. E anche
i contenuti sono stati molto, molto interessanti.
Cosa l’ha
colpita di più dell’andamento dell’evento in streaming?
R.- Mi ha
colpito come durante la prima giornata, giovedì 19, i saluti istituzionali del
cardinale Turkson, del vescovo di Assisi, della responsabile dell’Istituto
Serafico e del sindaco di Assisi, non siano stati solo “saluti”, ma ci abbiano
detto quanto la Chiesa, le istituzioni e gli adulti, abbiano voglia di mettersi
in ascolto dei giovani. Un altro aspetto notevole è che le conferenze che
abbiamo seguito siano state preparate dai giovani partecipanti assieme ai
relatori. Per esempio, Jeffrey Sachs è venuto per commentare le proposte
elaborate dai giovani durante questi nove mesi. Quindi il valore aggiunto di questa manifestazione è la
realizzazione di un’inedita alleanza tra giovani e adulti. Mi sembra che questo
abbia colpito molti: durante la diretta abbiamo ricevuto tantissimi commenti di
chi diceva che vedere giovani e adulti insieme lavorare così in sinergia è
davvero un segno di speranza. E poi ci sono stati i momenti di “a tu per tu”
con san Francesco, in cui come organizzatori siamo riusciti a portare Assisi a
casa dei giovani che sarebbero voluti venire qui. Momenti che i giovani stessi
avevano preparato per dire l’attualità di Francesco in campo economico: con
registri diversi, anche con meditazioni e momenti artistici. La parola che a
mio parere più ritorna è quella di speranza, ed è una speranza fondata su
questi giovani che sono qui, lavorano e fanno proposte concrete.
Qual è il
vero obiettivo di queste tre giornate?
R.- Queste
giornate non sono l’evento di “The Economy of Francesco”. I giovani che sono
qui innanzitutto hanno aderito a una chiamata di Papa Francesco del maggio
2019, poi hanno lavorato per tutti questi mesi e ora vogliono continuare a
lavorare. L’obbiettivo di questa tre giorni in streaming è perciò far
conoscere, a chi non ha partecipato al processo, che cosa è stato fatto finora
e aggregare tante altre persone che vogliono condividere il sogno di cambiare
l'economia. Quindi questo è un momento in cui si esce allo scoperto per
mostrare le proposte elaborate fin qui, raccontare un pezzo di strada già
percorso insieme con l’intenzione però di continuare a camminare.
Lei ha detto
che c’era un tema trasversale che ha caratterizzato i dodici villaggi tematici
ai quali i partecipanti hanno lavorato dal marzo scorso: rivalutare la cura all'interno
della società e dell'economia…
R.- È un
tema centrale in queste giornate. Lo ha dimostrato anche l’intervento della
filosofa canadese Jennifer Nedelsky che ha lavorato intorno ai temi della cura
e del lavoro nel villaggio “Working and Care” e si è confrontata con i giovani
che hanno approfondito il tema del lavoro in san Francesco, per esempio. La
cura è un tema trasversale perché i giovani hanno cominciato a lavorare quando
in Europa c’era il picco della pandemia e quindi l'attenzione ai temi della
cura ha attraversato tutti i lavori. Si è parlato di questo anche dal punto di
vista della finanza. Si è capito che non si può proporre una finanza nuova che
abbia al centro le persone, se non ci si occupa anche di investimenti che
vadano a migliorare i sistemi sanitari e garantiscano che le cure possano
arrivare a tutti e che il vaccino non diventi un modo per dividere ma unire. Ma
anche per quanto riguarda la transizione energetica verso la sostenibilità si è
compreso che è un processo che deve includere anche il prendersi cura gli uni
degli altri e, insieme, prendersi cura del pianeta. Il
vero tema trasversale qui è la cura di noi stessi, delle relazioni di tutti e
del pianeta.
I giovani
hanno anche espresso il bisogno di una maggiore partecipazione delle donne
all'economia e alla finanza perché queste diventino più inclusive…
R.- C’è
stato un villaggio specifico dedicato a questo tema che - se fossimo stati in
presenza qui ad Assisi - si sarebbe svolto nella Basilica di Santa Chiara. Ma
un po’ tutti i villaggi sono stati attraversati anche da questo grande tema.
Questo perché i giovani da una parte sono oltre: hanno superato certe logiche,
per cui per loro è naturale che non ci siano, per esempio, differenze di
opportunità tra uomini e donne e si condivida la cura familiare. D’altra parte,
si rendono conto che i problemi esistono a questo livello e quindi si vogliono
impegnare anche in questa direzione. Se n'è parlato anche qui nella finanza,
nel villaggio del lavoro, ma anche rispetto ai temi delle nuove tecnologie e
dell'agricoltura. Il punto è far capire a tutti che solo insieme - uomini e
donne - possiamo cambiare l'economia e darle un’anima.
Dunque, un
po' com’era successo per il Sinodo dei giovani, uno dei punti forti di questa
iniziativa è avviare un processo di ascolto…
R.-
Esattamente, e lo dimostrano le conferenze organizzate durante queste giornate.
Penso all’incontro di venerdì pomeriggio con Muhammad Yunus l’ideatore del
microcredito a cui i giovani del villaggio finanza hanno presentato l'esito del
loro lavoro e alcune proposte che hanno discusso con lui aprendosi anche ai
commenti. Quindi, su questi tre giorni sono state spalmate un po' le proposte
che i giovani hanno fatto in questi mesi. Credo che i partecipanti arriveranno
anche ad una sorta di manifesto finale, che riassuma l’impegno che loro
vogliono prendere. Ma, come dicevamo, questo avvenimento è un punto d'inizio e
la cosa più bella che sto osservando in questi giorni è vedere come questi
grandi economisti si mettano a disposizione per interagire con i giovani. Un
aspetto che non è visibile online è che i grandi ospiti, gli economisti adulti,
si sono messi a disposizione dei giovani, hanno dato degli slot di tempo in cui
i giovani si possono prenotare per dei colloqui individuali. È la stessa cosa
che avremmo fatto ad Assisi in presenza, se fosse stato possibile: quindi un
giovane può per esempio parlare dieci minuti con Yunus, presentargli le sue
idee e le sue aspettative, farsi dare un consiglio. Quindi c'è anche tutta
questa rete di relazioni personali che si sta creando.
Quali sono
le sue speranze per queste tre giornate?
R.- Mi auguro che i giovani vengano davvero ascoltati e che
non sia un momento in cui si fa un po' di confusione e poi tutto torna come
prima. Quindi, in questo senso, mando un messaggio anche a chi si occupa di
comunicazione, perché a volte sembra che per parlare dell'evento e dargli un
po’ di attenzione si cerchi solo il grande nome, si aspetti solo il discorso
del Papa… Invece c’è tanta vita qui che i giovani stanno tirando fuori, ci sono
novità per il futuro. Dovremmo ascoltarli di più e non solo in questi giorni.
Se ogni adulto, in questo momento, decidesse che è un compito importante,
quello di mettersi accanto a un giovane e accompagnarlo e ascoltarlo, ebbene io
credo che il mondo cambierebbe in meglio.
Nessun commento:
Posta un commento