mercoledì 3 giugno 2020

PEDOFILIA ON LINE, REGNA L'INDIFFERENZA.

Turpe mercato prospero nell’indifferenza 
del mondo

Rapporto 2020 dell’Associazione Meter: scovate 7 milioni di foto, 1 milione di video, 320 chat pedopornografiche. L’inerzia dei governi e l’inefficienza delle forze dell’Ordine nel mondo per contrastare questo crimine globale. Intervista a don Fortunato Di Noto

di Roberta Gisotti – Città del Vaticano

“La pedopornografia on line continua a prosperare indisturbata, con profitti in costante crescita”. Il Rapporto 2020 dell’Associazione Meter “merita di essere letto, approfondito, assimilato, compreso e non sottaciuto”. “I dati riportati non sono meri risultati statistici, numeri freddi e senza vita”.
Un crimine mondiale che trova molte complicità
Nonostante la premessa di questi chiari avvertimenti a non sottovalutare  le denunce lanciate nel vuoto, da decenni ormai, da poche organizzazioni come Meter, con ogni probabilità questo crimine, senza confini, resterà in massima parte protetto da una sorta di immunità sociale, complice l’omertà di fatto della grande stampa, l’inefficacia delle strategie messe in atto dalle poche forze di polizia dedicate al contrasto di questo crimine, l’indifferenza delle opinioni pubbliche, il potere di lobby che spingono verso il riconoscimento dei rapporti sessuali tra adulti e minori.  
7 milioni di foto pedopornografiche in un  anno
Il bilancio dell’impegno profuso dall’Osservatorio mondiale contro la pedofilia (Osmocop) presso Meter è come ogni anno drammatico, riferendosi agli abusi e alle violenze sessuali subite da bambini da 0 a 13 anni, ma nel 2019 ha registrato un’impennata. Oltre 7 milioni le foto segnalate lo scorso, il doppio che nel 2018; in leggero calo, poco meno di un milione i video; in aumento invece le chat da 234 a 323. Dal 2014 ad oggi l’osservatorio di Meter ha monitorato più di 16 milioni di foto, quasi 3 milioni e 500 mila video, oltre 12 mila 500 archivi e 1022 chat di contenuti pedofili.
I bambini sono merce di un turpe mercato
Dietro questi numeri i corpicini di piccole vittime innocenti oggetto di turpi mercati per il piacere di pedofili on line, coperti dall’anonimato della rete. I bambini sono una merce da vendere, i più richiesti nelle foto quelli tra 8 e 12 anni (oltre 5 milioni e mezzo), a seguire quelli dai 3 ai 7 anni (più di 1 milione 320 mila), infine da 0 a 2 anni (oltre mila 7 e 600).
Trenta nazioni coinvolte nelle denunce di Meter
Riguardo i domini, vi sono 30 nazioni coinvolte nelle denunce, al primo posto lo scorso anno Haiti, seguita da Francia e Nuova Zelanda, in una geografia che nei cinque continenti rispecchia l’offerta, la domanda e i paradisi digitali, dove registrarsi con meno spese e controlli, cosicché se i siti  sono registrati in alcuni Paesi, i servizi e i materiali sono forniti magari da server in altre località, in un commercio senza confini fisici che in massima parte viaggia nel cosiddetto deep web, zona sommersa della rete, dove si intreccia ogni sorta di attività criminali, facilitate dalla maggiore difficoltà o anche impossibilità di essere tracciate e quindi perseguite dalle forze dell’ordine, grazie anche alla velocità con cui vengono impiantate e smantellate in breve tempo. Può capitare che una collezione di foto o video pedopornografici resti a disposizione solo 24 ore.
Appello alle Polizie di tutti gli Stati: collaborate
Per questo Meter fa appello “alle Forze dell’Ordine di tutti gli Stati che dovrebbero collaborare per evitare la perdita e lo spreco di informazioni vitali per il contrasto immediato della pedocriminalità on line web e per la liberazione immediata dei bambini coinvolti in questo turpe mercato di violenza inaudita”. “Aspettiamo che quanti hanno responsabilità̀ di vigilanza e di giustizia si attivino affinché́ non rimanga il silenzio su ciò̀ che accade giornalmente sul web (e non solo). E la stessa sensibilità ci aspettiamo dai comuni cittadini, perché i bambini sono il futuro di tutti”.
L’indifferenza del mondo è il male più inquietante
L’indifferenza del mondo appare infatti l’aspetto più inquietante, confida con amarezza don Fortunato di Noto, parroco ad Avola, nella diocesi di Noto, presidente dell’associazione Meter, fondata dal sacerdote siciliano, che da 30 anni opera in difesa dell’infanzia violata.
R. – E’ così tanto inquietante, essendo ormai un problema globale, non più localizzabile, perché c'è, è vero, l'abuso reale nel posto in cui si trova il bambino ma la produzione del materiale video e foto va oltre quel luogo e attraverso la rete la violenza si propaga ed è usufruibile da pedofili e pedopornografi in tutto il mondo. Qui si tratta non più di numeri ma di vittime reali, che sta coinvolgendo sempre di più la vita di milioni di bambini, cui viene negata l’innocenza e la cosa ancor più grave è che non otterranno mai giustizia, perché non saranno mai identificati. Raramente  le Polizie quando ricevono le segnalazioni le prendono sul serio e portano avanti un’azione investigativa, che faccia giustizia nei confronti del bambino o della bambina vittime.
Don Fortunato, nel concreto, che cosa accade delle vostre denunce?
R. -  Innanzitutto noi denunciamo sempre, essendo italiani, alla Polizia postale italiana, poi di conseguenza quando noi identifichiamo il territorio di appartenenza di un server provider lo segnaliamo alla Polizia di quella Nazione, che sia - ad esempio - in Francia, Spagna, Germania, Nuova Zelanda, Brasile, Colombia, Messico, ecc. In contemporanea mandiamo le nostre segnalazioni, quasi nel 90% dei casi, ai server provider, che purtroppo - qui c'è una postilla che nessuno mai dice -  in quasi tutti i Paesi del mondo agiscono su base volontaria nel segnalare alle Polizie del territorio nazionale i siti e i materiali pedopornografici e questo compromette molto i risultasti delle indagini. In effetti delle oltre 60 mila segnalazioni inviate in 17 anni, con quasi 175 mila link individuati, in ultima analisi pochissime sono state prese in considerazione, escludendo l'Italia che quando c'è un filone italiano veramente agisce con determinatezza e con capacità investigativa di eccellenza.
Quindi se tutte le forze di Polizia del mondo avessero preso sempre sul serio le vostre denunce forse ci sarebbero stati migliori risultati?
R. - E’ di fondamentale importanza perché altrimenti che senso ha Meter che da 30 anni fa segnalazioni costantemente, giorno dopo giorno e attraverso Osmocop, l’Osservatorio mondiale contro la pedofilia,  collabora in altre Nazioni con altri strutture associative, che magari sono molto più sostenute da imprese ed aziende ma che comunque mostrano anche loro che c'è un’azione deficitaria; cioè non ha alcun nessun senso che noi mandiamo le segnalazioni quando poi di fatto non c'è un’azione investigativa, che non è solo un fatto solo punitivo ma si tratta  d’interrompere questo flusso di pedocriminalità, che favorirebbe  l'individuazione delle vittime e favorirebbe la possibilità di trovare i detentori del materiale ma anche gli autori dell'abuso e darebbe una risposta a questo fenomeno così drammatico, così tragico che certamente non troverà forse quasi mai la soluzione definitiva, basti pensare ai neonati coinvolti. Come faranno quei bambini neonati di pochi giorni a denunciare il fatto di un abuso, di cui abbiamo soltanto fotografie e video? Allora se prendessero sul serio – questo lo dico con forza e responsabilità - le nostre segnalazioni in tutto il mondo forse si avrebbero spiragli ulteriori per la tutela e la protezione dei bambini.
Come si sente lei davanti a questa ignavia ai danni dei bambini? La stampa, i governi, le forze di polizia, i gestori della rete, il popolo del web, i cittadini tutti hanno delle responsabilità....
R. - Molte responsabilità. Certamente, ognuno può avere una parte di corresponsabilità per affrontare queste problematiche. Io devo confessare che a volte sento sulla mia pelle la sofferenza e il dolore, a livello personale oltre che associativo; 30 anni di impegno di Meter hanno segnato la storia della pedofilia in Italia e nel mondo, però è anche vero che questo non basta. È necessario uscire fuori dalla burocratizzazione e dall’elitismo dei professionisti dell'abuso, come se ci fosse qualcuno che ne sa di più e qualcuno che ne sa di meno e soprattutto cercare in tutti i modi di prendere sul serio questo problema, che non è marginale ma  coinvolge ogni giorno milioni di bambini vittime e a cui dovrebbe dare risposta ogni Stato, ogni server provider, ogni agenzia educativa, ogni confessione religiosa. Non basta infatti solo sottoscrivere un documento, è necessario poi agire oltre il documento e allora io credo che possiamo farcela insieme. Noi certamente non ci sentiamo né falliti né tanto meno stanchi, però non possiamo fare altro che alzare la voce e chiedere che ognuno faccia propria parte e la faccia bene.
C'è infine un aspetto che spaventa ancor più: in questo vuoto di ogni intervento efficace può crescere l'influenza delle lobby che spingono verso il riconoscimento dei rapporti sessuali tra adulti e minori?
R. - Questo è ormai evidente, si denuncia da decine danni la pressione delle lobby pedofile e pedopornografe che vogliono assolutamente far passare un'idea - alimentata ahimè da migliaia e migliaia di siti e pseudo studi - in cui le relazioni tra adulti e bambini possono rientrare in una sfera di normalità. Non a caso si vuole fare abbassare l'età del consenso dei minori per avere relazioni anche sessuali e si sta facendo passare l'immagine del pedofilo ‘virtuoso’ - già pubblicata, ormai pubblica - perché in fondo in fondo non c'è niente di male in quel che fanno, perché anche il pedofilo ha il suo orientamento sessuale ed è necessario rispettarlo nella sua natura, perché nasce pedofilo. Tutto ciò accade in una società, sorda, assente, silente e a volte anche compromessa.





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