Abbandono la scuola. Anzi, no
Da Cagliari a
Como, da Napoli a Catania a Milano, buone pratiche in campo in chiave
anti-dispersione I progetti puntano sulla “bellezza”, potente fattore di
cambiamento sociale e di rigenerazione urbana
di PAOLO
FERRARIO
E’ la bellezza, la principale alleata della scuola, nella
lotta alla dispersione che, in Italia, colpisce il 14% dei giovani tra i 18 e i
24 anni, ma supera il 20%, se si considera anche la “dispersione implicita”.
Quella cioè che, secondo la definizione dell’Invalsi, interessa i giovani che,
pur aven-È do completato le scuole superiori, arrivando a conseguire il
diploma, sono ben lontani dal raggiungimento dei traguardi minimi previsti dopo
tredici anni di istruzione. Con tutte le difficoltà e le fatiche che questo
comporta per l’inserimento nel mondo del lavoro.
Dunque, proprio la bellezza (ma anche il coraggio, la
fantasia e la generosità di tanti insegnanti, educatori e filantropi), è
stata l’elemento più ricorrente nelle testimonianze ospitate a “Presenti...
inclusi”, evento promosso ieri a Milano da Intesa Sanpaolo, con la Fondazione
Lang Italia, per presentare alcune buone pratiche di inclusione scolastica. «La
dispersione scolastica colpisce i giovani, riduce le possibilità di sviluppo
personale e l’autostima», ha sottolineato Gian Maria Gros-Pietro,
presidente Intesa Sanpaolo, che nel triennio 2016-2018, attraverso il Fondo di
beneficenza, ha investito 27 milioni di euro (e altri 13,5 milioni quest’anno),
in opere di carattere sociale e culturale. Come il progetto“Proud of
you”, attivato alle Vele di Scampia, periferia degradata di
Napoli, dall’associazione Next-Level di Torino, in collaborazione con
l’Università “Luigi Vanvitelli”. Attraverso una didattica innovativa, centrata
molto sul gioco e sulla collaborazione tra i ragazzi, il progetto ha coinvolto
gli alunni dell’Istituto “Virgilio IV” e le loro famiglie. «Qui si parla di
dispersione scolastica già alle elementari», ha ricordato Caterina Corapi,
fondatrice di Nexy-Level, sottolineando i risultati ottenuti dal progetto:
gli scolari sono passati da una media del “4” a “7” in Matematica e anche le
assenze sono crollate in modo verticale. E pure le mamme, al 90% disoccupate,
hanno avuto l’opportunità di riqualificarsi, frequentando un corso di pasticceria.
Sugli artisti ha puntato Antonio Presti, imprenditore e
mecenate, che ha ridisegnato, in senso letterale, il quartiere Librino, confinante
con l’aeroporto di Catania, dove vivono 700mila persone e ci
sono nove scuole. «Con la politica della bellezza abbiamo
scardinato il potere mafioso», ha sottolineato Presti. Che nel suo progetto ha
arruolato gli studenti, molti dei quali a rischio dispersione, ai quali ha
fatto ridipingere il cavalcavia della tangenziale, oggi diventata “Porta della
bellezza”. Sui muri dei vecchi casermoni di cemento, ha poi affisso le foto
degli abitanti del quartiere, diventato così il “Cantico del Librino”.
Anche l’ex-Mercato civico di Cagliari è una
periferia dimenticata del Sud. Qui opera “Domus de luna”, cooperativa sociale
fondata da Ugo Bressanello, che, attraverso il progetto “I buoni e i cattivi”,
dà lavoro a 48 ragazzi, tra cui anche alcuni ex-detenuti, altrimenti destinati
a disperdersi nella grande periferia urbana. Oggi, invece, gestiscono attività
di ristorazione, con un fatturato di 1 milione di euro all’anno. E
sull’inserimento lavorativo punta anche l’associazione Cometa di Como, che
ha il 62% di studenti con una certificazione Bes (Bisogni educativi speciale),
che, però, per il 75% trovano lavoro entro sei mesi dal diploma. «Attraverso la
bellezza, noi pratichiamo l’accoglienza e offriamo educazione », ha raccontato
il direttore generale Alessandro Mele. Annunciando che, presto, i ragazzi della
scuola, una delle pochissime in Italia specializzata nell’inserimento dei drop-out,
gestiranno un negozio di articoli di moda nel centro del capoluogo lariano. Sul
recupero dei “ritardatari” punta, infine, il progetto “Scuola bottega”
dell’associazione “La strada” di Milano. In accordo con le
scuole del territorio, ogni anno vengono formate due classi per portare alla
licenza media, una trentina di ragazzi tra i 14 e i 18 anni, che altrimenti
finirebbero anch’essi nel limbo dei dispersi.
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