mercoledì 8 maggio 2019

IRREQUIETI A SCUOLA ? QUALI MOTIVAZIONI?

CARO MAESTRO, 
CHIEDIMI IL PERCHE?

La Camera dei Deputati dice sì all'abolizione di note sul registro ed espulsioni nella scuola primaria. 

Allontanare i bambini problematici non è una soluzione

di Angelo Petrosino

Ho spesso avuto in classe bambini irrequieti, arrabbiati con se stessi, il mondo, la vita e che rendevano non semplice la conduzione ordinata della classe. Ma non ho mai pensato di allontanare dalla scuola nessuno di loro, per avere un po’ di requie momentanea. 
Sapevo che ciascuno di essi, di volta in volta, avrebbe potuto dirmi: «Maestro, perché mi mandi via? Perché non mi chiedi come mai sento il bisogno di dare un pugno a uno o di fare uno sgambetto a un altro? Perché non cerchi di scoprire come mai entro in classe con tanta rabbia dentro e non sono in pace con me stesso? Io potrei provare a spiegartelo, a dirti che a casa non mi vogliono bene, che a volte mi picchiano e mi dicono che diventerò un poco di buono. 
Sono stanco di sentirmi dire che sono cattivo, che sono la disperazione di questo e di quello. Se tu me lo lasci dire e poi non ti spaventi se mi faccio un bel pianto, allora finisce che mi sfogo per bene, che mi sento meglio e che la smetto di far disperare te e irritare i miei compagni. 
Perché venire a scuola mi piace, è l’unico posto in cui non mi sento solo, in cui esisto anch’io e conto un poco anche per gli altri». 
Oppure: «Come mai non capisci che non è colpa mia se non imparo come tu vorresti? Le parole mi ballano davanti agli occhi, le mie pagine sono un disastro, piene di errori e di cancellature, e io mi arrabbio se mi dicono che sono un fannullone, che non mi impegno, che penso ad altro, mentre sono soltanto un bambino dislessico e ho tanta curiosità dentro di me.
È colpa mia se divento nervoso e me la prendo con tutti?». 
Oppure: «Non voglio fare male agli altri. Lo faccio solo perché ho paura che gli altri lo facciano a me.Tu non stare a guardarmi, però, ad allargare le braccia e a cercare solidarietà nelle altre maestre. Aiutami a capire che cosa mi succede.
Anch’io voglio sentirmi dire che sono buono, che sono bravo, che i grandi sono orgogliosi di me.
Se tu mi aiuti, posso riuscirci». 
Queste voci hanno sempre riecheggiato nella mia coscienza di uomo e di maestro e non ho mai espulso nessuno dalla scuola. 
Altrimenti avrei dovuto espellere anche me stesso.

Angelo Petrosino

da www.avvenire.it

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