venerdì 17 agosto 2018

TANTE COSE NON FUNZIONANO


Don Camillo guardò  il Cristo  e disse: «Gesù, al mondo ci sono troppe cose che non funzionano».

Giovanni Guareschi


Questa scena è nella memoria visiva di tutti, con un don Camillo che ha i tratti del Fernandel dei vari film dedicati a questo sacerdote e al suo inevitabile rivale Peppone, incarnato da Gino Cervi.
 È un dialogo che si ripeterà tante volte in forme diverse tra il prete e il Crocifisso della sua Chiesa, e che noi abbiamo assunto proprio dall'avvio di uno dei romanzi della saga Il mondo piccolo di Giovanni Guareschi (1908-68). L'inventore di questi due personaggi amatissimi dal pubblico (nella penuria televisiva estiva è facile imbattersi in una replica di questi film ormai stranoti) ci offre una considerazione molto semplice, tuttavia necessaria per smitizzare l'alibi del lamento sulle «troppe cose che non funzionano», per cui la colpa è sempre di qualcun altro o di qualcosa d'altro.

Le stagioni non sono più quelle di una volta; la società non procede più come dovrebbe; il progresso ci fa degenerare; il benessere ci rende egoisti; la scuola è uno sfascio, così come della politica non ci si può più fidare; gli stessi preti non sono più come don Camillo, ma troppo indulgenti o troppo severi o poco pii e così via, in una costante deprecazione della nequizia dei tempi. 
Ma a produrre tutto questo non è né il fato cinico e baro, né un coacervo di forze maligne (non è sempre colpa del diavolo...). 
Al centro della storia c'è, infatti, l'uomo con la sua libertà, la sua volontà, la sua ragione. 
Certo, ci sono tanti condizionamenti, ma non rimandiamo sempre ad altri quello che «non funziona» e tentiamo una volta tanto un serio esame di coscienza.

(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori

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