Scuola, l’Italia strappa un 6 meno
Presentati al Miur i dati
OCSE - Pisa 2012
Riguardano le competenze dei quindicenni in italiano, matematica e scienze
Sono stati presentati
a Roma al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca i
risultati dell'Indagine Ocse Pisa 2012 che misura le competenze dei quindicenni
in matematica, scienze e lettura. L'Italia, spiega l'Ocse, ha risultati sotto
la media ma è uno dei paesi che registra i più notevoli progressi in matematica
e scienze. "Non possiamo trascurare il fatto che l'Italia registri
risultati inferiori alla media Ocse, tuttavia l'indagine rivela che siamo uno
dei Paesi che ha registrato i maggiori progressi in matematica e scienze e
questo deve essere da stimolo per continuare a lavorare per migliorare le
performance dei nostri studenti". Ha commentato il Ministro Maria Chiara
Carrozza che ha voluto portare la presentazione dei dati al Miur...
Leggi i risultati: RAPPORTO OCSE-PISA 2012
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Rapporto Ocse-Pisa, siamo a metà classifica tra 65 Paesi
Rapporto Ocse-Pisa, siamo a metà classifica tra 65 Paesi
Pace
fatta, almeno con la matematica. Il piede sull’acceleratore è schiacciato. E il
miglioramento ora è evidente, anche se il nostro Paese si ferma ancora sotto le
media Ocse. Più abili nei numeri e con le formule i quindicenni italiani stanno
risalendo velocemente la classifica dei ragazzi con le migliori competenze
scolastiche al mondo. Il rapporto 2012 Ocse-Pisa (Programme for international
student assessment) promuove infatti gli studenti d’Italia per il «marcato»
progresso in matematica e scienze e certifica la nostra scalata fino a metà
classifica tra i 65 Stati analizzati. Anche se i problemi da noi non mancano di
certo: tra dispersione scolastica, il Sud ancora lontano dalle performance del
Nord e un livello da allerta per il numero di giorni tra i banchi saltati dagli
adolescenti in un anno, il Paese ha già tracciata la via per l’istruzione su
cui lavorare nel prossimo futuro. Non è tutto nero in Italia, però. Se è vero
che spesso c’è un legame tra livello di apprendimento e contesto socio economico
del Paese, il nostro brilla per una felice eccezione: gli studenti resilienti.
La percentuale di chi ha ottenuto risultati eccellenti nonostante un background
sfavorevole, difatti, è salita al 6,5% (+1,7% dal 2003). Le differenze di
'classe d’appartenenza', insomma, incidono meno sulle prestazioni degli
studenti rispetto a quanto avviene all’estero: in media il 15% della variazione
di risultati è attribuita alle condizioni socio economiche delle famiglia,
mentre in Italia il dato scende al 10%. La dimostrazione, secondo il ministro
dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, dell’«incredibile potenziale della
nostra scuola come motore della mobilità sociale», che va rafforzato in un momento
di difficoltà economiche accanto a «maggiori investimenti per la lotta alla
dispersione scolastica nelle aree più a rischio ». In più, siamo stati in grado
di migliorare in matematica, scienze e lettura senza rinunciare al principio di
equità nel sistema scolastico, pur con una riduzione di spesa complessiva per
studente dell’8% e un taglio complessivo dei fondi di 3,5 miliardi negli ultimi
cinque anni. Un primato negativo che ci accomuna solo a Islanda e Messico.
In
generale, si può tirare un sospiro di sollievo. Si dovrà ancora mangiare pane e
romanzi, visto che in abilità lessicali siamo fermi al 2000, ma almeno si potrà
metter via la calcolatrice. Soprattutto quel 10% di 'numeri primi', i quindicenni
italiani geniali saliti del 2,9% dal 2003. Siamo ancora tre punti sotto la media
Ocse e lontani dalle cifre record di Shangai (55%) e Svizzera (21%), ma se si
considera anche la compressione di sette punti dei negati con i numeri - oggi
al 25% - il risultato è consolante: la media nazionale è 485 punti.
Specialmente per i maschi che si confermano più bravi nelle materie
scientifiche, mentre le adolescenti convivono ancora con l’ansia da matematica.
Però vanno come un treno in lettura, dove il gentil sesso stacca di 39 punti i
colleghi. A primeggiare gli studenti del Nordest che hanno risultati tra i
primi al mondo e il caso Puglia, che predomina nel Meridione di solito invece
fanalino di coda in tutte le discipline. La regione, per il sottosegretario
all’Istruzione Marco Rossi Doria, negli ultimi anni ha invece dimostrato che
«equità e risultati in termini di competenza si curano insieme, non con politiche
differenti». Un discorso a sé meritano gli stranieri, cresciuti nelle classi
del 5% dal 2003. Anche se restano indietro, il loro punteggio medio è 48 punti
più basso dei compagni di banco italiani, e tutto è complicato dalla difficoltà
di comprensione della lingua, hanno ridotto il gap in matematica negli ultimi
dieci anni di 11 punti. Ma si è ancora ben al di sotto della media
internazionale. A non farci onore poi, una delle più alte cifre al mondo di
ritardatari e assenteisti. Il 35% degli studenti così ammette di aver
'bigiato', almeno una volta, la scuola e quasi la metà dei 38mila intervistati
di averlo fatto nelle due settimane precedenti l’indagine. Solo in Argentina,
Giordania e Turchia hanno primati negativi peggiori dei nostri. Eppure,
dimostra l’Ocse, che il rendimento scolastico è collegato alla disciplina e
alle frequenze; in Italia la percentuale di chi non è mai arrivato tardi in
classe è molto più elevata in Veneto, Trento, Bolzano, Emilia, Friuli (con
punte del 75%) rispetto, ad esempio, al Lazio (59%) e alla Calabria (54%). Stesso
divario per l’assiduità delle presenze: i 'secchioni' con zero assenze vanno da
un minimo del 37% della Campania a un record di quasi l’80% di Bolzano.
Alessia Guerrieri
Avvenire,
4 dicembre 2013
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