Vangelo - Lc 5 27-32
Commento
di Piotr Zygulski
Non per i giusti, ma per i peccatori; non per i sani, ma per i malati.
E potremmo aggiungere: non per i “normali”, ma per i cosiddetti “diversi”; non per i praticanti che vanno in chiesa, ma per i non praticanti che non ci vanno; non per i cittadini, ma per gli stranieri; non per chi è a posto, ma per chi parrebbe fuori posto; non per chi fa la comunione, ma per gli scomunicati; non per gli interni, ma per gli esterni; non per gli ordinati, ma per i disordinati.
Gesù è venuto principalmente per loro.
Talvolta si fa presto a dire che, in fondo, siamo un po’ tutti malati, peccatori, acciaccati; e, beandoci di questo, confortati dalla onnipresenza di Dio, dimentichiamo chi è veramente lasciato fuori, magari per nostra colpa.
Ecco
chi è prioritario: chi è escluso, non chi è già incluso.
Chi
segue Gesù vive le periferie, le marginalità, le frontiere. Non è
un optional, una moda di ricchi filantropi né un vezzo fricchettone: stare
sulle soglie è la missione stessa del cristiano.
Ciò
senza nulla togliere alle nostre più o meno grandi manchevolezze, e senza
nemmeno guardare gli altri dall’alto verso il basso; tutt’altro: Gesù
stesso si è fatto peccato, elevato in croce, dove è morto, senza respiro,
martoriato dalla violenza umana, del potere politico e religioso.
Nella vittima
– hostia – lo riconosciamo, per quanto essa possa gridare o essere ormai
senza più voce. E ogni autentico incontro con ogni sofferente ci
umanizza: ci evangelizza.
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