più educazione nelle scuole
- Oggi è la Giornata mondiale contro gli sprechi alimentari. Waste watcher ha diffuso i dati del suo Rapporto sulla fruizione del cibo in otto Paesi. Il direttore Segrè: il Papa ci è stato di grande guida con la Laudato Si'. Ci ha confermato nel lavoro di prevenzione per rimettere l'ecologia integrale al suo posto.
Alla
vigilia della seconda Giornata mondiale di consapevolezza delle perdite e degli
sprechi alimentari, sono stati presentati questa mattina a Roma i dati
dell’Osservatorio internazionale sul cibo e la sostenibilità. Un confronto
sulle abitudini di acquisto, gestione e fruizione del cibo a livello
planetario. L’indagine, condotta in otto Paesi - Usa, Cina, Regno Unito,
Canada, Italia, Russia, Germania e Spagna - ha evidenziato una maggiore
attenzione degli europei rispetto ai nordamericani, e il primato dell’Italia
come nazione ‘virtuosa’ con 'solo' 529 grammi a settimana di spreco pro capite.
Che lo spreco sia 'immorale' lo afferma il 77% degli italiani. Il Rapporto
vuole essere un punto di partenza per promuovere iniziative finalizzate a
concretizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che prevedono di dimezzare
gli sprechi alimentari entro il 2030. Ma perché si spreca? Lo abbiamo chiesto
ad Andrea Segrè, direttore scientifico dell’Osservatorio, meglio
noto come Waste
Watcher .
Le ragioni dello spreco
"Sono
tanti i motivi che inducono allo spreco alimentare - spiega Segrè -
dall'acquistare troppo rispetto ai consumi alla la lettura superficiale delle
etichette delle scadenze. Questa scarsa consapevolezza può essere colmata con
più educazione alimentare. Infatti, alla domanda dei nostri questionari, in
tutti gli otto Paesi, se si è d'accordo a introdurre più corsi di educazione
alimentare nelle scuole c'è stato un plebiscito". Segrè precisa che gli
strumenti per prevenire gli sprechi ci sono, bisogna ricorrervi. La questione
di fondo è che il cibo non viene ritenuto una risorsa preziosa, non se ne
riconosce il valore, si pensa poterlo 'rottamare' con grande facilità.
Nemmeno le inchieste giornalistiche, che paiono in aumento, e le campagne
informative su ciò che c'è dietro la produzione di cibo sotto il profilo, per
esempio, dei diritti umani dei lavoratori sembra far crescere la sensibilità verso
una riduzione dello spreco: "Non pensiamo che il cibo si produce con
risorse naturali limitate - dice Segrè - a questo proposito Waste
watcher, che vuol dire sentinella dello spreco, vuole portare
all'attenzione del mondo e della politica questo problema. Sicuramente in
un prodotto alimentare viene convogliato tutto ciò che ha contribuito a
metterlo sul mercato. Se si considerasse questo aspetto, la consapevolezza dei
cittadini che sono nella condizione di poter accedere liberamente al cibo come
bene - non per tutti è così, purtroppo, fa notare il professore - dovrebbe
aumentare".
'Spreco',
'scarto' sono parole che tornano moltissimo nei discorsi di Francesco. "Il
Papa ci è stato di grande guida - osserva Segrè - pensiamo solo alla Laudato
Si' che ci ha ispirato e ha confermato il nostro lavoro di prevenzione
nel rimettere l'ecologia integrale al suo posto. L'azione che abbiamo messo in
campo con lo spin off dell'università di Bologna, alla base dei nostri studi
con la campagna Spreco zero, porta ad analizzare lo scarto nelle
sue varie declinazioni. Perché sprecare il cibo a causa della sua imperfezione,
o per la scadenza ravvicinata, o per una confezione danneggiata, vuol dire
scartare l'altro, il diverso, l'anziano... il passo è brevissimo". E
scandisce: "Mangiare bene dovrebbe essere un diritto".
Recovery
food: il recupero di cibo a fini caritativi
Sei
anni fa l'evento a Milano di Expo ha contribuito a creare piattaforme di
riflessione anche sui temi della sostenibilità e della condivisione del cibo
verso coloro che difficilmente hanno accesso. "Credo che abbia avuto un
importante significato moltiplicatore. In quei sei mesi ci sono stati tanti
eventi a cui abbiamo partecipato anche noi - conclude Segrè - e questa
attenzione deve rimanere accesa guardando al fatto che il numero dei poveri
economici sta aumentando in modo esponenziale. Il recupero del cibo, avviato
fin dagli inizi del 2000, va accentuato. Infatti, abbiamo fatto una proposta
alcuni mesi fa, l'abbiamo chiamata 'recovery food', per rendere obbligatorio il
recupero di cibo a fini caritativi soprattutto negli anelli della filiera che
possono donarlo". Ricorda che siamo ormai attorno al 10% di poveri
assoluti in Italia e che di proposta opportuna si tratta. "Sappiamo bene che
i problemi della fame non si risolvono recuperando il cibo in eccedenza ma
intanto servono a tamponare un bisogno".
Non
sprecare cibo, ma educare al rispetto di ciò che ci viene donato
Vatican News
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