e contrasto alla pedopornografia
-di ANTONIO NICITA
L’allarme
lanciato dallo European Network of Ombudspersons for Children( Enoc),
e rilanciato da 'Avvenire', è serio e grave: dalla data di
entrata in vigore del nuovo Codice di comunicazioni
elettroniche europeo, il 21 dicembre scorso, le
segnalazioni relative a immagini pedopornografiche e tentativi di
adescamento online sono crollate del 46%. Ciò avviene
nello stesso momento in cui, a causa delle restrizioni dovute
alla pandemia, aumenta il tempo trascorso online, anche da
parte degli adolescenti. La pandemia, secondo molte misurazioni,
incluse quelle svolte in Italia dall’osservatorio Agcom, ha fatto
esplodere in realtà molte tipologie di violazioni online, come
ad esempio le truffe che riguardano acquisti di beni o bonifici
online dai conti bancari. Molte di queste violazioni utilizzano forme
sofisticate di adescamento, quali l’utilizzo di
numerazioni telefoniche fittizie realizzate attraverso l’impiego
di «servizi di comunicazione interpersonale indipendenti dal
numero». Se molti adulti, caduti vittime di queste truffe, non
riescono a comprendere la vera natura del mittente, spesso
'camuffato', non c’è da meravigliarsi che molti adolescenti cadano nella
rete di finti amici o di finti enti, associazioni, imprese. È un tema grave e
complesso cui la Commissione europea intende porre attenzione con una serie di
azioni e iniziative, assicurando anche strumenti tecnologici adeguati per
l’individuazione del pericolo e la prevenzione dei rischi. Ma ciò avverrà in un
tempo troppo lungo. Oggi occorre assicurare continuità alle azioni e alle
migliori esperienze già sperimentate, su base anche volontaria, da operatori di
comunicazioni elettroniche e dai fornitori dei cosiddetti «servizi di
comunicazione interpersonale indipendenti dal numero». Il mancato coordinamento
temporale tra il nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche, che appunto è
ufficialmente entrato in vigore lo scorso dicembre, e il regolamento e-Privacy,
approvato come proposta ma che entrerà in vigore assai più avanti, crea un
vuoto normativo proprio nella disciplina dei «servizi di comunicazione
interpersonale indipendenti dal numero» e nelle azioni che possono essere
adottate, anche di tipo ispettivo, per l’individuazione e la prevenzione delle
violazioni. Ciò perché il Codice delle comunicazioni elettroniche rinvia
proprio alla nuova e-Privacy la definizione di alcune caratteristiche di fondo
di questi servizi e delle modalità con le quali approntare forme di ispezione
nel contemperamento tra tutela dei dati personali e tutela dei minori. Una
soluzione immediata, come già anticipato su queste pagine, potrebbe essere
quella, già avanzata da un folto gruppo di parlamentari europei, di derogare a
quanto previsto dal Codice delle comunicazioni in modo da procrastinare il
vecchio regime.
In
realtà, a oggi, gran parte degli Stati membri europei, compresa l’Italia, è in
ritardo nella trasposizione del Codice delle comunicazioni elettroniche, al
punto che la Commissione europea ha avviato la procedura d’infrazione. Questo
ritardo, negativo per altri aspetti, oggi può rappresentare un importante
grimaldello per coprire il vuoto normativo. Ciò significa che lo spazio per una
deroga può accompagnarsi anche ai processi nazionali di trasposizione in attesa
del completamento dell’iter del regolamento e-Privacy e dell’integrazione di
meccanismi idonei al contrasto della pedopornografia online con riferimento ai
«servizi di comunicazione interpersonale indipendenti dal numero ». È un tema
da porre, in Italia, al nuovo governo Draghi e al Parlamento. Resta
sullo sfondo il tema a lungo discusso al Parlamento europeo sulla eccezione che
la tutela dei minori impone rispetto alle diverse discipline di tutela della
privacy. Ma è una questione che va forse affrontata mettendo al centro le
opportunità tecnologiche di inspection e identificazione più
recenti, proprio al fine di immaginare strumenti di intervento selettivi in
funzione di specifiche allerte. È una strada che occorre esplorare al più
presto.
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