«Ora la responsabilità per recuperare il 'gap' educativo non ricada solo sulla scuola»
-
Paolo Ferrario
Non può
essere caricata esclusivamente sulle spalle della scuola, la responsabilità di
«crescere» le nuove generazioni, ma questo deve essere un impegno, un
imperativo di tutta la comunità. Ne è convinto il 67% degli
italiani, secondo un’indagine di Demopolis per l’impresa sociale “Con i
bambini”, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa
minorile, realizzata in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia
e dell’adolescenza, che si celebra domani. «La povertà educativa deve
interessare tutti, non solo la scuola e non solo la famiglia, ma l’intera
comunità educante», sottolinea il presidente di “Con i bambini”, Carlo
Borgomeo. Un lavoro tanto più importante in presenza di un’emergenza sanitaria
che, per due italiani su tre, avrà gli effetti più pesanti proprio sui più
piccoli, che ne pagheranno il prezzo più alto, soprattutto a lungo termine.
A peggiorare
la situazione ci pensa anche una distribuzione diseguale delle
opportunità dell’istruzione tra i territori: soltanto il 9%
degli intervistati ritiene che la scuola italiana garantisca
uguali opportunità per tutti. Il 65% è convinto che le
opportunità non siano equamente distribuite e il 23% ritiene
che sia garantita solo ad alcuni. Un dato peggiorato dai lunghi
mesi di sospensione della didattica in presenza, con il ricorso
massiccio alla Dad: la mancanza di dispositivi
informatici adeguati e di connessioni idonee si è rivelata un
problema nel 14% dei casi, dato che cresce al 22% al Sud e nelle Isole. Ma
nell’esperienza degli intervistati, le difficoltà di bambini e ragazzi nel
seguire la didattica a distanza sono state, in prevalenza, d’altra natura:
principale problema, indicato dal 45%, la scarsa capacità di attenzione
nell’apprendimento a distanza, realizzato integralmente nell’ambiente
casalingo. Inoltre, i genitori testimoniano i servizi che più sono mancati ai
figli, e che - presumibilmente - continueranno a lungo a mancare. Sette su 10
citano le attività ludiche e ricreative, quella dimensione fertilissima
del gioco compromessa dalle apprensioni per la necessaria sicurezza sanitaria.
Il 65% ricorda la rinuncia a palestre, centri sportivi ed all’attività motoria
necessaria nelle fasi di crescita. Inoltre, il 42% dei genitori intervistati
ricorda quanto sia mancata ai figli la partecipazione a laboratori e ad altre
attività educative extrascolastiche. «Una delle questioni più gravi che
riguardano bambini e ragazzi di oggi è la mancanza di pari opportunità di
accesso ai servizi, e sappiamo come questa emergenza non ha fatto che
accrescere alcune povertà e diseguaglianze», conferma Claudia Fiaschi portavoce
del Forum del Terzo Settore.
A
preoccupare è la crescita esponenziale della povertà educativa, tanto
che il 90% degli italiani ritiene importanti, per lo sviluppo
del Paese, efficaci azioni di contrasto. Interventi che per
il 53% degli intervistati è oggi più importante di un anno fa. In questa
situazione di emergenza pandemica, per sostenere bambini e ragazzi in Italia,
servirebbe innanzi tutto rimuovere gli ostacoli per l’accesso alla didattica a
distanza (63%), ma anche un rinnovato impegno degli insegnanti (59%). Il 46%
ricorda l’urgenza di intervenire anche rispetto alla povertà materiale delle
famiglie. Sostegno, anche a distanza, da parte di educatori ed una maggiore
attenzione alle esigenze dei ragazzi, anche nell’informazione e sui media, sono
interventi richiesti da 1 intervistato su 3. Il 30% ricorda inoltre come serva
l’impegno di tutti per restituire importanza ai diritti di ragazzi e bambini ed
il 26% sollecita un accesso esteso alle attività extrascolastiche.
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