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martedì 12 novembre 2024

COMPITI A CASA ?


 Compiti a casa, Paolo Crepet:

 «Sintomo del fallimento 

della scuola

 ma abolirli porta 

più tempo sui social, 

non in famiglia»

 


Lo psichiatra sulla riduzione del carico di lavoro per gli studenti evocato dall'assessore altoatesino Galateo: «Meglio la scuola a tempo pieno per recuperare chi è indietro e offrire alternative - sport, teatro o altro - agli altri» 

  -         di Silvia M.C: Senette

«I compiti a casa? Il sintomo di un fallimento totale della scuola. È una sorta di delega alla famiglia per colmare le lacune che la scuola non riesce a colmare da sola». 

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, noto per le esternazioni schiette e le posizioni anticonvenzionali, è critico verso il sistema scolastico italiano: unico motivo per cui concorda con l’assessore provinciale all’istruzione Galateo, che mercoledì ha scritto a docenti e dirigenti scolastici della provincia chiedendo di ridurre i compiti durante le vacanze per favorire un clima familiare e di svago. Un «palliativo mal concepito che ignora la realtà sociale contemporanea» e le vere carenze del sistema scolastico, secondo Crepet, che sostiene il «modello di scuola a tempo pieno ampiamente diffuso in Paesi civili come la Francia, con brevi periodi di vacanza distribuiti lungo l’anno scolastico». Non ha senso dare lunghe vacanze per poi «rovinarle con i compiti, che io ricordo come un incubo della mia gioventù: meglio sarebbe avere vacanze meno lunghe e giornate scolastiche dilatate fino a metà pomeriggio, più efficaci per rimettere al passo chi è indietro e offrire alternative, dallo sport al teatro, per chi non ha problemi». 

Scuola e famiglia 

 Crepet attacca duramente il concetto di «riposo» per gli studenti («Riposo da cosa? C’è qualcuno che pensa che i nostri ragazzi siano stressati?») e ancor più l’evocazione del «tempo in famiglia». «Un quadretto ottocentesco — sbotta lo psichiatra —. Pensare che eliminando i compiti si possa rafforzare la condivisione familiare è ingenuo. Se noi non diamo i compiti allora gli adolescenti, a Bolzano, Trento o Rovereto, stanno con papà, mamma, nonni e zii? Una roba dell’altro mondo: già è complicato avere i figli a tavola il 24 sera o il 25 a pranzo; il 26 è fantascienza. La famiglia non esiste più, guardiamo nelle nostre case: è un accampamento di gente in cui ognuno è ritirato nella propria tenda». 

 Social e tempo libero 

 Secondo lo psichiatra, più tempo vuoto ai giovani avrebbe esito scontato. 

«Se vogliamo dargli tempo extra per l’ulteriore utilizzo di tecnologie, diamogli le vacanze libere — provoca Crepet —. I compiti non hanno niente di formativo; l’ho sono sempre detto ed è un discorso retrodatato: la scuola dovrebbe funzionare a tempo pieno e finirla lì, senza i compiti a casa. 

Mi chiedo, però: questo tempo “risparmiato” come verrebbe utilizzato? Lo sappiamo benissimo: sui social. Quanti ragazzi o ragazze si metterebbero a dipingere o ad ascoltare musica per due ore?». 

Politica scolastica assente 

 Alle politiche scolastiche Crepet chiede fermezza e una visione chiara, invece nota «grande confusione». «Dalle destre ci si potrebbe aspettare un richiamo al rispetto dell’autorità, della scuola e dei programmi, ma su queste cose si incartano che è una meraviglia. Non c’è una proposta, non c’è una visione». È l’approccio alla riduzione o all’abolizione dei compiti che l’esperto trova superficiale. «Serve un cambiamento strutturale: una scuola a tempo pieno su modelli scolastici di Paesi come Olanda e Norvegia, in cui la scuola si assume il compito di formare e non di assegnare compiti». 

Non manca una stoccata agli insegnanti: «Questi quindici giorni di vacanza invernale sono sindacalmente interessati, più una boccata d’aria per loro che per gli studenti». Crepet è fermo nel voler mantenere la scuola «una palestra di merito e responsabilità, che si rifletta nella valutazione rigorosa e nei voti». D’altro canto, secondo lo psichiatra, un aspetto critico è proprio «la distrazione dei giovani causata dai dispositivi digitali. La tecnologia ha anestetizzato la curiosità e il senso critico. Se un ragazzo non sa qualcosa, lo cerca online». 

 La proposta 

 Crepet esplora infine un paradosso. «In una scuola in cui le vacanze si dilatano e i compiti vengono eliminati, cosa resta? Il vuoto totale. I ragazzi non hanno alcun bisogno di “staccare” per 15 giorni». 

La soluzione? «Se fossi un insegnante, mi baserei sui ragazzi che ho davanti e darei delle linee guida, consiglierei film tosti: tutto Kubrick — avanza l’educatore —. Mi piacerebbe moltissimo, in un liceo, far vedere «Lolita», un archetipo nato dalla fantasia maschile, e proporre una discussione: guardando il film, come vi sentite? Oppure film violenti: “Arancia meccanica”, perché no? Un assoluto capolavoro. 

Tra i libri oserei Calvino o, più hard, Moravia». 

 Alzogliocchiversoilcielo

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