VANGELO
DOMENICA 30 GIUGNO 2024
(...) Giunsero alla casa del capo della
sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato,
disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E
lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre
della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la
mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti
dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici
anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che
nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Marco 5,21-43
Commento
di fra Ermes Ronchi
E le disse: “Talità kum. Bambina alzati”.
Tocca a te farlo: rimettiti in piedi, sulle tue gambe, con le tue risorse.
Qualunque
sia il dolore che portiamo dentro, qualunque sia la morte che ci assedia, il
Signore ripete: alzati!
C’è
una casa a Cafarnao, dove la morte ha messo il nido. Una dimora importante,
quella del capo della sinagoga, eppure impotente a garantire la vita di una
bambina. Giairo ha preso il mantello ed è uscito, ha camminato in cerca di
Gesù, e Gesù interrompe ciò che sta facendo e si mette a camminare con lui.
Sulle frontiere tra la vita e la morte. Stare con il dolore degli altri diventa
uno dei gesti cristiani più rivoluzionari.
Perché
il dolore, il dolore innocente? I figli di tanti Giairo muoiono in un’età in
cui invece è d’obbligo fiorire, non soccombere. Eppure Gesù non dà una
risposta, dà altro: il dolore non domanda spiegazioni, ma condivisione: “e andò
con lui”.
“Non
temere, soltanto continua ad aver fede”, quella che ti ha fatto uscire di casa
in cerca di aiuto e di ascolto. Ma come è possibile non temere, non essere
nella paura quando la morte si è portata via il mio sole? Il contrario della
paura non è il coraggio, è la fede, atto umanissimo che tende alla vita! Che
dice: ho bisogno, mi fido, mi affido. Sulla tua parola getterò le reti, anzi:
nelle tue mani getto la vita!
Giunsero
alla casa e vide gente che piangeva e gridava. disse loro: “Perché piangete?
Non è morta, ma dorme”. Coloro che noi chiamiamo ‘morti’ dormono a questa vita
nostra, ma in realtà sono stati presi per mano e si sono alzati, come la bimba
di Giairo.
Lo
deridono. Con quella derisione con cui dicono anche a noi: ma tu credi alla
resurrezione? Ti illudi, non c’è niente dopo la morte. Ma la fede assicura che
Dio è dei vivi e non dei morti, che dire Dio è dire risurrezione.
Gesù
cacciò tutti fuori di casa. Caccia via quelli che non credono che Dio inonda di
vita anche le strade della morte.
Gesù
prende con sé il padre e la madre. Li prende con sé perché il tempo dell’amore
è infinitamente più lungo del tempo della vita. La vita finisce ma l’amore no.
E ciò che vince la morte non è la vita, è l’amore. Ogni bambino, dice alla
mamma: tu non morirai mai!
Ed
entrò dove era la bambina.
E
non è solo la stanzetta interna della casa, è la stanza più oscura del mondo,
quella senza luce: l’esperienza della morte, dove anche Gesù entrerà, per
essere come noi.
Poi
la prende per mano. Dio non è un dito puntato, ma una mano che ti prende per
mano. E mostra che bisogna toccare la disperazione delle persone per poterle
rialzare. Toccare le loro lacrime.
E
le disse: “Talità kum. Bambina alzati”. Tocca a te farlo: rimettiti in piedi,
sulle tue gambe, con le tue risorse.
Qualunque
sia il dolore che portiamo dentro, qualunque sia la morte che ci assedia, il
Signore ripete: alzati!
E
subito la bambina si alzò e camminava. Restituita all’abbraccio dei suoi, a una
vita incamminata e verticale. Là dove ci siamo fermati, Dio continua a farci
ripartire.
E
ripete su ogni essere la benedizione delle antiche parole: Talità kum, giovane vita, alzati, rivivi, risplendi.
E
aggiunge: datele da mangiare, nutrite di sogni, di carezze e di fiducia il suo
rinato cuore bambino.
E
ci rialzerà tutti, trascinandoci su, in alto, dentro la sua risurrezione.
Convento
Santa Maria del Cengio
Immagine
Nessun commento:
Posta un commento