A
50 anni dalla morte, il pensiero del filosofo francese
interpella l’attualità.
Nel mettere al centro la persona superando le diversità e nel promuovere un
ordine mondiale giusto
-
di FRANCESCO MIANO
La
straordinaria attualità del pensiero di Jacques Maritain, a cinquant’anni dalla
sua morte, può essere racchiusa in una domanda proposta dal filosofo in un
intervento a Tolosa alla Comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù dove si era
ritirato, dopo la morte della moglie Raïssa, a partire dal 1960. Si chiede
Maritain: «Che cosa vogliono gli uomini prima di tutto? Di che cosa hanno
bisogno prima di tutto?», un interrogativo che oggi ancor più che allora scuote
le nostre coscienze. «Hanno bisogno – così continua – di essere amati, di
essere riconosciuti; di venire trattati come essere umani; di sentire
rispettati tutti i valori che ognuno porta in sé» ( La vocazione dei Piccoli
fratelli di Gesù, La Locusta, 1982). Anche nell’ultimo periodo della sua
esistenza, Maritain continua dunque a riproporre la persona (ogni persona, la
persona nella concretezza della sua vita) come il fulcro essenziale della
società sia in senso civile che politico dentro una più ampia visione
dell’umano riconsiderato in tutti i suoi aspetti. È l’idea dell’integralità
dell’umano, la visione di un umanesimo integrale, nata al confluire tra ricerca
di fede ed esercizio della ragione e capace di ispirare e sostenere ogni reale
impegno politico per la trasformazione della realtà.
Oggi,
a cinquant’anni dalla morte, quella proposta continua a provocare a ispirare
dentro le forme nuove che il tempo storico richiede. Nella fedeltà al pensiero
maritainiano, umanesimo integrale può oggi significare, in particolare,
capacità di realizzare concretamente quella fellowship ( compagnonnage) di cui
ci parla attraverso l’immagine dei «compagni di viaggio che per un incontro
fortuito si trovano riuniti quaggiù, camminando sulle strade della terra […] in
buon accordo umano, con buon umore e con cordiale solidarietà» ( Per una
politica più umana, Morcelliana, 1979). Un umanesimo integrale che oggi
sollecita ciascuno di noi nell’impegno a rendere praticabile anche l’umanesimo
intraculturale, dove le diversità (culturali, sociali, religiose, economiche,
civili) sono prezioso arricchimento più che motivo di paura del “non ancora
conosciuto”.
Maritain
ci insegna a prenderci cura concretamente della persona, cioè delle persone con
i loro bisogni e necessità. Una cura che necessita del fare concreto di ogni
giorno per diventare buona pratica per il bonum honestum.
Ma,
nello stesso tempo, Maritain ci spinge ad operare e lottare per il rispetto dei
diritti della persona, dei diritti di ogni uomo così come la Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo del 1948 (alla cui stesura collaborò) ci
ricorda e così come leggiamo in I diritti dell’uomo e la legge naturale
pubblicato a New York già nel 1942.
Riferendosi
alla persona umana, il filosofo scriveva così: « I diritti fondamentali, come
il diritto all’esistenza e alla vita, il diritto alla libertà personale o il
diritto di condurre la propria vita come padroni di se stessi e dei propri
atti, responsabili di questi davanti a Dio e davanti alla legge della civitas,
‒ il diritto a perseguire la perfezione della vita umana morale e razionale, il
diritto a perseguire il bene eterno […], il diritto all’integrità corporale, il
diritto alla proprietà privata dei beni materiali, che è una salvaguardia della
libertà della persona, il diritto di sposare secondo propria scelta e di
fondare una famiglia essa pure garantita dalle libertà che le sono proprie, il
diritto di associazione, il rispetto in ciascuno della dignità umana (ch’egli
rappresenti o no un valore economico per la società) tutti questi diritti sono
radicati nella vocazione della persona, agente spirituale e libero, all’ordine
dei valori assoluti e con un destino superiore al tempo». Si tratta di richiami
decisivi, da considerarsi in prospettiva universale e per questo ancora più
importanti ben sapendo Maritain le innumerevoli violazioni dei diritti che si
consumano nel mondo intero. Ecco perché appaiono decisivi anche altri richiami
maritainiani. Tra i diritti della persona relativamente all’ordine
internazionale «i più importanti sono il diritto di ogni Stato, grande o
piccolo, alla libertà e al rispetto della sua autonomia, il diritto della fede
giurata e della santità dei trattati, il diritto a uno sviluppo pacifico
(diritto che, essendo valevole per tutti, richiede per attuarsi che si
stabilisca una comunità internazionale avente potere giuridico e lo sviluppo di
forme federative di organizzazione) » ( I diritti dell’uomo e la legge
naturale, Vita e Pensiero, 1977). Un ordine di diritti purtroppo ampiamente
disattesi se solo pensiamo, per fare esempi immediati, alla guerra in Ucraina e
in Sudan, oltre che agli altri innumerevoli conflitti sparsi nel mondo, o alla
privazione dei diritti in Afghanistan e in Iran.
La
centralità dell’attenzione ai diritti nel pensiero di Jacques Maritain, nel suo
imprescindibile richiamo alla visione unitaria della persona, può consentire
inoltre di rileggere da un peculiare punto di vista la molteplicità degli
interessi del pensatore francese che spaziano dall’educazione all’estetica,
dalla filosofia morale alla politica, dall’epistemologia alla filosofia della
natura fondandosi su una visione metafisica che rilegge originalmente
l’insegnamento tomista. E può consentire anche di richiamare la sua vita che ha
saputo attraversare molti mondi, nell’amicizia con figure importanti del mondo della
filosofia, della cultura, dell’arte, della politica, della Chiesa (pensiamo tra
tutte all’amicizia con Paolo VI), dalla Francia agli Stati Uniti e all’Italia
(con il suo impegno di ambasciatore della Francia presso la Santa Sede), in una
ricerca filosofica libera e aperta ai grandi interrogativi della vita (come
testimoniano gli incontri nella sua casa di Meudon) sempre consapevole dei
limiti dell’umano ma anche sempre convinta della grandezza di ogni persona e
dell’apertura dell’umano al divino.
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