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giovedì 28 luglio 2022

IL METAVERSO A SCUOLA

Prof, alunni e burocrati saranno travolti dal Metaverso?

Non siamo ancora in grado di stimare gli effetti di un ingresso della scuola nel Metaverso (o viceversa). Ma potrebbe essere un’opportunità,

                       -di Alessandro Artini 

La qualità dell’insegnamento è sempre più importante ed è corroborata dalle innovazioni didattiche, per questo è utile spendere alcune parole su cosa sia il Metaverso e perché Mark Zuckerberg, sulla sua scia, abbia cambiato il nome di Facebook in Meta.

In sintesi, il Metaverso è una realtà virtuale molto più assorbente e profonda di quella finora sperimentata. Grazie a una visiera (oggi si stanno sperimentando degli appositi occhiali, molto meno invasivi), si può entrare in un mondo virtuale, avvalendosi di un proprio avatar, il quale può interagire con gli avatar di altri. Il nostro io digitale, così, sperimenta una vita parallela a quella che noi comunemente consideriamo come reale. La prima espansione di questa nuova realtà avverrà probabilmente tramite la diffusione di giochi di community, dove ciascuno avrà un proprio ruolo, “incarnato” in un player più o meno stabile.

Si può immaginare, tuttavia, come il Metaverso possa espandersi sino a coinvolgere altri ambiti, come quello lavorativo, dove saranno possibili varie attività (ad esempio quelle che oggi svolgiamo in presenza con i nostri colleghi) e vere e proprie transazioni, come la compravendita di beni e cose. Non a caso, nella realtà del Metaverso disponiamo di denaro (criptovalute) per l’acquisto di oggetti digitali che, registrati da appositi algoritmi (blockchain), diventano insostituibili e unici, ovvero Nft (Not Fungible Token).

C’è da chiedersi se qualcuno, dopo aver sperimentato la vita parallela per molte ore nell’arco della giornata, continui a preferire la propria identità fisica e reale a quella digitale. Forse alcuni sceglierebbero il mondo virtuale, perché più adattabile alle proprie esigenze, piuttosto che quello reale. Soprattutto, a questo punto, giova porsi un’altra domanda: è possibile che il Metaverso, in futuro, non coinvolga il mondo della formazione e della scuola?

La domanda è retorica, perché inevitabilmente quel mondo sarà pervaso e forse travolto dal Metaverso, anzi tutto attraverso la gamification, cioè l’uso didattico di meccanismi dei videogiochi. Inoltre si hanno evidenti segnali economici di quanto sta per accadere: la finanza si sta interessando alla formazione, perché è in corso, a livello mondiale, un’incredibile riconversione del capitale umano, come sostiene Fabio Vaccarono, l’Ad di Multiversity, la società che controlla varie università private (Pegaso, Mercatorum e altro ancora).

Alcuni fondi di private equity  investono nelle aziende che si occupano di formazione, nelle start up più promettenti, che non solo formulano previsioni sul futuro, ma contribuiscono a costruirlo, secondo il dinamismo delle profezie “autorealizzantisi”. C’è da attendersi, infatti, che una realtà virtuale così potente e immersiva, come il Metaverso, trovi applicazioni formative. È evidente come, grazie ad essa, sia possibile creare infinite situazioni finalizzate a costruire o mettere alla prova le competenze degli alunni. La didattica, inoltre, contemplerà straordinari processi di personalizzazione e il ruolo del docente, che tutt’oggi effettua perlopiù lezioni trasmissive, in “modalità cinema”, richiederà forti innovazioni. Gli insegnanti diventeranno animatori e registi dei processi di apprendimento.

La cosa può non piacere e anzi sdegnerà una parte consistente dei docenti e dei sindacati della scuola, ma, se si dimostrasse che con il Metaverso si può apprendere in maniera più efficace, sarebbe difficile propugnare aprioristicamente il solo valore delle tradizionali lezioni. Entrerà in crisi anche il primato del sistema statale di formazione, che in Italia gode di un credito inossidabile: le scuole saranno valutate dall’opinione pubblica per come operano, indipendentemente dal fatto che si tratti di istituzioni pubbliche o società private.

C’è anche un ultimo aspetto sul quale porre l’attenzione ed è quello relativo al ruolo che la scuola può avere rispetto alla coesione sociale, che è un tema non sempre opportunamente individuato. Secondo Perulli e Vettorino, la tradizionale composizione sociale delle classi, oggi, sta radicalmente cambiando e si sono determinate delle faglie che descrivono una triade di gruppi sociali: quello delle élite, spesso indifferenti ai destini nazionali e in progressiva riduzione, quello della classe creativa, che si avvale della conoscenza come strumento lavorativo e, infine, quello della neo plebe, che comprende persone in difficoltà, animata da risentimento e a rischio costante di secessione.

La classe creativa è quella che manterrebbe vivo il codice di responsabilità, che Hegel individuava nella società civile del suo tempo. Persone che, grazie alla conoscenza, ritengono di poter perseguire il proprio interesse coerentemente con quello generale della comunità; che credono di poter raggiungere la prosperità tramite il cosmopolitismo, il quale offre loro l’opportunità di aprire nuovi mercati alle idee. L’eventuale espansione di questa classe rappresenterebbe la principale chance, per la società, di mantenere la coesione.

Anche per queste ragioni, l’innovazione didattica, che favorisce la diffusione della classe creativa, è fautrice indirettamente di un equilibrio sociale e il Metaverso, secondo me, può rappresentare un’opportunità da cogliere.

 

Il Sussidiario

 

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