“Quando un uomo punta il dito accusatore contro
qualcuno, dovrebbe ricordare che le altre quattro dita sono dirette a sé stesso”.
Louis Nizer
Questo monito piuttosto incisivo è di un noto avvocato americano che è anche scrittore, Louis Nizer.
Questo monito piuttosto incisivo è di un noto avvocato americano che è anche scrittore, Louis Nizer.
L’emblema del dito accusatore è una componente
essenziale del panorama morale, nel bene e nel male.
Da un lato, infatti, c’è
la coraggiosa denuncia del Battista.
Egli non teme, nel silenzio timoroso e complice dei
sudditi, di puntare l’indice contro il re Erode Antipa dichiarando: «Non ti è
lecito tenere la moglie di tuo fratello» (Marco 6,18).
D’altro lato, c’è
l’ipocrita denuncia fatta contro l’adultera da scribi e farisei, che Gesù
riesce a ritorcere contro la loro coscienza falsa: «Chi di voi è senza peccato
scagli la prima pietra contro di lei» (Giovanni 8,7).
Ecco,
allora, la necessità di fissare l’attenzione su se stessi prima di ogni accusa,
ricordando quelle quattro dita piegate verso il proprio io e le sue miserie.
Ancora una volta è illuminante Cristo col celebre detto della pagliuzza
nell’occhio del fratello e della trave conficcata nel nostro. Vorrei a questo
proposito che si meditasse un’altra battuta che merita attenzione.
L’ho trovata
in un’opera dello scrittore colombiano Nicolas Gomez Davila (1913-94): «L’uomo
preferisce discolparsi con la colpa altrui piuttosto che con la propria
innocenza».
Quante volte, infatti, ci sentiamo sereni e superiori a chi
riteniamo più colpevole di noi, dimenticando che il vero confronto dev’essere
tra la colpa e quell’innocenza che in realtà anche noi non abbiamo.
(G. Ravasi, Breviario laico)
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