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giovedì 26 dicembre 2019

APPREZZARE PIUTTOSTO CHE CRITICARE. L'ARTE DELL'INCORAGGIAMENTO

-  APPREZZARE E VALORIZZARE PER CRESCERE E FAR CRESCERE MEGLIO  -

Se decidiamo di cambiare noi stessi - o di aiutare altri a migliorare- dobbiamo scegliere un approccio, una strada da seguire. Quello che suggeriamo noi è basato sui punti di forza: ciascuno di noi ha dei punti di forza, a volte senza saperlo. Se scegliamo di cambiare utilizzando un approccio basato sui punti di forza, il nostro primo obiettivo (1) sarà quello di scovare questi “talenti nascosti”, mentre il secondo (2) sarà quello di lavorare attivamente su di essi.
Perché proponiamo un approccio basato sui punti di forza invece di correggere le debolezze? Esiste un simpatico esperimento scientifico al riguardo. Nel 1925 (molto tempo prima che si sviluppassero le moderne scuole di pensiero psicologiche e che la didattica venisse affrontata da pedagogisti e filosofi con l’attenzione scientifica che riceve oggi) la ricercatrice Elizabeth Hurlock condusse uno studio su un gruppo di studenti. Lo studio aveva l’obiettivo di spingere questi studenti a migliorare il proprio rendimento scolastico e le performance nei test.
Alcuni tra questi studenti ricevettero degli incoraggiamenti positivi e furono invitati ad impegnarsi per fare sempre meglio, a partire dai propri punti di forza; altri, invece, ricevettero delle critiche riguardo agli errori che avevano commesso nei primi test. Nel 1925 criticare aspramente gli errori degli studenti era la prassi nella maggior parte delle scuole americane e del mondo.
Dallo studio emersero i dati seguenti: tra gli studenti i cui errori erano stati criticati, il 19% migliorò il proprio rendimento nel corso dei test successivi. Un risultato lievemente positivo.
Tra gli studenti che erano stati incoraggiati a far meglio e a lavorare sulle proprie potenzialità, il numero di coloro che riuscirono a migliorare il proprio rendimento fu del 71%! Un risultato sorprendente.
Questo esperimento non è un punto isolato: numerose ricerche – anche negli ultimi anni – hanno confermato che gli approcci basati sui punti di forza sono molto più efficaci di quelli che hanno come obiettivo la correzione dei punti di debolezza.
Ma qual è il segreto di questa scelta? Partire dai punti di forza permette di mettersi alla prova rispettando il senso di autoefficacia e l’autostima: così facendo, agiremo con una forte motivazione di base. Non dobbiamo mai dimenticare che nei processi di apprendimento le emozioni e l’intelligenza emotiva giocano un ruolo fondamentale.
Abbiamo evidenziato l’importanza di lavorare sui punti di forza invece di focalizzarsi sulle debolezze. Tuttavia, qualcuno potrebbe ancora obiettare: perché cambiare? Perché affidarsi all'incertezza e all'imprevisto? La risposta è semplice: il cambiamento è uno degli strumenti migliori per lavorare sui propri punti di forza.
Com'è possibile? Lo chiariamo utilizzando una teoria scientifica, quella della casualità pianificata (formulata nel 1999 dagli psicologi Krumboltz, Mitchell e Levin).
Questa teoria è stata utilizzata con successo in molte grandi aziende americane, generando una piccola rivoluzione nel mondo del counselling professionale e dello sviluppo della carriera. Secondo la teoria della casualità pianificata, l’esplorazione genera eventi casuali che potrebbero rendere migliore la vita degli individui e le loro competenze; questi eventi casuali potrebbero inoltre rendere capaci gli individui di afferrare opportunità altrimenti precluse. Questa teoria è fondamentale per la crescita personale; infatti, ci dice, in parole povere, che dal cambiamento potrebbe nascere qualcosa di buono (che non potremmo ottenere altrimenti) e che tutti noi possiamo farci “esploratori”, ovvero ricercatori del cambiamento. Si tratta di una formulazione scientifica di quella che viene definita “serendipità“.
Quando parliamo di sviluppare i punti di forza, ci riferiamo ad una serie di competenze utili per la vita personale e professionale. Questi punti di forza sono stati definiti in modi diversi nelle diverse epoche dell’uomo: gli antichi greci le chiamavano aretè, i cristiani virtù, alcune teorie psicologiche le hanno poi definite competenze, prima che gli psicologi positivi rispolverassero l’antica concezione di virtù.
Il problema delle virtù/competenze è che non sempre abbiamo a disposizione un percorso lineare per svilupparle; questo è dovuto al fatto che le nostre scuole non “insegnano” l'agire virtuoso direttamente e neppure la società lo fa. Le virtù sono fondamentali per vivere in modo felice e rispettoso, eppure vengono tenute ai margini della società.
La verità è che tutti noi, a livello intuitivo, comprendiamo l’importanza delle virtù, eppure le diamo per scontate. Di solito, rimangono al livello dei “buoni propositi”.
Se vogliamo far sì che le nostre virtù escano da quel limbo mentale e divengano atto, il cambiamento è la strada più semplice ed efficace.

·        Hurlock, E. B. (1925). An Evaluation of Certain Incentives Used in School Work. Journal of Educational Psychology, 16(3), 145-159
·        Laudadio A., Mancuso S., Manuale di psicologia positiva, Franco Angeli, 2015   
           Luigina Mortari, Le virtù a scuola, Cortina, 2014
C        Colasanti, Franta, L'arte dell'incoraggiamento, Cortina, 1991


Da Portale bambini

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