dobbiamo creare
una barriera tra noi
e la cattiveria mondo”
a
cura di Bianca Senatore
Corriamo
in giro, leggiamo dell’ennesimo omicidio, malediciamo qualcuno perché sui
social abbiamo letto che… E poi torniamo a casa, la stanchezza, lo stress, un
magone nel petto. Quante volte accade? Quanto della negatività del mondo ci
avvelena quotidianamente? Alla fine, quel che resta è una sensazione di
smarrimento e di paura, come se il mondo dovesse finire da un momento
all’altro, tra guerre, crisi climatiche e migrazioni. Eppure, non è così.
L’unica cosa da fare, quindi, è tirare un respiro per poi focalizzarsi su sé
stessi. Non è difficile e ce lo spiega il filosofo Vito Mancuso.
L'unica
possibilità che abbiamo per non diventare difficili anche noi, come lo sono
questi tempi, è di porre una barriera tra noi e la difficoltà di questi giorni.
Difficoltà che si chiama cattiveria, tensione, aggressività. E la barriera che
noi poniamo tra la cattiveria di questi tempi e noi stessi si chiama etica.
Etica significa giustizia interiore, ricerca di armonia, ricerca del bene e non
dell'interesse immediato. L’etica trasforma una persona negativa non dico in un
amico, ma perlomeno in una persona non ostile. Questo vuol dire etica.
Considerato i tempi che viviamo, chi non fa così soccombe. L’unica soluzione,
come dicevo prima, è creare una specie di fossato, come nei castelli medievali,
tra sé stessi e la cattiveria. Per isolarsi da questa specie di onda nera che
arriva e che può sommergere tutti. Ci si aiuta così. Chi non lo fa, viene
travolto dalla marea nera, è in balia di questo spirito. E molti lo sono già,
purtroppo. Lo si capisce parlando con le persone, andando in giro, guidando nel
traffico. Siamo diventati tutti tendenzialmente più aggressivi e rissosi, senza
empatia.
La
società sta andando verso un declino, per non dire dirupo, ed è chiaro che la
filosofia ci aiuta interiormente. Certo, in questo momento storico non è che
con la filosofia, l'etica, la spiritualità insomma, si riesca a cambiare il
mondo esterno. È evidente che questo processo nel quale siamo inseriti non è
facilmente trasformabile. E, tra l’altro, chissà per quanto tempo dovremmo
ancora sopportare questa situazione sempre più problematica. Però, la
filosofia, l’etica, la spiritualità e la coltivazione della propria interiorità
ci possono aiutare a non diventare noi stessi vittime di questa
situazione.
Le
soluzioni sono due: o diventiamo anche noi a nostra volta delle persone
negative, assorbendo quello che c’è intorno, oppure resistiamo, perché sentiamo
che diventare cattivi significherebbe la peggiore sconfitta per la nostra vita.
Bisogna riuscire a rimanere persone giuste. Tutti insieme, con l’aiuto della
filosofia, dobbiamo resistere, trovando una fonte di energie positive. Questa
fonte si chiama preghiera, per chi è religioso. Per chi non lo è si chiama
filosofia, meditazione. Ma anche una persona religiosa può benissimo sia
pregare sia avvalersi della filosofia. E poi è anche importante creare dei
legami positivi, sani. Ma, ripeto, la cosa imprescindibile è la cura della
propria interiorità: a cosa serve lottare per la pace se dentro di noi c'è la guerra?
Dobbiamo aspirare prima di tutto a una pacificazione interiore. Il grande
errore del socialismo, del comunismo e delle ideologie del ‘900 era di pensare
che i problemi umani si risolvessero solo a livello sociale. Non che la società
non sia importante, ha un ruolo rilevante. Ma i problemi umani si risolvono a
livello umano, a livello interiore, perché la società non è nient'altro che
l'espressione di quello che siamo noi. E quindi il vero campo di battaglia è
interiore.
La
parola speranza, come diceva il grande studioso della lingua latina VII secolo,
Isidoro di Siviglia, viene dal termine “pes”, piede, un elemento del corpo ci
tiene in posizione eretta. Ecco, la speranza è una forza interiore che non ti
fa abbattere sulla realtà, quando la realtà è quella di cui abbiamo parlato
finora. Se una persona non ha questa ulteriore forza interiore è chiaro che
viene catturato dall’onda nera e diventa aggressivo e depresso. E anche
deprimente, nel senso che deprime gli altri e si deprime sé stesso. Se, invece,
si ha un'interiorità viva, vivace, allora le cose cambiano e si può affrontare
la realtà senza scoraggiarsi, senza cadere nello scetticismo. E questo
distributore di energia positiva la possiamo chiamare, appunto, speranza.
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