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martedì 24 settembre 2024

L'ARTE DELLO SCRIVERE IN CORSIVO


 

Crepet, occorre rieducare alla scrittura perché espressione di noi stessi, della nostra anima e permette lo sviluppo di capacità cognitive...

 

-         Di Redazione

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Scrivere in corsivo, infatti, richiede una serie di “competenze” che si apprendono col tempo e non riguardano solo aspetti meramente formali ma anche e soprattutto sostanziali, cognitivi...

Soffermarsi sul concetto di scuola, formazione, crescita, presuppone sempre riflessioni articolate, mai scontate, dove ogni piccola sfumatura permette di cogliere un aspetto differente. Non è semplice il ruolo svolto da genitori ed insegnanti nell’ambito di un percorso educativo che presuppone scelte consapevoli, scelte spesso molto difficili e capaci di determinare danni o benefici nei confronti dei giovanissimi.

A tal fine è interessante il pensiero del sociologo e psichiatra Paolo Crepet, nel suo libro “Mordere il cielo”, che tende a sottolineare e a discernere un aspetto importante: molti insegnanti, sia delle scuole materne che delle scuole elementari, hanno riscontrato una difficoltà da parte dei loro allievi a scrivere in corsivo. Si preferisce lo stampatello, alle volte addirittura una tastiera.

Non si tratta di un semplice dibattito su ciò che è giusto o su ciò che è sbagliato, su ciò che si preferisce o su ciò che risulta a noi meno gradevole, ma piuttosto di un aspetto che è stato oggetto di studi e di ricerche da parte di diverse Università, come in California o in Norvegia.

Scrivere in corsivo, infatti, richiede una serie di “competenze” che si apprendono col tempo e non riguardano solo aspetti meramente formali ma anche e soprattutto sostanziali, cognitivi.

Scrivere con una buona calligrafia una serie di parole presuppone che il bambino consideri diversi fattori: dovrà innanzitutto acuire i sensi e comprendere bene il concetto di spazio, cioè utilizzare un carattere tale da permettere alle singole parole di rientrare lungo le righe che compongono il foglio da scrivere.

“Si tratta di un’abilità specifica che ne comporta altre: attenzione, controllo, memoria, precisione, metodo, abilità visivo-spaziali”, così sottolinea Crepet senza esitazione.

Scrivere in stampatello, invece, è sicuramente più semplice, non necessita la stessa premura, attenzione ed è ciò che i bambini prediligono, spesso appoggiati da non pochi genitori ed insegnanti.

Se ci soffermassimo solo un attimo ad osservare l’encefalo di un bambino o di una bambina che sta scrivendo a mano libera rispetto ad un altro/altra che invece utilizza la tastiera di un computer, ci si accorgerebbe subito di un aspetto importantissimo: nel primo caso tutte le aree sono pienamente attive, mentre nel secondo caso appare attenuata l’attività della corteccia cerebrale.

 Più nello specifico: nel primo caso le competenze cognitive, insieme a quelle relazionali ed emotive, si svilupperanno intensamente mentre nel secondo caso ci sarà uno sviluppo molto limitato.

In realtà la scrittura è espressione della nostra personalità ed ognuno scrive in maniera differente, con una calligrafia più o meno comprensibile, a seconda dell’età, dello stato d’animo, del luogo in cui ci si trova: diversi fattori possono determinare una loro specifica influenza.

Riuscire ad esprimersi per iscritto, a mano libera, senza l’ausilio di tastiere, presuppone anche lo sviluppo di un’altra abilità: facciamo riferimento alla capacità di cancellare, di correggere i propri errori quando si scrive.

“La scrittura a mano comporta la giusta fatica di esprimersi”, spiega lo psichiatra.

Si pensi, ad esempio, alle scuole di un tempo, con i vecchi banchi di legno, nelle quali si utilizzava ancora il pennino con l’inchiostro ed ognuno doveva essere abile a scrivere senza sporcarsi, mostrando le sue abilità nella calligrafia, sperimentando anche il disegno.

 Scuola oggi

 

IL CORSIVO PER SVILUPPARE IL PENSIERO

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-         di Vivian Parra.

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Ti sei mai chiesto perché ai bambini non viene più insegnato a scrivere in corsivo?

E no, non è un caso che tendano a usarlo sempre meno.

Scrivere in corsivo significa tradurre i pensieri in parole; ti obbliga a non staccare la mano dal foglio. Uno sforzo stimolante, che ti permette di associare idee, collegarle e metterle in relazione. Non a caso la parola "corsivo" deriva dal latino currere, che corre, che fluisce, perché il pensiero è alato, corre, vola.

Certo, il corsivo non ha più posto nel mondo di oggi, un mondo che fa di tutto per rallentare lo sviluppo del pensiero, per riempirlo.

Penso che il corsivo sia nato in Italia e poi si sia diffuso in tutto il mondo.

Perché?

Perché era una scrittura compatta, elegante, chiara.

Ma la nostra è una società che non ha più tempo per l'eleganza, per la bellezza, per la complessità; abbiamo la sintesi ma non la chiarezza, la velocità ma non l'efficienza, l'informazione ma non la conoscenza!

In generale, sappiamo troppo e troppo poco perché non siamo più (in generale) capaci di mettere in relazione le cose. La maggior parte delle persone non riesce più a pensare.




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