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lunedì 29 aprile 2024

LA SCUOLA MEDIA COMPIE 60 ANNI… E LI DIMOSTRA

"SCUOLA DI BASE", 

... senza mai riuscirvi !


- di Italo Bassotto


Il volume raccoglie gli interventi di alcuni operatori scolastici (Professori, Dirigenti, Ispettori) al convegno organizzato dalla Associazione Laboratorio di Pedagogia Piero Pasotti a Mantova, in occasione del 60mo anniversario della promulgazione della Legge 31 dicembre 1962, n. 1859, che istituiva  la Scuola Media Unica. 

Il titolo del convegno (che è diventato poi anche quello di questa raccolta di riflessioni critiche) dimostra con chiarezza la tesi che sorregge l’analisi storica, istituzionale e pedagogica che cli autori rivolgono a questo importante segmento della scuola dell’obbligo: la Scuola Media Unica è stata la più grande ed importante innovazione del sistema scolastico italiano (qualcuno sostiene: l’ “unica” dal dopoguerra ad oggi!), ma la sua calcificazione amministrativa, organizzativa e didattica, in questi 60 anni di vita,(nonostante i timidi tentativi di revisione e adeguamento dei suoi ordinamenti, presi in esame nei vari saggi del testo) giustifica l’esito delle analisi socio-pedagogiche della Fondazione Agnelli (2001 e 2011), che definisce questo ciclo scolare, che Frabboni avrebbe voluto inscrivere nel concetto di “scuola di base” senza, peraltro, mai riuscirvi, “l’anello debole del sistema scolastico italiano.

Il primo capitolo del volume percorre la storia della “scuola popolare”  (così si chiamava l’elementare  prima della riforma Gentile) dall’Unità d’ Italia agli albori del nuovo millennio e inserisce la scuola media in questo cammino del servizio educativo scolastico verso l’alfabetizzazione di massa degli italiani. Non senza rilevarne i limiti e le rigidità istituzionali, come la permanente “secondarietà” che la avvicinava al Ginnasio, come propedeutica del Liceo Classico; come le critiche feroci  sollevate dalla contestazione degli anni ’70 del secolo scorso, da don Milani ai sociologi Barbagli e Dei che definirono, con graffiante ironia, i prof della scuola media (che già da allora cominciavano ad essere quasi solamente di genere femminile) “vestali della classe media”: il tutto accompagnato da alcuni timidi tentativi di adeguarne struttura e didattica alle nuove istanze sociali che si imponevano ed i repentini arretramenti per un rassicurante (per l’amministrazione ed i sindacati degli insegnanti) ritorno al passato.

Nel secondo capitolo vengono presi in esami questi vari tentativi di introdurre innovazioni e adeguamenti ai tempi nuovi, tutti inesorabilmente falliti: come l’introduzione del “tempo prolungato/pieno”; lo studio sussidiario e le libere attività complementari  (LAC); l’avvio della “valutazione formativa” con il documento di valutazione ed il ritorno veloce ai voti ed alla “classificazione”; l’introduzione delle 150 ore e, dopo meno di tre anni, la definitiva espulsione della Educazione degli Adulti e l’istituzione dei CPIA; la creazione degli Istituti Comprensivi (IC) simulando una inesistente continuità con la scuola elementare (poi diventata “primaria” per giustificare la “secondarietà” della scuola media); la creazione di un nuovo problema di “continuità” mai risolto, né risolvibile, coi bienni delle scuole secondarie superiori resi, nel frattempo, obbligatori…. In questa parte del volume sono presi in esame e vagliati con attenzione critica tutti questi tentativi falliti, dando voce alle reciproche aspettative e incomprensioni espresse sulla base di esperienze dirette di dirigenti scolastici che hanno vissuto il disagio di un dialogo impossibile tra la scuola primaria, la secondaria inferiore e quella superiore….

Infine il terzo capito si riferisce ai cambiamenti possibili e auspicabili per questo tratto di scolarità dal passato scleroitizzato e insensibile ai cambiamenti sociali ed a quelli psicologici della condizione dei pre-adolescenti. Così l’ispettore Maviglia (chiamato poi a dirigere l’UST di Brescia), rispolverando un dibattito, lontano venticinque anni da oggi, che prevedeva una “modificazione globale dell’intero sistema scolastico” alla luce delle proposte del ministro Luigi Berlinguer, l’unico capace di portare alla luce della opinione pubblica le contraddizioni di una scuola “a metà” (“media”, appunto!) tra l’alfabetizzazione di base e  quella culturale della scuola superiore. A sua volta il dirigente scolastico Mario Fraccaro (che ha fatto anche l’esperienza di Sindaco in una cittadina della bassa bresciana) traccia una fedele ricognizione dei tentativi di dare a questo segmento scolastico un volto accogliente e convincente per i giovani frequentanti e le loro famiglie, presi (gli uni e le altre) tra la rabbia per una istituzione che non aveva alcuna capacità di ascolto dei nuovi bisogni emergenti e il desiderio di adeguare strutture e servizio educativo ai tempi e ai modi della rivoluzione tecnologica delle ICT, della pandemia dell’informazione globale e di quella legata alla liberazione sessuale  ed alle nuove forme di dipendenza psicologica. 

Infine, la Ex Dirigente dell’UST di Bergamo (con esperienza sul campo, di direzione di Istituti comprensivi) propone quattro progetti di ricerca ed innovazione sperimentale, che chiamano in causa una modalità di cambiamento operata “dal basso”, ovverosia progettata e agita dagli stessi operatori (insegnanti, dirigenti e organi collegiali), che da decenni aspettano un segnale di avviamento di una scuola media che guardi ai nuovi bisogni degli studenti più che a salvaguardare i privilegi e i facili consensi dei suoi “attori sociali”.

La dirigente dell’UST propone quattro piste di innovazione da mettere in prova e valutare nei loro esiti per poi, in nome dell’autonomia, passare a iscriverle nei rispettivi PTOF  e renderle così stabili e feconde di nuove ispirazioni innovative. Gli operatori della Associazione Laboratorio di Pedagogia, che hanno promosso il convegno e patrocinato le proposte della dott. Graziani, dichiarano la loro disponibilità ad accompagnare con la consulenza e l’expertise di cui sono portatori quei gruppi di docenti (o di scuole) che volessero incamminarsi sulla strada del cambiamento, senza attendere che sia l’amministrazione del MIM a promuoverne i tratti più significativi (cosa che fino ad ora da 60 anni non ha mai fatto nessun apparato politico o amministrativo, che aveva la responsabilità di promuovere nuove e più adatte regole del servizio della scuola media unica).

Ed. Ecogeses -Aimc

Il volume (€ 10) si può acquistare  on line al seguente indirizzo:

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