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martedì 30 maggio 2023

MATTARELLA, TESTIMONE COERENTE E GARBATO DI SERVIZIO E DI RESPONSABILITA'

 Il Papa premia Mattarella: dedizione al bene del Paese ispirata da valori cristiani

UN DISCORSO CHE STIMOLA TUTTI COLORO CHE RIVESTONO RUOLI DI  RESPONSABILITA'


Francesco consegna il Premio Paolo VI al presidente della Repubblica italiana e richiama l'invito di Papa Montini alla responsabilità veso il bene comune: bisogna andare controcorrente “rispetto al clima di disfattismo e lamentela, per sentire proprie le necessità altrui”. 

Il capo dello Stato devolve la somma collegata al riconoscimento alla Comunità Giovanni XXIII, che nell'Emilia Romagna ha delle case di accoglienza gravemente colpite dall'alluvione dei giorni scorsi

 

- di Tiziana Campisi – Città del Vaticano

 Credo che oggi il conferimento del Premio Paolo VI al presidente Mattarella sia proprio una bella occasione per celebrare il valore e la dignità del servizio, lo stile più alto del vivere, che pone gli altri prima delle proprie aspettative. È questo servizio che rende l’agire politico una forma di carità, afferma Francesco nella sala Clementina del palazzo apostolico, in occasione della consegna del premio intitolato a Papa Montini al presidente della Repubblica Italiana, che per servire lo Stato ha rinunciato al riposo dopo tanti anni di lavoro. Il riconoscimento, nato per iniziativa dell’Istituto Paolo VI al fine di segnalare personalità eminenti che si sono distinte nei diversi ambiti della cultura e nella promozione di una convivenza umana giusta e che, in modi diversi, testimoniano la vitalità dell’eredità spirituale di Papa Montini, viene conferito a Mattarella, si legge nella motivazione, “per la sua dedizione al bene comune in un impegno politico ispirato ai valori cristiani e, insieme, rigoroso nel servizio delle istituzioni civili”.

 Nel suo discorso il Pontefice ricorda che proprio Paolo VI, rivolgendosi ai rappresentanti dell’Unione Europea dei Democratici Cristiani, nel 1972, “disse che quanti esercitano il potere pubblico devono considerarsi ‘come i servitori dei loro compatrioti, con il disinteresse e l’integrità che convengono alla loro alta funzione’”. E in una udienza generale - il 9 ottobre 1968 - poi, precisò che “il dovere del servizio è inerente all’autorità” e che “tanto maggiore è tale dovere quanto più alta è tale autorità”. Al contrario, “tentazione diffusa, in ogni tempo, anche nei migliori sistemi politici”, è quella “di servirsi dell’autorità anziché di servire attraverso l’autorità”, osserva Francesco, rimarcando quanto “è facile salire sul piedistallo” e difficile invece “calarsi nel servizio degli altri”.

Il servizio e la responsabilità

Il Papa evidenzia che “servire crea gioia e fa bene anzitutto a chi serve” e richiama, a tal proposito, quanto scritto da Alessandro Manzoni - definito da Paolo VI “genio universale”, “tesoro inesauribile di sapienza morale”, “maestro di vita” - ne “I promessi sposi”: “Si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio”.

 Ma il servizio rischia di restare un ideale piuttosto astratto senza una seconda parola che non può mai esserle disgiunta: responsabilità. Essa, come indica la parola stessa, è l’abilità di offrire risposte, facendo leva sul proprio impegno, senza aspettare che siano altri a darle. Quante volte, Signor Presidente, prima con l’esempio che con le parole, Lei lo ha richiamato! Anche in questo non si può che notare una feconda affinità con Giovanni Battista Montini.

L’impegno di ciascuno per il bene comune

E ancora, di Paolo VI, Francesco richiama la Lettera apostolica Octogesima adveniens, dove viene sottolineato che “le parole servono a poco ‘se non sono accompagnate in ciascuno da una presa di coscienza più viva della propria responsabilità’”, perché, prosegue il documento, “è troppo facile scaricare sugli altri la responsabilità delle ingiustizie, se non si è convinti allo stesso tempo che ciascuno vi partecipa e che è necessaria innanzi tutto la conversione personale”. Un’affermazione ancora attuale, costata il Papa, “quando viene quasi automatico colpevolizzare gli altri, mentre la passione per l’insieme si affievolisce e l’impegno comune rischia di eclissarsi davanti ai bisogni dell’individuo”.

La responsabilità, invece, come ci mostrano in questi giorni tanti cittadini dell’Emilia-Romagna, chiama ciascuno ad andare contro-corrente rispetto al clima di disfattismo e lamentela, per sentire proprie le necessità altrui e riscoprire sé stessi come parti insostituibili dell’unico tessuto sociale e umano a cui tutti apparteniamo.

L’impegno per la legalità

A proposito, poi, di responsabilità, Francesco parla anche di “impegno per la legalità”, che “richiede lotta”, “determinazione” e anche “memoria di quanti hanno sacrificato la vita per la giustizia”, come Piersanti Mattarella, fratello del capo dello Stato italiano, e “le vittime della strage mafiosa di Capaci”.

San Paolo VI notava che nelle società democratiche non mancano istituzioni, patti e statuti, ma “manca tante volte l’osservanza libera ed onesta della legalità” e che lì “l’egoismo collettivo insorge”. Anche in quest’ambito, Signor Presidente, con le sue parole e il suo esempio, avvalorati da quanto ha vissuto, Lei rappresenta un coerente maestro di responsabilità.

Il sogno di Paolo VI: le comunità solidali

Infine, il Papa fa notare quanta importanza attribuì San Paolo VI alla “responsabilità di ciascuno per il mondo di tutti”, con il suo invito, nella Populorum progressio,a lottare senza rassegnarsi di fronte agli squilibri delle ingiustizie planetarie” e a “fronteggiare le sfide climatiche”, convinto che l’ambiente sarebbe diventato intollerabile all’uomo per la distruttiva attività dell’uomo stesso "che, spadroneggiando sul creato, si sarebbe trovato a non padroneggiarlo più”. Circa l'eredità lasciata da Montini, Francesco si sofferma su quella impegnativa di edificare comunità solidali”, e aggiunge che quel sogno del suo predecessore di “comunità di partecipazione e di vita”, che si prodigassero “per costruire solidarietà attive e vissute”, “si scontrò con vari incubi diventati realtà”, come la “terribile vicenda di Aldo Moro”. E a conclusione del suo discorso, lieto di aver consegnato al presidente Mattarella il Premio Paolo VI, perché “testimone coerente e garbato di servizio e di responsabilità”, il Pontefice cita ancora Papa Montini, che nella Evangelii nuntiandi scriveva: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”.

Le parole del Papa sono state precedute da un breve intervento del presidente Mattarella, che, commosso, ha ringraziato l'Istituto Paolo VI per avergli conferito il Premio e Francesco per averglielo consegnato. Il capo dello Stato ha poi chiesto di destinare la somma collegata al riconoscimento alla Comunità Giovanni XXIII, che è nata in Romagna e che nella regione ha delle case di accoglienza, "gravemente colpite dall'alluvione dei giorni scorsi". "Penso che con il Premio, più che la mia personale azione, si sia inteso e si intenda indicare un modo di interpretare l'impegno nella società e nelle istituzioni, che molti hanno praticato e sviluppato ispirandosi alla visione di Paolo VI e ai suoi insegnamenti" ha detto Mattarella, confidando che gli scritti di Papa Montini sono stati per lui e per tanti altri "fondamentali punti di orientamento". "Con i suoi insegnamenti - ha terminato il capo dello Stato - San Paolo VI ha collocato e trasmesso, in una visione armonica, chiara, compiuta, fede, dignità umana, libertà e pace".


DISCORSO DEL PAPA



 

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