- Dal Vangelo secondo Luca
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli
dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà
piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi,
finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse
gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato
ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
La
fede è centrale nel processo di ricezione della salvezza, che giunge a noi come
annuncio, come parola, come buona notizia che per essere ricevuta dev’essere
creduta. “A Dio che si rivela è dovuta l’obbedienza della fede, con la quale
l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente” (Dei Verbum, n. 5). La fede si
attua come un gratuito e libero incontro tra Dio che si comunica e la persona
umana che accoglie la sua autocomunicazione aprendosi all’azione di Dio. La
fede non è credere in qualcosa, ma credere in qualcuno, in Dio salvatore.
Nell’evento della nostra salvezza, l’iniziativa è sempre di Dio. La fede è
quindi anzitutto un dono. Non a caso il vangelo d’oggi inizia con la supplica
degli apostoli a Gesù: “Accresci in noi la fede!”. La risposta di Gesù è immediata
e, come al solito, sconcertante: “Se aveste fede quanto un granello di senapa,
potreste dire a questo gelso: Sradicati e vai a piantarti nel mare, ed esso vi
obbedirebbe”.
Ecco,
quindi, che Gesù proclama la potenza salvatrice della fede. Gli fa eco san
Giovanni quando afferma che la vittoria che ha sconfitto il mondo è la nostra
fede (1Gv 5,4). Ma questa fede che, anche se minuscola, è capace di sradicare e
trapiantare nel mare un gelso, albero gigante dalle radici difficilmente
sradicabili, non è da confondersi con una tecnica con cui ottenere effetti
prodigiosi come lo spostamento di una montagna o il radicamento di un albero
nelle acque del mare. La potenza della fede di cui parla Gesù è la potenza di
Dio che si manifesta e si sprigiona nella vita di noi credenti. La fede lascia
passare sempre e solo l’azione di Dio attraverso di noi; non costringe Dio a
fare quello che vogliamo noi ma permette a noi di fare quello che vuole Dio.
Infatti, Gesù parla in seguito del servo che “ha eseguito gli ordini ricevuti”.
La
lettura apostolica ci invita a dare una coraggiosa testimonianza della nostra
fede. E la prima lettura, tratta dal libro di Abacuc, conclude affermando che
colui che non ha l’animo retto soccombe, mentre “il giusto vivrà per la sua fede”.
La parola “fede”, nella lingua semitica in cui si esprimeva Gesù, significa
fermezza e certezza, sicurezza e fiducia. La fede non ha niente a che fare con
l’angustia degli orizzonti. La fede non intimidisce, non riduce la voglia di
vivere e di crescere che c’è in ognuno di noi ma apre a questa nuovi ed
insospettabili orizzonti.
L’eucaristia
è “Mistero della fede”. “La fede e i sacramenti sono due aspetti complementari
della vita ecclesiale. Suscitata dall’annuncio della Parola di Dio, la fede è
nutrita e cresce nell’incontro di grazia col Signore risorto che si realizza
nei sacramenti” (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 6).
Nessun commento:
Posta un commento