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domenica 25 aprile 2021

LOCK-DOWN E DISABILI INTELLETTIVI

      

  L’impatto psicologico del Covid-19

         e del lockdown sui disabili intellettivi.

Progetto di ricerca su un’associazione di volontariato di Formigine (Mo).

-         di Anna Cuoghi 

Durante i primi mesi di pandemia, una delle categorie trascurate è stata sicuramente quella dei disabili e delle loro famiglie. Le istituzioni non si sono soffermate su cosa facessero le persone disabili lasciate a casa da sole con le loro famiglie, né cosa succedesse nelle strutture residenziali o nelle case-famiglia, dove la carenza di personale non ha permesso di accogliere queste persone tutto il giorno. Per diversi mesi, i laboratori sono rimasti chiusi. La didattica a distanza con i disabili è complessa e richiede il coinvolgimento delle famiglie, già in sovraccarico. A causa della chiusura dei centri diurni e la sospensione di ogni attività quotidiana, le famiglie si sono ritrovate nuovamente ad interagire giorno e notte con i figli disabili, spesso persone adulte, ricreando meccanismi di accudimento che sono ricaduti maggiormente sulle donne, spesso non più giovani.

Questa ricerca è stato ha voluto dar voce a ragazzi “fragili”, poter raccontare, attraverso le loro parole e quelle delle persone che gli sono vicino, i loro vissuti, le emozioni provate durante il primo lockdown, iniziato il 9 marzo e terminato il 18 maggio 2020, e le conseguenze psicologiche che da esso sono derivate. A questo scopo è stato preso in esame un campione formato da 16 giovani italiani con disabilità intellettive e/o disagio sociale e altre comorbilità (9 uomini e 7 donne), di età compresa tra i 16 e i 30 anni, 8 genitori e caregiver, 7 operatori dell’associazione di volontariato #TuttoSiMuove di Formigine, cittadina in provincia di Modena, che opera nel disagio sociale. La tecnica utilizzata è stata quella dello studio di caso, poiché si presta allo studio di unità di analisi ristrette, come singoli soggetti o piccoli gruppi, con caratteristiche di unitarietà e specificità, ed è la strategia migliore per descrivere gli effetti di un evento in contesti reali. 

Al fine di raggiungere l’obiettivo della ricerca, sono state ideate tre interviste semi-strutturate di natura qualitativa con domande diverse in base ai soggetti a cui erano rivolte: una è stata sottoposta ai ragazzi con disabilità, che hanno raccontato in prima persona la loro esperienza; la seconda ai loro genitori, per capire come abbiano vissuto quel periodo in cui sono stati costretti a vivere insieme ai loro figli tutto il giorno per un periodo prolungato di tempo, e l’ultima agli operatori dell’associazione, per sapere se sono rimasti in contatto con gli utenti e le loro famiglie e se hanno notato dei cambiamenti significativi nei ragazzi una volta iniziate di nuovo le attività in presenza. ......

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