Le 10 principali leggende
legate alla migrazione
Hanno tutti lo smartphone. Furbi, opportunisti, delinquenti, ricchi. Sono questi gli stereotipi ormai diffusi sugli immigrati. E, così, anche il cellulare fondamentale per chi scappa, diventa un benefit. Per questo l'Associazione Medici senza frontiere ha lanciato una campagna per fare chiarezza
1. Ci portano le malattie: come Ebola, Tubercolosi e scabbia. Non è così.
I migranti non rappresentano un rischio per la salute pubblica. Nel corso di
oltre dieci anni di attività mediche in Italia, MSF non ha memoria di un solo
caso in cui la presenza di immigrati sul territorio sia stata causa di
un’emergenza di salute pubblica.
2. Li trattiamo meglio degli italiani! Falso. In Italia, il sistema di
accoglienza è gestito dal Ministero dell’Interno e comprende centri di prima e
seconda accoglienza. L’insieme delle strutture ordinarie e dei servizi
predisposti dalle autorità centrali e dagli enti locali è largamente
insufficiente, tanto che più del 70% dei richiedenti asilo è attualmente
ospitato in strutture temporanee e straordinarie.
3. Aiutiamoli a casa loro. La comunità internazionale da decenni si
pone come obiettivo di eliminare la fame e la povertà estrema ma, nonostante
gli sforzi e gli investimenti, i risultati sono ancora insufficienti. E in ogni
caso, gli aiuti internazionali da soli non bastano a consentire il rientro a
casa in sicurezza di chi fugge da conflitti, persecuzioni e violenza.
4. Hanno pure lo smartphone. Ma tu riesci a immaginare di fuggire
senza? Per chi fugge da guerra, violenze o povertà ed è costretto a
intraprendere un lungo e pericoloso viaggio, i cellulari, in particolare gli
smartphone, sono beni di prima necessità: il mezzo più economico per stare in
contatto con i propri familiari; permettono di capire dove ci si trova,
attraverso la geolocalizzazione; servono a condividere informazioni
fondamentali su rotte, mappe, pericoli alle frontiere, blocchi.
5. Vengono tutti in Italia. Sono troppi! Peccato che sia solo il 6% di
chi scappa che arriva in Europa. Degli oltre 65 milioni di persone nel mondo
costrette alla fuga nel 2015, ben l’86% resta nelle regioni più povere del
pianeta. Il 39% si trova in Medio Oriente e Nord Africa, il 29% in Africa, il
14% in Asia e Pacifico, il 12% nelle Americhe.
6. Sono tutti uomini giovani e forti. La maggioranza delle persone che
arrivano in Europa è rappresentata da giovani uomini perché hanno una
condizione fisica migliore per poter affrontare un viaggio così duro. Spesso
sono le stesse famiglie a mandarli per primi, sperando un giorno di potersi
ricongiungere. Tuttavia, il numero di famiglie, donne e minori non accompagnati
è in aumento. Nel 2015, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati (UNHCR), di circa un milione di persone arrivate in Grecia, in Italia
o Spagna via mare, il 17% è costituito da donne e il 25% da bambini.
7. Ci rubano il lavoro. Le analisi esistenti mettono in evidenza la
scarsa “concorrenzialità” tra lavoro straniero e lavoro autoctono a parità di
competenze. Secondo il Ministero del Lavoro solo l’1,3 per cento dei lavoratori
italiani con laurea svolge un lavoro manuale non qualificato, mentre questa
percentuale si alza all’8,4% nei lavoratori extra-comunitari. Inoltre, secondo
l’Inps ogni anno gli “immigrati” versano 8 miliardi di euro di contributi e ne
ricevono 3 in pensioni e altre prestazioni, con un saldo netto di circa 5
miliardi (fonte, Redattore Sociale).
8. Non scappano dalla guerra. La distinzione tra rifugiati e migranti
economici è una semplificazione. I motivi che spingono le persone a fuggire dai
propri Paesi sono diversi e spesso correlati tra loro: guerre (Siria, Iraq,
Nigeria, Afghanistan, Sud Sudan, Yemen, Somalia), instabilità politica e
militare (Mali), regimi oppressivi (Eritrea, Gambia), violenze (lago Chad),
povertà estrema (Senegal, Costa d'Avorio, Tunisia).
9. Sbarcano i terroristi. Peccato che la maggior parte degli affiliati
ai gruppi terroristici coinvolti negli attentati in Europa fosse già presente
sul territorio, in quanto di cittadini europei. La maggior parte è fatta di
persone vulnerabili che fuggono da guerre e violenza.
10. Sono pericolosi. Sono più vulnerabili che pericolosi. Numerosi
studi internazionali hanno evidenziato l’inesistenza di una corrispondenza
diretta tra l’aumento della popolazione immigrata e l’incremento del numero di
denunce per reati penali. E’ pur vero che sono molti i detenuti stranieri nelle
carceri italiane (il 34% dei reclusi, al 30 settembre 2016), ma ciò è dovuto a
una serie di fattori precisi. In particolare, a parità di reato gli stranieri
vengono sottoposti a misure di carcerazione preventiva molto più spesso degli
italiani, che ottengono invece con maggiore facilità gli arresti domiciliari (o
misure cautelari alternative alla detenzione, una volta emessa la condanna). La
stessa azione di repressione opera con più frequenza nei confronti degli
stranieri, che con maggiore facilità sono sottoposti a fermi e controlli di
routine da parte dalle forze di polizia.