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sabato 22 ottobre 2016

QUALE SCUOLA? QUALE FORMAZIONE? QUALE VALUTAZIONE? .....

Abbecedario  (impertinente) della  formazione in servizio

Quando si parla di valutazione, nella scuola sembrano scontrarsi
un’istanza formativa e un’istanza classificatoria

                                                                                                                               di Maurizio Muraglia

La legge 107/2015 (comma 124) stabilisce che la formazione in servizio dei  docenti di ruolo è obbligatoria, permanente e strutturale. Sarebbe interessante monitorare la formazione in servizio attuata nelle comunità scolastiche  del nostro Paese nell’anno scolastico  che è seguito all’emanazione della legge. Qui racconto un pezzo di scuola dal  lato di chi viene chiamato ad ‘accompagnare’ la formazione e lo farò in dieci lemmi.

Scuola dell’inclusione o scuola della prestazione?
Occorre tuttavia delineare, doverosamente, una cornice che lega tutti i lemmi e lega tutte le esperienze formative  ‘accompagnate’. La scuola italiana vuole essere inclusiva. Quando la didattica, la relazione educativa, la valutazione si muovono sul terreno dell’inclusione i docenti stanno al gioco, a parte poche riserve indiane annidate nel secondo ciclo. Ma c’è un’obiezione, unica, dovunque: “Ma poi ci sono gli esami…”; “Ma poi ci sono le prove  Invalsi...”. Non so quanto chi decide sulla scuola colga questo iato tra inclusione locale e prestazione centrale. È come se la scuola rivendicasse il diritto di saper valutare le prestazioni dei propri allievi e guardasse alle istanze  valutative del centro come a un’indebita invasione di campo. Indebita perché capace di minare le istanze inclusive di cui sono portatori i contesti.
Se il sistema avanza le sue pretese ‘standardizzate’, la reazione delle scuole è tutta un rintanarsi nella lezione frontale, nei contenuti, nella trasmissione. Proprio ciò che il sistema, almeno a parole o a Direttive, deplora. Sembra che il sorriso di un bambino e il punteggio alto in un Rav non siano conciliabili. Si può rubricare tutto questo come una deriva ‘mammista’ delle scuole? Siamo certi che la difficoltà di conciliare istanza formativa delle scuole e istanza certificatoria o classificatoria del sistema dipenda esclusivamente da autoreferenzialità professionale? Qualcosa non torna  ……


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