CHE APPETITO HAI?
Etica e virtù nella vita e nella società.
Un’utopia, una speranza, un impegno
di Giovanni Perrone
Secondo Aristotele l'appetito rappresenta la naturale tendenza che spinge ogni uomo a
realizzare ciò che egli ritiene “bene”. Il concetto di bene è strettamente
connesso al modo di intendere la vita e di porsi nei confronti degli altri. Il
recente studio dell’Ocse, Trust in
Government, analizzando comparativamente la situazione di 29 Paesi nel
mondo nei riguardi della corruzione, evidenzia la necessità che, sin dai primi
anni di vita, si insegni e si faccia esercitare l’etica della buona
cittadinanza. Perciò il rapporto richiama la responsabilità di tutte le istituzioni
deputate ad aver cura della crescita dei buoni cittadini. Anche i cittadini,
però, debbono sapersi prender cura delle istituzioni. Infatti, sovente, sono i
cittadini non virtuosi che rendono le istituzioni vuote di valore e ricche di
malaffare.
Il vivere
eticamente è il prendersi “cura di sé, cura degli altri, cura delle
istituzioni” (P. Ricoeur). Si matura la capacità di prendersi cura sin dalla
nascita, grazie all'impegno e all'esempio di educatori-accompagnatori e al vivere
in ambienti che favoriscono l’esercizio delle virtù. L’etica della cura
interagisce con l’etica della giustizia grazie ad un’idea di bene (il
cosiddetto bene comune) che accomuna
l’io e l’altro. E’ la disponibilità ad “essere pronti” a migliorare se stessi e a farsi carico dell’altro, accompagnandolo
sulla via del bene, che caratterizza l’agire con cura. L’altro non è solo la
singola persona, ma è anche la comunità, l’associazione, l’istituzione, il
gruppo.
Non c’è
vita etica senza l’esercizio delle virtù. Mi riferisco alle virtù umane e
civiche che bene interagiscono con quelle promosse dalla religione, e
favoriscono la maturazione del “buon cittadino e del buon cristiano”. “La virtù,
infatti, è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. Le virtù umane sono
attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell'intelligenza e
della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano
la nostra condotta secondo la ragione e la fede. Esse procurano facilità,
padronanza di sé e gioia al fine di condurre una vita moralmente buona. L'uomo
virtuoso è colui che liberamente e coscientemente pratica il bene. Ogni virtù
consente alla persona di dare il meglio di sé, non soltanto di compiere atti
buoni. Infatti, con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona
virtuosa tende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete”. Così
afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica.
Alcune virtù
hanno la funzione di cardine; sono dette cardinali: la giustizia, la fortezza, la prudenza e la
temperanza. «Se uno ama la giustizia, le virtù sono il
frutto delle sue fatiche. Le virtù insegnano, infatti, la temperanza e la
prudenza, la giustizia e la fortezza» (Sap 8,7). Attorno ad esse
gravitano le altre virtù, che non sono declamate ma vissute, maturate giorno
per giorno, anche nelle piccole scelte ed azioni della nostra vita.
Perciò occorre promuovere e implementare l’appetito del bene.
Esso orienta e sostiene nel compiere scelte di qualità e nel far diventare il
vivere virtuoso uno stile di vita. E’ un buon appetito che sin dall’infanzia spinge
ogni persona a diventare protagonista e a spendersi per crescere e per far
crescere in maniera eticamente corretta. A proposito di appetito penso
metaforicamente ad un ristorante che riempie la strada di buoni profumi, presenta
piatti che stimolano occhi, pancia e cervello, che offre anche la possibilità di imparare a
cucinare piatti prelibati e, nel contempo, coinvolge i clienti nel mettere a
frutto ciò che sanno fare. L’esempio, l’apprezzamento e il fraterno
accompagnamento trascinano verso il bene. Ogni istituzione, a partire dalla famiglia, deve essere
considerata e vissuta come spazio educativo, luogo eticamente fecondo e
significativo, ove ci si nutre di atti virtuosi.
La stessa attenzione alla legalità, oggi sovente richiamata e
manifestata, non ha valore se non è strettamente connessa alla virtù della
giustizia e al concreto e quotidiano impegno perché la giustizia sia il modo
naturale di essere e di agire di ogni persona e di ogni istituzione. Occorre,
però, un maggiore e condiviso impegno per garantire a tutti una buona
educazione; un’alleanza educativa che accomuni famiglie, scuola, istituzioni
civili ed ecclesiali, associazioni e movimenti.
A proposito, Papa Francesco insiste parecchio sulla
necessità di educare al buono, al bello e al vero. Ha più volte affermato che
“ci sono tre linguaggi: il linguaggio
della testa, il linguaggio del cuore, il linguaggio delle mani. L’educazione
deve muoversi su queste tre strade. Insegnare a pensare, aiutare a sentire bene
e accompagnare nel fare. Occorre cioè che i tre linguaggi siano in armonia; che
il bambino, il ragazzo pensi quello che sente e che fa, senta quello che pensa
e che fa, e faccia quello che pensa e sente. E così, un’educazione
diventa inclusiva perché tutti hanno un posto; inclusiva anche
umanamente”. Sono buone indicazioni per una via virtuosa.
Siamo
tutti chiamati a profumare di virtù, in modo che il buon profumo riempia case,
scuole, istituzioni e aiuti ciascuno a maturare quella cittadinanza attiva
necessaria a star bene e a risolvere i complessi problemi del nostro tempo. Un
augurio: Che si eviti ogni sorta di tiepidezza, devianza o anoressia etica. Il nostro appetito sia
sempre di qualità perché bello, buono e vero!
Giovanni Perrone
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