Ultim’ora
Nel pomeriggio di ieri, 12 maggio , il presidente nazionale
dell’AIMC, Giuseppe Desideri, ha partecipato all'incontro convocato dal Governo
a Palazzo Chigi tra i rappresentanti dei Sindacati scuola, Confederazioni e Associazioni
professionali.
Presenti il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio on. De
Vincenti, i Ministri Giannini, Boschi, Del Rio e Madia, i quali, in un
confronto franco non privo di divergenze d’opinione, hanno discusso del DdL
governativo “La Buona Scuola” in esame alla Camera e ascoltato le ragioni della
“scuola vera”.
UN INCONTRO-CONFRONTO "FRANCO"
Scuola, nuova rottura. Gelo sindacati-governo
di Enrico Lenzi
Doveva essere
l’occasione per riaprire un dialogo, rischia invece di riaccendere le polveri
della protesta. Le tre ore di confronto di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi tra
governo e sindacati sulla riforma della buona scuola non solo non ha portato ad
alcun passo avanti, ma ha addirittura irrigidito le posizioni, con un fronte
sindacale che parla apertamente di «mobilitazione che continua » ipotizzando un
nuovo sciopero generale - sull’onda di quello del 5 maggio scorso - e di
arrivare al blocco degli scrutini. Uno scenario tra i più foschi, alla vigilia
dell’approdo in aula di Montecitorio del testo della riforma passato al vaglio
della commissione Cultura. E oggi a varcare il portone di Palazzo Chigi saranno
le associazioni dei genitori, mentre ieri alcune sigle studentesche hanno
boicottato le prove Invalsi alle scuole superiori.
Un clima pesante, che
però non sembra togliere serenità al ministro dell’Istruzione Stefania
Giannini, che parla di «confronto e di dimostrazione concreta che il governo
continua a dialogare, mentre il provvedimento fa il suo corso». Parole che
stridono con le dichiarazioni di fuoco di tutti i leader sindacali (generali e
di categoria) all’uscita dall’incontro. Ad irritare l’assenza di qualsiasi
apertura del governo sui tre punti della discordia: assumere più precari,
cambiare la valutazione dei docenti, approvare il contratto nazionale.
«È ancora come se
avessimo la pistola puntata alla tempia – dichiara il leader della Uil Carmelo
Barbagallo –. Valuteremo con i sindacati di categoria eventuali iniziative di
mobilitazione. Non ci sono risposte soddisfacenti». E anche la leader della
Cgil Susanna Camusso parla di «mobilitazione che prosegue. È chiaro a tutti che
il ddl così come è anche rispetto alle poche modifiche apportate è un modello
non condiviso nella scuola. Continueremo perciò a batterci per cambiarlo». Più
possibilista la segretaria generale della Cisl Anna Maria Furlan: «Ci sono
ancora momenti in cui si può cambiare il provvedimento – dice –, il governo si
è impegnato al confronto, ci sarà un nuovo incontro tra il ministro Giannini e
le categorie». Durissimi i commenti anche dei sindacati autonomi (Cobas, Gilda
e Snals), per i quali il documento nonostante le modifiche «non cambia lo
spirito e l’impianto», che hanno portato alla mobilitazione unitaria del 5
maggio scorso in tutta Italia con migliaia di docenti in piazza a esprimere il
proprio dissenso verso il documento all’esame del Parlamento. Eppure
'smussamenti' e 'variazioni' al testo sono stati apportati al testo (come
riferiamo in altro articolo, ndr), ma per i sindacati non basta. A mancare sono
le aperture sui tre punti già citati e questa assenza, specialmente dopo una
mobiltazione nazionale come quella dello scorso 5 maggio, brucia moltissimo ai
sindacati, che si attendavano un atteggiamento differente da parte del governo.
Quest’ultimo, pur non chiudendo al dialogo, ha voluto ribadire che su alcuni
punti chiave non intende spostarsi. È, dunque, andato a vuoto l’invito del
presidente del Consiglio Matteo Renzi a «non fare divisioni politiche sulla
pelle della scuola», lanciato in mattinata al videoforum di Repubblica.tv. «Siamo
disposti ad ascoltare i sindacati su tutto – aveva detto il premier –. La
scuola funziona se è di tutti e non siamo disposti a bloccare la qualità nella
scuola».
Durissima anche la
polemica sul boicottaggio dei test Invalsi alle superiori. «Boicottare le prove
significa usare gli studenti a fini politici. La battaglia politica va fatta
fuori dalle aule scolastiche» scrive in un tweet la responsabile nazionale
scuola del Pd, Francesca Puglisi, seguita da analoghe dichiarazioni da parte di
altri suoi colleghi del Pd. Durissimo anche il sottosegretario all’Istruzione
Davide Faraone che parla di «indecenza».
Pubblicato da Avvenire – 13 maggio 2015
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