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venerdì 31 ottobre 2014

IL LIBRO TORNA A SCUOLA

A scuola il LIBRO torna a farsi sentire


Nelle classi le letture a voce alta di “Libriamoci”, promosse dal Centro per il libro.

Parla il presidente Montroni




Romano Montroni ha capito di essere sulla strada giusta quando ha ricevuto la visita di un vigile urbano della sua città, Bologna. «Era il comandante in persona, ma non si era scomodato per notificarmi una multa – scherza –. Ci teneva a dirmi che avrebbe partecipato anche lui, come volontario, alla nostra iniziativa». Libraio di lungo corso, responsabile prima della catena Feltrinelli e poi, più di recente, delle Librerie Coop, da qualche mese Montroni è il presidente del Centro per il libro e la lettura, l’organismo istituito dal ministero dei Beni e delle attività culturali con l’intento di accorciare la distanza, ancora abissale, tra gli italiani e la parola scritta. E da dove cominciare, si è domandato Montroni, se non dalla scuola? Così, sull’onda dell’entusiasmo e insieme dell’urgenza (le ultime statistiche relative agli indici di lettura collocano l’Italia al penultimo posto in Europa), è nato il progetto “Libriamoci”: tre giorni di letture a voce alta, da domani a venerdì, che coinvolgeranno gli istituti di ogni ordine e grado in tutto il Paese, non senza qualche sconfinamento all’estero. «Guardi, lo so benissimo che la proposta in sé non ha nulla di rivoluzionario – ammette Montroni – e non solo perché già gli antichi leggevano ad alta voce ........

TUTTI I SANTI O HALLOWEEN?

Noi cristiani, a volte, ci lasciamo scivolare addosso questioni fondamentali per la nostra fede, o restiamo indifferenti davanti a provvedimenti profondamente offensivi­ [...], per poi lasciarci letteralmente risucchiare da questioni, al confronto, assolutamente secondarie.
 
Mi riferisco a quel pullulare su web e social network, in questi ultimi giorni, di link ed iniziative “Halloween sì-Halloween no”: una semplice querelle che – in pochi giorni – ha assunto proporzioni tali da sembrare una vera battaglia ideologica che, come tutte le altre, non è mai foriera di verità. La questione “Halloween sì-Halloween no”, a mio parere, è una di quelle questioni che andrebbe affrontata riscoprendo una preziosa qualità – purtroppo – diffusamente atrofizzata: il buon senso, direi, per non scomodare una facoltà più articolata quale il senso comune. Mi spiego.
 
Credo che il buon senso, se debitamente esercitato, basterebbe per capire che – se la festa di Halloween è una semplice festa commerciale – non dovrebbe impegnare le nostre facoltà intellettive, più di San Valentino o del Carnevale, per decidere quanta considerazione meriti; allo stesso tempo, se la festa di Halloween è – secondo alcuni – l’anticamera per feste sataniche o veri esercizi di stregoneria, le stesse zucche vuote dedite a tali pratiche ­– ­molto probabilmente­ – le compirebbero anche se, in queste ore, nelle vetrine non ci fossero esposte zucche finte.
 
Il buon senso, soprattutto, dovrebbe suggerirci che se i cristiani non celebrano la festa di Ognissanti come dovrebbero, e non rendono memoria ai loro morti come meriterebbero, la colpa non è certo di Halloween. Sempre il buon senso, poi, indurrebbe a chiedere ai genitori – che quest’anno sentono di più la minaccia di Halloween, per la forza con la quale evocherebbe simboli di morte e paura – quanto ugualmente vigilino sulle letture o i film che guardano i propri figli.
 
Vogliamo credere, forse, che tutti i figli dei buon cristiani non leggano Harry Potter o non siano andati al cinema a vedere tutti i film della serie, accompagnati dai genitori? E la befana, a questo punto, non è una strega? E i bambini cristiani, la notte di Natale, non aspettano anche i “doni portati da Gesù Bambino”?
 
Il buon senso, sostanzialmente, porterebbe a pensare che un bambino e un adulto, se conoscono il valore ed il significato della festa di Ognissanti e della Commemorazione dei morti, possono benissimo partecipare ad una festa giocosa che non ha altro valore se non quello della aggregazione e del rito della festa, necessario di per sé all’uomo. .....
         

giovedì 30 ottobre 2014

CREATION OR EVOLUTION? - CREATION OU EVOLUTION? - CREACION O EVOLCION? - CREAZIONE o EVOLUZIONE?



L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione
Discorso del Papa alla Pontificia Accademia delle Scienze
27 ottobre 2014

“ ,,,,, State affrontando il tema altamente complesso dell’evoluzione del concetto di natura. Non entrerò affatto, lo capite bene, nella complessità scientifica di questa importante e decisiva questione. Voglio solo sottolineare che Dio e Cristo camminano con noi e sono presenti anche nella natura, come ha affermato l’apostolo Paolo nel discorso all’Areopago: «In Dio infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). Quando leggiamo nella Genesi il racconto della Creazione rischiamo di immaginare che Dio sia stato un mago, con tanto di bacchetta magica in grado di fare tutte le cose. Ma non è così.
    Egli ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla propria pienezza. Egli ha dato l’autonomia agli esseri dell’universo al tempo stesso in cui ha assicurato loro la sua presenza continua, dando l’essere ad ogni realtà. E così la creazione è andata avanti per secoli e secoli, millenni e millenni finché è diventata quella che conosciamo oggi, proprio perché Dio non è un demiurgo o un mago, ma il Creatore che dà l’essere a tutti gli enti.
     L’inizio del mondo non è opera del caos che deve a un altro la sua origine, ma deriva direttamente da un Principio supremo che crea per amore. Il Big-Bang, che oggi si pone all’origine del mondo, non contraddice l’intervento creatore divino ma lo esige. L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono.
    Per quanto riguarda l’uomo, invece, vi è un cambiamento e una novità. Quando, al sesto giorno del racconto della Genesi, arriva la creazione dell’uomo, Dio dà all’essere umano un’altra autonomia, un’autonomia diversa da quella della natura, che è la libertà. E dice all’uomo di dare il nome a tutte le cose e di andare avanti nel corso della storia. Lo rende responsabile della creazione, anche perché domini il Creato, perché lo sviluppi e così fino alla fine dei tempi.

    Quindi allo scienziato, e soprattutto allo scienziato cristiano, corrisponde l’atteggiamento di interrogarsi sull’avvenire dell’umanità e della terra, e, da essere libero e responsabile, di concorrere a prepararlo, a preservarlo, a eliminarne i rischi dell’ambiente sia naturale che umano. Ma, allo stesso tempo, lo scienziato dev’essere mosso dalla fiducia che la natura nasconda, nei suoi meccanismi evolutivi, delle potenzialità che spetta all’intelligenza e alla libertà scoprire e attuare per arrivare allo sviluppo che è nel disegno del Creatore.
     Allora, per quanto limitata, l’azione dell’uomo partecipa della potenza di Dio ed è in grado di costruire un mondo adatto alla sua duplice vita corporea e spirituale; costruire un mondo umano per tutti gli esseri umani e non per un gruppo o una classe di privilegiati. Questa speranza e fiducia in Dio, Autore della natura, e nella capacità dello spirito umano sono in grado di dare al ricercatore un’energia nuova e una serenità profonda. Ma è anche vero che l’azione dell’uomo, quando la sua libertà diventa autonomia – che non è libertà, ma autonomia – distrugge il creato e l’uomo prende il posto del Creatore. E questo è il grave peccato contro Dio Creatore…. “


venerdì 24 ottobre 2014

PAPA FRANCESCO INCONTRA I DIRIGENTI DELL'UMEC E DELL'AIMC

INCONTRO CON IL SOMMO PONTEFICE
Grande giornata venerdì 24 ottobre: in occasione del Consiglio dell'Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici (UMEC - WUCT ) tenutosi nei locali dell'AIMC in Roma, il Sommo Pontefice ha ricevuto i componenti detto Consiglio e alcuni rappresentanti dell'AIMC nella prestigiosa Sala del Concistoro (ove si riunisce con i Cardinali). Sua Santità ha voluto salutare personalmente tutti i presenti e rivolgere a ciascuno la sua paterna parola. Il Presidente nazionale dell'AIMC ha portato i saluti dell'intera associazione assicurando il Santo Padre della nostra vicinanza e preghiera. "Grazie, ha detto Papa Francesco, ne ho tanto bisogno!"


venerdì 3 ottobre 2014

LA FAMIGLIA E IL FUTURO DELL'EUROPA

Il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI e vice presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ha aperto a Roma i lavori dell’assemblea plenaria del CCEE, che si svolgono dal 2 al 4 ottobre 2014 sul tema “La famiglia e il futuro dell’Europa”. Rivolto ai rappresentanti di quasi quaranta Conferenze Episcopali di Paesi europei e a diversi ospiti provenienti da altri continenti, il cardinale ha introdotto il tema dell'incontro, che si svolge alla vigilia della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi "Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell'evangelizzazione".

….  I lavori che ci attendono – quasi premessa dei lavori sinodali – sono segno ulteriore dell’amore che noi Pastori e le nostre Chiese Particolari abbiamo per il Continente europeo: sì, la Chiesa ama l’Europa! E vorrebbe che fosse se stessa con gioia, convinzione e coraggio. Le dice: non avere paura di Dio. Dio non è un  concorrente geloso, ma è il grande Sì all’uomo e alla sua vita, alla sua sete di libertà e di amore, all’anelito di felicità e di compagnia che dimora nel cuore di ogni persona come nell’anima di ogni società. La religione non è un pericolo per il vivere civile e democratico; al contrario, è lo storico fondamento di quell’umanesimo plenario che ha fatto dell’Europa – nonostante limiti e gravi smarrimenti – un riferimento culturale ed umanistico.
 Le culture – lo sappiamo – sono diverse e molteplici: devono essere rispettate e valorizzate, ma tutte devono avere quei fondamentali denominatori comuni che qualificano una cultura come rispettosa della persona intera, aperta alla trascendenza e al prossimo. Devono avere quegli elementi fondamentali che, nella diversità delle forme e nelle tradizioni, rendono le civiltà uguali nell’umano.
 La famiglia è uno di questi elementi antropologici che caratterizzano e fanno vere ed autentiche le culture e le civiltà. La famiglia, nel suo essere universale, dovrebbe qualificare e fondare l’Europa casa di popoli e di storie, rispettosa dei volti e delle Nazioni; un’Europa che si riconosce nelle sue origini, che non si vergogna dei suoi valori religiosi ed umanistici, che non cede alle pressioni ideologiche, che non snatura l’uomo e la sua sorgente naturale, la sua prima scuola di virtù e di socialità.
 La famiglia, infatti, da sempre è vissuta e riconosciuta come la prima forma di società, dove l’amore di un uomo e una donna, non solo genera ma anche insegna a vivere insieme tra generi e generazioni [...].
  
(tratto da www.angelobagnasco.it)