IL
VERO POTERE DELLA DONNA
Commento all'intervista del Papa
Un
passo avanti. Nella continuità con i Papi che hanno preceduto Francesco, certo.
Ma con elementi di novità che non possono essere sottovalutati. Così la
filosofa Paola Ricci Sindoni invita a rileggere i passaggi dell’intervista
apparsa su «Civiltà Cattolica» in cui papa Bergoglio esalta l’importanza del
genio femminile. «Mi ha colpito – dice – l’insistenza sulla necessità di
elaborare una specifica teologia della donna. È un tema già presente nel
Magistero, ma mai dichiarato in modo tanto esplicito da un Papa».
Quale prospettiva si apre a questo punto?
«Di
metodo, anzitutto. Una teologia della donna non può essere pensata in maniera
astratta dagli uomini, né tanto meno rielaborata in termini di mera
rivendicazione femminista. Da un lato c’è il rischio di un linguaggio che,
nella sua genericità, non contiene la ricchezza della differenza perché, in
sostanza, non ne tiene affatto conto. Sull’altro versante, c’è la deriva di
quello che il Papa definisce “machismo in gonnella”».
Vale a
dire?
«È
la trasposizione meccanica delle forme di potere maschile in ambito femminile.
O, se si preferisce, la confusione tra la funzione svolta e la dignità delle
differenza. A farne le spese è sempre la specificità dell’essere umano nella
sua natura duale di maschile e femminile. L’orizzonte al quale il Papa fa
riferimento è questo».
Con
quali conseguenze pratiche?
«Immagino
una maggior collaborazione fra l’elemento petrino, maschile, della Chiesa, e
quello mariano, prettamente femminile. Quando Francesco afferma che le donne
devono essere chiamate a partecipare alle decisioni, quella che si delinea è
un’integrazione fra struttura e profezia, fra organizzazione e missione. Il
pensiero della differenza, se autentico, genera distinzione, ma non
separazione. E tanto meno opposizione».
Una
Chiesa più sinodale in quanto più femminile?
«Senza
dubbio meno gerarchica e meno interessata alla logica del potere declinato in
senso maschile. Qui l’apporto del genio femminile è davvero determinante: per
la donna il potere è il possum, l’apertura alla possibilità. Il limite di molta
teologia femminista sta nel non accettare questa peculiarità, interpretando
come limite quello che è, al contrario, un valore irrinunciabile. Proprio
perché non partecipa del “potere” comunemente inteso, la donna ha il “potere”
di testimoniare un nuovo modello ecclesiale, che in questo momento ci si
presenta come uno dei frutti maturi del Concilio».
Nell'intervista papa Francesco parla molto anche del
ruolo delle donne nella sua famiglia.
«Sì,
è un tocco di concretezza, che lascia intendere come la famiglia possa essere
il primo luogo in cui la differenza fra maschile e femminile viene vissuta in
tutta la sua bellezza, in tutta la sua forza profetica e comunitaria».
Alessandro
Zaccuri
www.avvenire.it
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