VANGELO”
- + Matteo Maria Zuppi
La
Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente celebrano assieme la festa
dell’assunzione di Maria al cielo.
Sono
passati 1700 anni dal primo grande Concilio ecumenico, quello di Nicea, dove,
per custodire l’unità, tutti si riconobbero nel Simbolo di fede: “Noi
crediamo”.
La
dolce memoria della Tutta Santa aiuti a ricercare con rinnovata passione
l’unità visibile e la comunione tra i fratelli, anche perché divisi siamo solo
più deboli e meno credibili di fronte all’inquietante forza del male.
L’umile
ragazza di uno sperduto villaggio della periferia dell’Impero è stata scelta
per diventare la madre del Figlio.
Non
ha risolto tutti i dubbi, ma crede nel compimento della Parola.
Lei
è la prima a sperimentare la nuova ed eterna alleanza che solleva la nostra
umanità mettendo pace tra terra e cielo.
Annalena
Tonelli aveva detto parlando sé: « Luigi Pintor, un cosiddetto ateo, scrisse un
giorno che non c’è in un’intera vita cosa più importante da fare che chinarsi
perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi.
Così
è per me.
È
nell’inginocchiarmi perché stringendomi il collo loro possano rialzarsi e
riprendere il cammino o addirittura camminare dove mai avevano camminato che io
trovo pace, carica fortissima, certezza che tutto è grazia».
Gesù
si è abbassato perché possiamo alzarci stringendoci a Lui e sollevarci fino in
cielo, come nell’immagine della dormizione di Maria.
Papa
Leone rivolgendosi al popolo di giovani radunati a Tor Vergata per il loro
Giubileo con tanta paternità e fiducia in loro ha detto: « Aspirate a cose
grandi, alla santità ovunque siate.
Non
accontentatevi di meno».
Non
vivacchiare e non avere paura di scegliere.
Erano
giunti a Roma da tanti Paesi del mondo, compresi quelli in guerra.
In
una generazione che ha perso le spinte unitive e la convinzione di amare e
difendere la casa comune, i giovani hanno vissuto una esperienza della Chiesa
veramente cattolica, famiglia universale che fa sentire a casa ovunque e
chiunque.
Abbiamo
vissuto concretamente tanta comunione.
«
L’amicizia può veramente cambiare il mondo.
L’amicizia
è una strada per la pace», ha detto Papa Leone, «perché è proprio vero che ama
veramente il suo amico colui che nel suo amico ama Dio».
«Vogliatevi
bene tra di voi!».
Viviamo
una stagione fosca, attraversata piuttosto da tanta incertezza e crediamo poco
possibile “volersi bene” e amare la vita dal suo inizio alla sua fine.
La
speranza, però, attraversa i problemi, non li evita o non finisce quando
sperimenta il veleno della delusione!
La
spianata di Tor Vergata che ha raccolto, a perdita d’occhio, quei giovani del
mondo, è stata come un abbraccio che smentisce l’insuperabilità dei conflitti:
migliaia di migliaia, gli uni accanto agli altri, non gli uni contro gli altri
o senza gli altri.
Quel
popolo di giovani ha mostrato con chiarezza la forza dell’incontro, la potenza
dell’abbraccio, la bellezza del noi, l’importanza dell’ascolto, la gioia della
festa: tutto era teso ad unire mentre il mondo continua a dividersi.
È
una realtà non perfetta.
Liberiamoci
di un modo ipercritico, di letture negative che non sanno più vedere il bello e
la presenza di Dio nella creta della nostra contraddittoria umanità.
Gli
inizi sono sempre umili.
È
un grande segno che le Chiese e le comunità civili devono saper decifrare.
Non
perdiamo l’opportunità.
Gesù
quando mancano quattro mesi alla mietitura, ci chiede di «alzare gli occhi e
guardare i campi che già biondeggiano» ( Gv 4,35).
La
speranza vede il futuro oggi.
Eccole
le spighe mature!
Le
abbiamo viste coi nostri occhi, sono cresciute anche sui sanpietrini, coprendo
tutto lo spazio disponibile!
Questo
popolo di giovani ci sollecita a una nuova audacia e a una nuova creatività.
Forse
anche a una nuova allegria, non perché non soffriamo ma perché la gioia è forza
e sappiamo che non ci mancherà un vestito bellissimo che neanche Salomone
aveva.
Non
vogliamo minimizzare le sfide che abbiamo di fronte, la congiuntura drammatica
dei popoli, ma cerchiamo di avere la gioia della speranza, nutrita dalla fede
che accende il sorriso della comunità di inespugnabile determinazione.
I
campi già biondeggiano.
Sì,
un cristianesimo più lieto che sa commuoversi davvero, e profondamente, sulle
numerose folle – nel nostro come in molti altri Paesi, e persino quelle che
sono senza Paese – che sono quelle evangeliche «stanche e sfinite come pecore
senza pastore».
Lupi
rapaci e mercenari interessati continuano purtroppo a venire al mondo.
Il
contagio della guerra (59 sono quelle in atto), la logica del più forte che
genera la supremazia, il nichilismo che non sa proteggere e curare la vita che
è sempre fragile, il riarmo, la paura, godono di una congiuntura favorevole.
Per
un attimo ci erano sembrati relitti del passato, disinnescati dal progresso
civile del diritto, dell’economia, della tecnica. Invece, ecco arrivare un
diritto, una economia e una tecnica, che premiano i nuovi barbari.
Quanto
è lontano questo mondo da quel popolo giovanile che esorta invece a recuperare
il “primato dell’incontro”, del dialogo, dell’amore, della testimonianza!
La
guerra – la persecuzione, la sopraffazione, l’eliminazione, devono diventare
motivo globale di vergogna e cessare di raccontarsi come potenza degna di
ammirazione.
Come
non vedere in quel popolo giovanile la Chiesa che papa Francesco auspicava,
ossia una Chiesa che «cammina insieme» agli uomini, partecipando ai travagli
della storia e coltivando il sogno di una società fraterna e universale?
La
forza umile del Vangelo cambia il mondo e insegna a volersi bene.
Quel
popolo di giovani – ma vorrei dire anche la meraviglia della società intera
stupita dalla bellezza e dalla forza di questo popolo giovanile radunato
assieme – ci sollecita ad abbandonare l’idea depressiva del nostro confinamento
in una minoranza insignificante – in certo modo, il cristianesimo è stato
sempre minoranza.
Il
Concilio invitava a guardare la Chiesa anzitutto come «mistero» di unità e di
“comunione” tra gli uomini.
Questo
è il suo lievito.
Le
nostre Chiese in Italia – sono stato edificato nel vedere i numerosi giovani
italiani dare la loro bella testimonianza a quelli degli altri Paesi – sono
affettuosamente incalzate dal cammino sinodale a liberarsi da ogni sterile
autoreferenzialità, per riscoprire la vera destinazione della fede ecclesiale,
che è la liberazione dell’amore di Dio nell’altro e per l’altro.
Poniamo
i giorni e i mesi che verranno sotto lo sguardo di Maria Assunta nel cielo per
vivere anche noi la sintonia dell’invito che ha inaugurato il ministero petrino
di papa Leone: «Costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio segno di unità,
una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola,
che si lascia inquietare dalla storia e che diventa lievito di concordia per
l’umanità».
www.avvenire.it
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